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POTENZA – Franco Gravina deve risarcire alle c di Matera 78mila euro, per essersi autoliquidato un incentivo che non gli spettava.
Così ha deciso la Corte dei conti di Potenza “rovesciando” l’assoluzione per i medesimi fatti incassata dall’attuale dirigente del settore “gestione del territorio” del Comune davanti ai giudici della Corte penale d’appello del capoluogo.
I magistrati contabili hanno ripreso in mano il caso il mese scorso, 9 anni dopo l’invito a dedurre spiccato nei confronti dell’allora dirigente dell’ufficio Sassi. Due dopo la sentenza dei colleghi del Palazzo di giustizia che hanno annullato la condanna in primo grado a 4 anni di reclusione per l’architetto accusato di peculato, falso e abuso d’ufficio. Dieci da quando è venuta alla luce l’inchiesta della Procura di Matera su un giro di consulenze esterne e gratificazioni elargite ai dipendenti del Comune tra il 2003 e il 2004.
La vicenda ruota attorno a un progetto ambizioso da 32 milioni di euro finanziato con fondi europei per opere inserite nel programma integrato di sviluppo urbano (Pisu).
A capo del progetto l’amministrazione dell’epoca aveva posto proprio, in qualità di responsabile unico del procedimento. Quindi lo aveva autorizzato a incaricare un gruppo di consulenti esterni che «avrebbe dovuto garantire tempestività ed efficienza – spiega la Corte dei conti – nella celere predisposizione dei progetti, e tanto in ragione della rappresentata carenza di personale utilizzabile all’interno del Comune di Matera».
La procura regionale, sulla scorta degli inquirenti materani, ha sostenuto che le consulenze in questione sarebbero state illegittime. Di qui una prima ipotesi di danno erariale da 145mila euro, pari ai compensi erogati per retribuirle. In più ha evidenziato un ulteriore profilo di illiceità rispetto agli incentivi per la progettazione comunque erogati dal Comune ai suoi dipendenti. Nonostante il gruppo di lavoro “esterno” nominato ad hoc. Anche se forse sarebbe meglio dire “auto-erogati”, dato che quasi tutti sono finiti allo stesso Gravina: in parte come responsabile unico del procedimento, quindi coordinatore del gruppo di progettisti esterni, in parte come progettista interno, alla pari degli altri dipendenti dell’ufficio tecnico.
«Dei predetti 151.764,10 euro – precisano i giudici -, corrisposti, si ripete, a titolo di compenso incentivante, la somma di 141.249,94 euro risultava essere stata liquidata dall’architetto Gravina in favore di se medesimo».
Il collegio contabile presieduto da Maurizio Tocca (a latere Vincenzo Pergola e Giuseppe Tagliamonte) spiega di aver acquisito la sentenza della Corte d’appello di Potenza. Una pronuncia da cui trarre «elementi di significativa valutazione che, seppur non caratterizzati da stringente conseguenzialità ai fini dell’odierno decidere (il che appare peraltro fisiologico nella ormai condivisa logica di reciproca autonomia connotante i diversi giudizi) si rivelano in grado di fissare alcuni decisivi punti fermi nel percorso decisorio e motivazionale involgente i profili di responsabilità amministrativa contestati al Gravina».
In breve i giudici hanno deciso di «rideterminare la misura del compenso spettante all’architetto Gravina in quella corrispondente al solo incentivo riconoscibile per l’attività di coordinamento dell’attività di progettazione svolta da professionisti esterni, conseguentemente escludendo, in quanto priva di supporto normativo, regolamentare e “fattuale”, la spettanza dell’incentivo in parola correlato alla effettuazione dell’attività di progettazione “interna”».
«Assunta questa decisione – prosegue ancora la sentenza – sul punto dello svolgimento di fatto dell’attività progettuale da parte dei professionisti incaricati di formare “il gruppo di supporto” al rup, il collegio, in linea con quanto precisato in premessa, giudica non correttamente determinato l’importo del dell’incentivo per la progettazione (…) secondo il procedimento di liquidazione, ed autoliquidazione, adottato dall’architetto Gravina».
I magistrati contabili evidenziano che «il solo responsabile del procedimento ha diritto alla quota di incentivo nell’ipotesi di ricorso alla progettazione esterna, rimanendo le quote dello stesso altrimenti spettante al personale degli uffici tecnici nell’ambito delle economie di bilancio». Perciò quei soldi, 78mila euro dei 141 incassati da Gravina, andavano messi a disposizione dell’amministrazione, che avrebbe potuto deciderne la destinazione come meglio credeva.
Ora all’architetto non resta che impugnare anche questa sentenza.
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