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POTENZA – Francesco Palmeri, considerato il numero 3 della famiglia mafiosa newyorchese dei Gambino, deve restare in carcere, «a disposizione» del Tribunale di Potenza.
Lo ha deciso la Corte di cassazione respingendo il ricorso di “Ciccio l’americano”, 62enne originario di Castellammare del Golfo, ma da tempo residente nella “grande mela”.
Per i giudici di piazza Cavour reggono gli indizi nei suoi confronti per la tentata estorsione mafiosa al patron della materana Sudelettra. D’altronde sarebbe stato lui stesso a presentarsi alla segretaria del titolare «a nome degli “americani”».
Lo scopo reale delle visite di Palmeri nella sede della società emergerebbe in maniera nitida dalle intercettazioni effettuate in cui due dei suoi presunti complici «facevano riferimento all’attività estorsiva in esame e al Palmeri – chiamandolo sia “l’americano” che “Ciccio” – non lasciando residuare dubbi sul collegamento esistente tra l’indagato e la famiglia mafiosa dei Gambino».
«Andiamo a parlare con quello che gli deve dare i soldi». Questa la trascrizione testuale dell’intercettazione in cui uno degli interlocutori spiegava all’altro il perché della loro trasferta materana.
La Cassazione evidenzia anche i contenuti di un’informativa di settembre del 2014 sui rapporti tra Palmeri e la famiglia Gambino, e ribadisce la competenza del tribunale del capoluogo lucano su tutta la vicenda.
L’indagine “Underboss” della Squadra mobile di Matera era partita nel 2012 dalla segnalazione di un agente infiltrato dell’Fbi a proposito della partenza di uno dei principali esponenti della più nota famiglia mafiosa italoamericana “Gambino” di New York verso l’Italia, con l’obiettivo di intimorire un imprenditore materano, ed indurlo, così, a sborsare un milione di euro per un vecchio prestito concessogli circa trenta anni fa.
La segnalazione in arrivo da oltreoceano sul viaggio di Francesco Palmeri, alias “Ciccio l’americano”, aveva trovato immediato riscontro nella denuncia presentata da Lorenzo Marsilio, titolare della Sudelettra di Matera nell’estate del 2013.
Marsilio ha raccontato di aver restituito quasi subito quei soldi, con tanto di interessi, ai misteriosi “amici” di Giovanni Grillo, cognato del fratello e originario di Ferrandina, più conosciuto a Brooklyn come “Johnny”. Poi ha deciso di registrare i dei colloqui con quei personaggi arrivati all’improvviso nella città dei Sassi e gli investigatori sono riusciti a ricostruire la “rete”.
Per mettere a segno il colpo programmato Palmeri si sarebbe affidato a un pericoloso gruppo di malviventi campani, capeggiati da Vincenzo Amabile, napoletano ma a sua volta residente da anni a Brooklyn. Di qui le accuse e l’ordinanza di arresto spiccata a dicembre del 2014 anche nei suoi confronti, assieme ad altre 7 persone sparse tra Basilicata, Campania, Sicilia, Lombardia e Stati Uniti d’America.
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