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IL nostro è un Paese che ha da anni una politica energetica con più forma che sostanza. Che si tratti di “Cresci Italia”, “Sblocca Italia” o “Legge di Stabilità” la sostanza lobbistica non cambia dietro la facciata ambientale messa come specchietto per le allodole.
Anche l’ultimo emendamento governativo inserito nella “Legge di Stabilità”, con il quale apparentemente si vogliono limitare le estrazioni di gas e petrolio entro le 12 miglia marine, è una delle solite leggi truffa.
È una truffa anche peggiore di quella messa in opera nel 2012 da Corrado Passera, allora ministro per lo Sviluppo economico, con l’articolo 35 del decreto legge “Cresci Italia”. Quell’articolo di legge fingeva di mantenere il divieto delle attività estrattive entro le 12 miglia marine, come da disposizione del D.l. 128/2010 ma, grazie ad una virgola e ad una successiva frase incidentale, «fatti salvi i titoli già esistenti prima del 26 agosto del 2010», realizzava a tutti gli effetti una moratoria dei titoli minerari bloccati dalla disposizione dell’ex ministro dell’Ambiente Daniela Prestigiacomo.
Una virgola che, di fatto, ha aperto nel 2012 le porte agli interessi di lobby, autorizzando entro le 12 miglia 106 piattaforme marine, che oggi comprendono circa 350 pozzi già attivi e altrettanti da rendere operativi, 3 teste di pozzo sottomarino su 11 (le altre 8 sono fuori dalle 12 miglia marine), 8 piattaforme di supporto alla produzione e 8 strutture non operative. Quattro piattaforme tra queste 8 strutture non operative avevano, ed hanno ancora, i permessi in itinere.
Una di queste 4 piattaforme è la contestata Ombrina Mare 2, pozzo non operativo e “in itinere” della Medoilgas, ubicato a poco più di 3 miglia marine dalla costa e, dunque, apparentemente escluso da futuri permessi di coltivazione per via dell’emendamento renziano in “Legge di Stabilità”. Nella realtà, se Ombrina Mare 2 riceverà la concessione di coltivazione prima che la “Legge di Stabilità” diventi esecutiva, a gennaio 2016, anche il pozzo in acque abruzzesi dimostrerà come il provvedimento governativo sia il solito buco nell’acqua, anzi nel mare. Questa volta non per favorire i petrolieri, già ampiamente protetti, ma per raggirare la Consulta e per prendere in giro, per l’ennesima volta gli italiani, al fine di attribuirsi una maturità politica che non è nel Dna del primo ministro.
E allora diciamola tutta, perché la tendenza a nascondersi dietro a un dito è propria dei politici regionali di quel Partito Democratico che a Roma vota in massa per lo “Sbocca Italia” e poi nei territori tenta di rifarsi una verginità referendaria. Assieme al limite delle 12 miglia marine, corrispondenti a circa 23 chilometri, il governo dovrebbe vietare i pozzi deviati che, come è noto, a partire dal boccapozzo possono in profondità arretrare verso la terraferma fino a più di 20 chilometri.
*Senatore M5S
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