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“La designazione di Matera a Capitale europea della cultura 2019 per l’Italia dà la forza e l’occasione per richiedere allo Stato un impegno straordinario per completare il recupero dei Sassi e comunque per compiere un altro grande balzo in avanti nell’opera di risanamento e conservazione”.
Questo scrivevo una anno fa in “Capodano 2020”, lamentando che sui Sassi era calato il sipario e indicando una strategia che andasse oltre il Dossier, facendo del 2019 l’occasione, più che l’evento, per incentrare sulla cultura lo sviluppo futuro della città e per ridurre gap storici, come quelli infrastrutturali.
D’altronde, una delle questioni che ha costituito uno spartiacque nel dibattito pubblico di quest’ultimo anno è stata proprio la “lettura” e “l’interpretazione” della designazione a Capitale della Cultura.
Rispetto a impostazioni riduzionistiche o rinuciatarie, che erano state autorevolmente avallate e sostenute all’indomani del 17 ottobre 2014 (“non ci saranno soldi”, “abbiamo i collegamenti che ci servono”, “non ci illudiamo di chiedere deroghe o provvedimenti speciali”, ecc.), bisogna riconoscere che, oltre a prevalere nel consenso cittadino, sta concretamente riscuotendo successo la linea (che proponevo col mio pamphlet), sostenuta con convinzione e determinazione da De Ruggieri, di rivendicare risorse aggiuntive, procedure speciali, anche derogatorie, interventi straordinari per consentire alla città di svolgere adeguatamente il ruolo di rappresentanza dell’Italia nel 2019.
Il patto per Matera annunciato da De Vincenti e Pittella il 5 novembre e l’approvazione degli emendamenti sul rifinanziamento della legge 771/86 (recupero Sassi), deroga patto di stabilità, potenziamento capitale umano del Comune, sono indiscutibili successi di una concezione e e di una pratica del valorizzazione del titolo per il 2019, diverse da quelle invalse sino a poco tempo fa.
Ovviamente, è stato prezioso l’impegno dei parlamentari lucani, che hanno saputo e voluto patrocinare una causa finora non perorata come meritava, a valle di un buon gioco di squadra fra Comune di Matera e Regione Basilicata.
In questa direzione bisogna accelerare perché, anche con riferimento al Pon Cultura e alla riprogrammazione dei fondi da parte dell’Agenzia di Coesione, si completi e si sottoscriva, con Regione e Governo, entro la fine dell’anno, il Patto per Matera 2019, che serva, fra l’altro, anche a dare supporti reali a progetti semplicemente menzionati nel Dossier con poste finanziarie meramente virtuali.
Neanche tutto questo è sufficiente anche perché sul versante degli strumenti operativi, delle forme di partenariato pubblico-privato, delle strutture istituzionali si ha la sensazione che non si proceda con l’andatura necessaria. E l’inerzia del passato non giustifica la lentezza del presente.
Per fare un esempio: si chiedono e si ottengono nuove risorse per i Sassi, ma in questi ultimi mesi, come negli anni scorsi, non é avviata alcuna riflessione e iniziativa su cosa e come fare (l’ufficio ad hoc non esiste più).
E, allargando l’orizzonte, nemmeno matura una chiara, esplicita e condivisa visione territoriale (o geografica, se si vuole) di Matera 2019, diluendo in un generico richiamo al Mezzogiorno un irrisolto rapporto fra la rivendicazione della dimensione regionale e ricorrenti “relazioni pericolose” o velate “affinità elettive”.
Inoltre, c’è da promuovere un più ampio, diffuso, intenso lavoro che coinvolga competenze, esperienze, progettualità, nelle istituzioni e nella società, per dare concretezza e realizzazione, ma anche prospettiva e proiezione, ai risultati che si stanno ottenendo da Governo e Regione.
Infine, c’è da chiedersi se il clima e l’atteggiamento di convergenza e unità, così fruttuosi nei rapporti interistituzionali come alla Camera in Commissione Bilancio, non siano utili e necessari anche in città, trovando interpreti che camminino verso il futuro con lo sguardo rivolto in avanti anzichè indietro.
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