2 minuti per la lettura
MATERA – Porta la data del febbraio 2014 la prima lettera di “infrazione del regolamento Federale” inviata da Matera al procuratore della giustizia Federale e al Coni.
Nella segnalazione si indicavano alcune società fittizie, che contribuivano a far percepire somme di denaro regionali per manifestazioni sportive mai effettuate. Atlete e atleti che risultavano tesserati con società diverse. La tecnica era ormai collaudata almeno dal 2012. In una maratona si correva con il vero nome e cognome, in altri casi si ometteva una parte del nome per correre in un’altra competizione. Tutti sicuri del fatto che mai nessuno avrebbe controllato i nominativi e quindi scoperto l’illecito sportivo. Lisbona, Varala, Stoccolma, Riga e Dublino sono solo alcune delle maratone dove le atlete hanno corso con nomi diversi per potersi “aggiudicare” non necessariamente la vittoria nella competizione quanto il contributo da parte della Regione Basilicata.
La regia era affidata alle società di atletica che iscrivevano il tesserato (forse ignaro di quanto accadesse) in altra società avendo così un unico atleta con due nomi diversi in due diverse società.
Un sistema che viola i principi generali di etica e lealtà nello sport e ancor più grave se il tutto si svolge nella piena consapevolezza del comitato regionale che avrebbe dovuto garantire la regolarità dei tesseramenti.
Un vero peccato per chi con spirito di sacrificio si allena quotidianamente per ottenere dei risultati. A coronare i risultati i comunicati stampa regolarmente inviati alle testate giornalistiche con i nomi reali dei concorrenti e che oggi trovano conferma le indagini della squadra mobile della questura di Matera.
Con questo sistema aumentavano le società sportive accreditate alla regione Basilicata con l’unico scopo di avere il più alto numero di contributi economici. Nella maggior parte dei casi, si ritrovavano a festeggiare per i risultati ottenuti sul podio.
Il sistema dei falsi nominativi circolava da tempo negli ambienti dell’atletica, ma gli addetti ai lavori non davano molto peso alle dichiarazioni di alcuni e in talune circostanze si accusavano “gli atleti” di fare risultati falsi o addirittura di essersi dopati, contravvenendo al regolamento di ogni manifestazione sportiva, per ottenere certi risultati.
Ora l’inchiesta degli uomini della questura di Matera, farà piena luce su un sistema che potrebbe aver fatto sperperare ingenti somme di denaro pubblico ai danni di cittadini lucani. Un danno d’immagine per la città di Matera che da alcuni anni è alla ribalta delle cronache sportive per avere atlete che corrono a livello nazionale ed internazionale con un solo nome “almeno si spera”.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA