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IN Italia la sfida del nuovo modo di fare giornalismo trova  nell’informazione locale significativi esempi da seguire e sviluppare. Piccoli giornali con pochi mezzi economici ma grandi risorse professionali riescono a tramutare le buone  idee  in fatti concreti.

La voglia di fare supera tutti gli ostacoli. Il Sud riesce a  dire la sua. Propone. E si fa apprezzare. L’ottimismo della volontà per non essere stritolati dalla grave  crisi dell’editoria. Momento difficilissimo. Bisogna scongiurare altre chiusure di giornali. Per il bene comune. Più voci, più democrazia, più libertà. Stampa senza bavaglio. Veramente.

La buona informazione è fondamentale. È necessaria, anzi necessarissima  nelle regioni meridionali, dove le forze antisociali condizionano pesantemente  lo sviluppo e vorrebbero sostituirsi allo Stato, con l’incultura della violenza e della illegalità. La cultura della corretta comunicazione dove opporsi.

Fortemente. Tenacemente. Per smascherare le connivenze pericolose. Denunciare e proporre.

No al fatalismo, alla rassegnazione, all’assistenzialismo parassitario. Allontanano ancor di più il Sud, il profondo Sud, dal resto dell’Italia.

«Colpe dei meridionali avere disperso un certo patrimonio, quindi oggi l’attesa», ha detto qualche settimana fa  il giurista Stefano Rodotà che a Cosenza ha ricevuto il Premio Sila ’49 alla carriera . E poi si è chiesto: «c’è l’azione politica adeguata? C’è la legittimazione forte per dire ma perché questo piano non va avanti? Perché nella legge di stabilita’ il Mezzogiorno non c’é? Guardiamo dalle nostre parti. Non diciamo il Nord é cattivo, non diciamo il Nord si e’ dimenticato  e tutte queste cose che sono molto consolatorie…».

 E poi un forte invito alla riflessione:«Il Mezzogiorno è uscito dall’orizzonte politico non solo perché il Nord si e’ disinteressato, perché le regioni meridionali si sono fatte male da sole”

 Invito a “guardarsi dentro”, dunque. E una delle funzioni principali dei giornali e’ proprio questa. Scavare dentro le grandi questioni e portare alla luce i mali che impediscono la soluzione dei problemi. Giornalismo d’inchiesta e di denuncia.

Lucia Serino, da quasi due anni alla guida del Quotidiano, ha condiviso  su facebook una nota della giovane collega Sara Lorusso che ha pubblicato la tesina presentata nello scorso mese di  giugno agli esami per giornalista professionista. «Come Il Quotidiano ha contribuito a cambiare modo di fare giornalismo in Basilicata», ha commentato Lucia Serino. 

«Giornalista di carta, ma pronta a raccogliere la sfida del digitale», si definisce Sara Lorusso. E sottolinea che «il  Quotidiano della Basilicata vive il cambiamento e prova a non subirlo», convinta che «il locale sia il migliore spazio di sperimentazione, resistenza e necessità del giornalismo».

Significativo l’ultimo capitolo della tesina dal titolo “Sul web la cronaca, il giornale come oggetto da conservare”. Pensiamo che sia utile riproporre integralmente, anche per far capire ai lettori lo spirito con il quale il giornale che hanno tra le mani viene costruito ogni giorno, idea dopo idea. Il nuovo che avanza, riflette e fa riflettere. Tracce concrete. Ben definite. Con l’intento di fare sempre meglio. Leggiamo.

«Il 17 ottobre 2014 è il giorno della proclamazione di Matera capitale europea della Cultura 2019. La città aspetterà il verdetto in piazza. Una notizia così attesa l’indomani sarebbe sembrata consumata.  Il Quotidiano della Basilicata lavora a un’edizione speciale, da distribuire gratuitamente in piazza, in serata, poco dopo il verdetto: testi brevi e molte immagini. Nel frattempo nelle redazioni di Potenza e Matera si costruisce anche l-edizione consueta del giornale, che sarà in edicola il giorno dopo, puntando sull’approfondimento. L’edizione speciale va a ruba e in strada, tra i rifiuti della festa, non ce n’è una copia.  Il diffuso consumo delle notizie online, spesso veicolato in timeline sugli smartphone, ha cambiato l’impatto del lettore con il giornale di carta.  Sono sempre meno le copie comprate in edicola quando il prodotto è quello abituale. Ma se il giornale diventa uno spazio celebrativo di occasioni – elezioni, eventi, grandi fatti – finisce col diventare un oggetto da conservare.  Sono piccole operazioni che hanno cambiato l’approccio alla distribuzione delle notizie in una redazione locale. Ma è proprio l’ambito locale  il terreno su cui il giornalismo può sperimentare e provare».

Sperimentare e provare, vivere e non subire il cambiamento. Una grande questione di cultura. Citiamo ancora Rodotà: «In questo momento chi fa cultura nel Mezzogiorno dovrebbe essere sostenuto in ogni modo, perché è l’unico modo  per recuperare». Chiarissimo.

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