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MATERA – E’ un professionista serio, innamorato della sua città e dei gioielli che ospita. Per questa ragione, sente vivo e impellente il bisogno di non perdere il cineteatro “Duni”, fulgido esempio di architettura del Dopoguerra, simbolo di quella voglia di riscatto civile e culturale della città dei Sassi.

E’ l’architetto Luigi Acito, già membro del pool di professionisti che lanciarono il moglior progetto di recupero dei rioni di tufo. Ieri sera, in un teatro Duni gremito, con la sponda della Fondazione Carnovale e di “Eataly”, la creatura nata da Expo, ha presentato alla città la sua idea di restauro funzionale di questo capolavoro, firmato dal compianto architetto Ettore Stella. Sarebbe il primo restauro di un’opera di architettura moderna, ma oggi più che mai si rende indispensabile, per evitarne il declino definitivo ed irreversibile. Con Acito sul palco del “moribondo” Duni, c’era anche Vittorio Sgarbi, il sindaco Raffaello De Ruggieri con l’assessore ai Sassi Francesca Cangelli; il vice ministro all’Interno, Filippo Bubbico, l’assessore regionale all’Agricoltura, Luca Braia e il consigliere regionale Nicola Benedetto. Salvare il Duni si può, come è emerso chiaramente dal dibattito, ma per non perdersi nelle maglie di una burocrazia farraginosa, è indispensabile una forte iniziativa privata, che possa dialogare in modo virtuoso con una proprietà multiforme.

Acito ha una sua idea tecnica, articolata attraverso un recupero dello spazio scenico, da rendere più funzionale e meccanizzato, una riqualificazione delle poltrone, la cui funzionalità interessa anche il terzo tassello, ovvero l’acustica, con un intervento sulla muratura per favorire la diffusione del suono. Poi c’è il vestibolo esterno, che Acito pensa di valorizzare come galleria urbana e spazio espositivo; infine il recupero del giardino esterno per eventi estivi, ma anche la creazione di un altro giardino dialogante con la struttura.

«Il Duni -ha detto Acito- è un esempio di architettura organica, ovvero che si rifà alla natura entrando in gioco con gli elementi esterni (attraverso la visibilità dei suoi elementi strutturali), pur essendo tutta sviluppata nel suo involucro. Nel 1947 fu la prima opera in cemento armato a Matera, tanto che Stella dovette chiamare maestranze del Nord, perchè i muratori locali lavoravano solo il tufo».

Acito ha evidenziato le tante caratteristiche architettoniche uniche della struttura, dal finto colonnato laterale all’integrazione con l’esistente, evidenziando che l’opera fu realizzata su di un suolo destinato ad edilizia residenziale, proprio perchè sibolo di un riscatto della città; lo stesso che oggi Matera rivive con la designazione a Capitale europea della cultura, quindi più che mai si potrebbe ripartire da qui.

Ma come e con chi? E’ stato chiesto al sindaco De Ruggieri, lo scopritore della Cripta del Peccato Originale, innamorato di Matera quanto e più di Acito. Il sindaco, alla domanda del conduttore Carlo Vulpio, ha risposto con molto realismo: «I soldi non mancano, servono le idee, i progetti e le strategie per realizzarli. E’ allo studio del Comune la possibilità di realizzare un partenariato pubblico-privato, in cui quest’ultimo assuma la gestione del teatro, preservandone anche una funzione pubblica, non solo di business. Altre soluzioni come l’acquisizione da parte dell’ente, sono impraticabili, perchè manca il criterio dell’indispensabilità e indilazionabilità, mentre l’esperienza delle municipalizzate è giuridicamente sterile».

Tutti gli ospiti sono stati concordi sul non perdere il Duni, con Nicola Benedetto che, da imprenditore, ha sottolineato la necessità di «aggirare la politica, creando una cordata di imprenditori -ha detto- solo così si potrà recuperare il Duni». Significativa la conclusione di Acito: «Gli esempi del Petruzzelli di Bari e del “Mercadante” di Altamura (Ba), ci insegnano che la proprietà non è un ostacolo, serve solo la volontà. Un vero risultato -ha concluso- sarebbe fare il concerto nazionale del Capodanno 2019 nel nuovo cineteatro Duni». Al momento un sogno, che potrebbe però divenire realtà.

a.corrado@luedi.it

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