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DICE molto sui reali nervi scoperti del tessuto sociale lucano la manifestazione che ieri che ha smosso la Val d’Agri come non era mai accaduto.
La folta partecipazione, i visi di coloro che hanno scelto di esserci, in quel corteo che sembrava un fiume in movimento, dimostrano che il rischio di perdere i presidi garanti di un diritto fondamentale, qual è quello alla salute, è una molla che riesce a portare in piazza migliaia di persone. Nulla a che vedere con le ultime e numerose manifestazione contro il petrolio. Potenza, Policoro, il Vulture: diverse aree della regione, negli ultimi mesi, hanno provato a mobilitarsi in difesa del futuro del territorio, ma i numeri sono stati ben diversi. Dai fronti caldi di battaglia, solo immagini sbiadite che sembravano dipingere una Basilicata molto poco propensa a lottare. La protesta della valle del petrolio (quella che dovrebbe essere maggiormente sensibile al tema delle estrazioni) ha raccontato una storia diversa. Amministratori, associazioni, sindacati e, soprattutto, cittadini comuni, uniti nella stessa lotta. Ma perché la sorti di un ospedale riescono a smuovere la coscienza di una comunità coesa, come invece non riesce a fare la pur legittima battaglia per la difesa della salute del territorio? Sia in caso che nell’altro, pur sempre di diritto alla salute di tratta.
E’ la contingenza del presente che ha ben altra forza rispetto a un pericolo avvertito, evidentemente, solo come probabile e comunque lontano.
La percezione di un reparto a rischio chiusura viene avvertita come una minaccia molto più reale rispetto a un presunto inquinamento che prima o poi potrebbe arrivare. Senza considerare che i tagli nei presidi sanitari avrebbero conseguenze occupazionali molto pesanti in un’area che, a dispetto della ricchezza del sottosuolo, fa il conto con disoccupazione e crisi, nella stessa misura del resto della regione. Prendetevi pure il petrolio (con tutto quello che comporta), ma lasciateci almeno i servizi: che piaccia o meno, sembra essere questo il messaggio che arriva dal popolo della Val d’Agri.
m.labanca@luedi.it
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