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VILLA D’AGRI – “Giù le mani dall’Ospedale di Villa d’Agri”: è stato il grido, forte, unanime, del fiume di gente – giovani e adulti –  scesi in piazza, ieri mattina, per protestare contro lo smembramento del presidio sanitario della valle.  Diverse migliaia, con punte di 5 mila per gli organizzatori. Il riscatto di un popolo quello della Val d’Agri che per la prima volta,  unito e coeso,  si schiera a difesa del diritto della salute.

A guidare la mobilitazione, il neonato comitato apolitico “Uniti per la Val d’Agri”, costituito da gente comune, casalinghe, operai, mamme, studenti, imprenditori, docenti.  Per dare voce a tutti coloro che hanno a cuore le sorti della Valle. Un “no” deciso alla soppressione dei reparti che potrebbe derivare al piano di riordino della rete sanitaria in Basilicata. Il corteo pacifico, fatto anche da rappresentati di associazioni, commercianti, mamme, anziani,  mondo scolastico, con in testa primi cittadini  e amministratori (Marsicovetere, Marsico Nuovo, Viggiano, Paterno, Tramutola, Moliterno, Montemurro, Sarconi, Spinoso, Sant’Arcangelo, Grumento Nova), è partito da piazza Zecchettin della frazione valligiana, sfilando lungo le vie cittadine,  per poi raggiungere l’ospedale, dove la mobilitazione  si è fatta sentire ancora più forte, con fischi, striscioni e cori di protesta contro un provvedimento che rischia di far chiudere una struttura, fiore all’occhiello del comprensorio della Valle e punto di riferimento di molti paesi anche fuori al contesto regionale. 

Molti si sono aggiunti strada facendo fino all’ingresso del nosocomio. Numerosi gli studenti provenienti dagli istituti scolastici  che  si sono dati appuntamento nella piazza principale con diversi striscioni.  «Lottiamo per il nostro futuro»: Rossella Di Biase, studentessa, lo dice convinta. A farle eco, Serena De Gregorio: «Difendiamo i nostri servizi». «Non è una cosa giusta –  aggiunge  Martina Murno – chiudere  reparti importanti per questo territorio. Così si chiude le porte anche  al nostro futuro». «Siamo qui per dimostrare – ha chiarito il rappresentante, Francesco Moscogiuro –  la nostra indignazione per quello che sta succedendo. Non siamo qui  per perdere un giorno di lezione ma davvero per far sentire la nostra voce in quanto ci stanno togliendo un diritto intoccabile come la sanità. Non è possibile che una mamma per partorire debba arrivare fino a Potenza, avremmo dovuto svegliarci prima. La nostra terra è stata toccata tante volte da molte problematiche e siamo rimasti impassibili. Finalmente la gente dimostra la sua indignazione ed era ora». La presidente dell’Auser, ed esponente di “Uniti per la Val d’Agri”, Annamaria Grieco che ha commentato positivamente la riuscita della mobilitazione. «Sono felice di quello che sta accadendo. Non siamo pecoroni, come qualcuno ci voleva, e lo stiamo dimostrando. Speriamo di riuscire ad ottenere per la nostra terra quello che effettivamente  speriamo. Forza Val d’Agri».

«La popolazione della Val d’Agri  – aaggiunge  la rappresentante del neonato comitato, Rosa Pippa – dice basta ad ogni sopruso che questa terra sta subendo:  dalla chiusura del Punto nascita, al ridimensionamento dell’ospedale: l’ennesima prepotenza, come già accade per la distribuzione  delle royalty per altri territori. La legge proroga della Regione non ha nessuna utilità. Bisogna lottare perché da qui a sei mesi chiuderanno man mano i reparti. Come la pediatria. Oltre al danno, la beffa: le donne che partoriranno a Polla, sulla SS 598, a Potenza, non usufruiranno neanche del servizio pediatrico». Particolarmente toccante la testimonianza di una giovane mamma:  «E’ aberrante che al giorno d’oggi per partorire bisogna affidarsi alla fortuna.  State giocando con le nostre vite. Il rappresentante dell’associazione dei commercianti, Michele Psicopia ha continuato: «Mi sento parte integrante  di questa comunità che è cresciuta grazie all’ospedale. Per la Basilicata siamo come una matricola da spostare da una parte all’altra.

Dinnanzi a un sistema calcolatore che ci utilizza come numeri. Pensiamo a chi non he risorse economiche per raggiungere altri ospedali. L’Ospedale di Villa d’Agri non si tocca, anzi bisogna incentivare i servizi. Fino a quando non si avranno certezze in merito noi continueremo a manifestare».

 

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