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QUANDO visiti i paesi della Basilicata la bellezza è tua fedele compagna di viaggio. Una bellezza a tratti dolce ed a tratti aspra,che purtroppo comincia ad accusare gli oltraggi e le ferite dovuti all’inarrestabile (?)colonizzazione legata alla speculazione energetica delle tre P (petrolio pale pannelli). Un’altra cosa ti assale e ti asfissia sempre: la netta percezione della grande disoccupazione giovanile (nonostante le tre P),vissuta purtroppo in genere con un misto di sconforto,di rassegnazione e di indolenza. Francesca no, lei è una ragazza di un paese nei pressi di Potenza che per dieci anni, da quando ne aveva quindici, lavora sodo con grande maturità,amareggiata sì per la scarsità di aiuti che la società le offre, ma determinata a migliorare comunque. Mi confida i suoi progetti per crearsi un’attività autonoma senza attendere che qualcuno le procuri “il posto”. Saluto Francesca e proseguo sulla Basentana. Lasciata la provincia di Potenza , svolto per la mia meta, Ferrandina, 500 metri di altitudine,9000 abitanti,l’antica città magno greca di Troilia. La città cambiò poi nome perché Federico d’Aragona volle così onorare la memoria del padre Ferrante. All’inizio del paese il complesso conventuale di san Francesco,del 1614,al cui parziale restauro ha lavorato un signore che mi spiega come durante i lavori abbiano trovato “tante fosse con scheletri e perfino delle trecce di donna”. Gli chiedo dov’è il castello ( ormai mi è chiaro,ce n’è uno in ogni paesino,roccaforte del signore di turno) e mi ci avvio. Fatti pochi chilometri non mi sarei meravigliato se,nelle curve della stretta stradina che scende in una bellissima valle ricca di oliveti,avessi visto un drago spiccare il volo dai ruderi del castello di Uggiano,l’antica Obelanon,acropoli-fortezza della città. Ben poco rimane di questa fortificazione poggiata sul culmine di una collinetta e che oggi appare nel contempo spettrale e fiabesca. Mentre le squadre di raccoglitori di olive continuano a lavorare,torno in paese,fiancheggio la caserma dei carabinieri situata in un grande palazzo d’epoca e, girando a sinistra,mi imbatto in un unico imponente complesso:la caserma stessa, la biblioteca comunale, il liceo scientifico e il convento di San Domenico. Su tutti campeggia la cupola(del 1546)della chiesa di San Domenico la cui facciata è colorata d’oro dall’ultimo sole prima del tramonto. I Domenicani dettero in quell’epoca notevole impulso all’economia della città,anche con la produzione di famosi tessuti in lana ( la ferlanina o felandina). Una giovane signora con un bimbo nella carrozzina mi descrive i monumenti e le chiese della zona, anche quelle rurali, che non ho tempo per visitare ( ma voi lettori fatelo quando verrete a Ferrandina) e mi indica gentilmente la chiesa di Santa Chiara alla fine della strada sulla quale ci troviamo. Un grande portale di mattoni sulla destra,vasi di fiori sui gradini e su un balconcino laterale dal quale sporgono panni stesi ad asciugare. Quasi a chiudere la strada, quella che doveva essere la torre campanaria del convento;in basso l’ampio portale dal quale si accede al museo della civiltà contadina e in alto una grande bifora dalla quale dovevano diffondere i loro rintocchi le campane a segnalare e condividere lutti,pericoli e gioie. Dalla piazzetta circostante un palazzotto, un bianco parallelepipedo,affaccia sulla sconfinata valle. In cielo,quasi a volersi posare sul terrazzo della casa,una candida luna dalla gobba a destra aspetta che si faccia sera per essere sola regina incontrastata,con le stelle a far da corona.
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