4 minuti per la lettura
MATERA – «Un quartiere deve essere sinonimo di vita cittadina, vita vissuta».
Queste sono le parole di un coraggioso che crede ancora nella forza della parola scritta e stampata, un coraggioso che crede ancora che Via Ridola debba essere anche luogo di azioni quotidiane per i materani, come comprare un libro, e non solo per turisti; sono le parole di Giovanni Moliterni della Libreria dell’Arco. Ma il destino di questo luogo storico della città appare oggi un po’ incerto.
Via Ridola, ormai, è la nuova via del passeggio, il luogo cruciale anche per i turisti che intendono visitare i Sassi, il Museo Ridola o il Museo nazionale d’arte medievale e moderna; ed è proprio Via Ridola il posto della città che ha visto proliferare le attività commerciali quali bar, pub, rosticcerie.
Tra queste numerose attività, se ne trova ancora una che da anni si occupa di tutt’altro, dei libri. Giovanni Moliterni aprì la Libreria dell’arco nel 1990 in un locale in Via Ridola (dove attualmente si trova la gelateria Vizi degli Angeli) e «avere una libreria in questa zona era la stessa cosa che averla in altra zone della città, perché all’epoca i centro cruciali erano Piazza Vittorio Veneto e Via Roma, mentre Via Nazionale era la via in cui c’erano più negozi», ha confessato Moliterni.
Poi nel 2000 la libreria si è trasferita nel posto dove si trova tutt’ora (Via Ridola, 37) perché c’era bisogno di uno spazio più grande e nel 2014 c’è stato un ulteriore cambiamento: da ditta individuale la libreria è diventata una società di Giovanni Moliterni e Nicola Tamburrino.
«Da un po’ di anni Via Ridola è cambiata, diventando un punto di raccolta sia per i turisti sia per i materani che amano mangiare qui; ma in tutto questo via vai la libreria è abbastanza tagliata fuori», ha proseguito Moliterni.
Ma come mai? Questa affluenza che Matera sta avendo, dopo tutti i riconoscimenti ottenuti negli ultimi anni, non ha portato a un aumento di persone incuriosite dalla città che vogliono approfondire le conoscenze sulla storia, sulle particolarità di Matera o alle quali, più semplicemente, occorre una guida turistica?
«Le guide turistiche ormai le vende chiunque, e di tutti i turisti che arrivano nella città dei Sassi soltanto a una piccola parte interessata approfondire le conoscenze sulla città, pur avendo noi un ricco catalogo di letteratura del territorio.
Quindi il dato turistico è funzionale, ma relativo». Ma una cosa, indubbiamente, è aumentata dopo il riconoscimento di Matera a Capitale della cultura europea 2019, la richiesta dei locali nel centro della città e i prezzi degli affitti.
La Libreria dell’arco, purtroppo, non riesce a star al passo con questi cambiamenti che il mercato immobiliare sta avendo e quindi, a malincuore, pur cercando di contrattare con il proprietario, sta pensando di cambiare location.
E difatti Giovanni Moliterni ha affermato: «Le uniche attività che possono riuscire a sopravvivere con questi prezzi ormai alle stelle sono le attività di grande smercio, perché oggi vengono consumate certamente più pizzette che libri.
Dei librai o degli artigiani difficilmente riescono ad affrontare 2000 euro di affitto».
Ma pare giusto che una futura Capitale della cultura in una via così centrale e circondata da ben due musei, abbia solo pizzerie e bar?
Il problema fondamentale è noto ormai a tutti: si legge sempre meno quindi le librerie hanno meno entrate.
Ed è proprio per questo che i cosiddetti “presidi culturali” quali biblioteche, musei, librerie, ecc. hanno lo scopo di educare i cittadini alla cultura, alla partecipazione attiva e consapevole, ad aprire le proprie menti; quindi non è possibile che nei luoghi centrali di una città i presidi culturali siano a rischio, perché è qui che la gente si intrattiene e discute, è qui che bisogna guidarla nelle scelte e non solo sfamarla.
La libreria dell’Arco, infatti, da anni è impegnata alla sensibilizzazione della lettura con presentazioni e dibattiti, e «rimanere in questo posto sarebbe anche un baluardo per non cedere completamente la zona alle sole attività di smercio immediato perché un quartiere è fatto anche da fruttivendoli, cartolerie, librerie che fanno parte della vita cittadina quotidiana», ha concluso Moliterni.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA