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POTENZA – «Dove c’è una Regione serve una Corte d’appello. Riscrivere le circoscrizioni non significa per forza “chiudere”. Non sarebbe più utile, invece, che Corti d’appello meno grandi accorpino qualche altra cosa?»

E’ quanto ha dichiarato ieri mattina il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, accompagnato all’interno del Palazzo di giustizia di Potenza dall’ex capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza. Di fronte a un pubblico degno dell’inaugurazione dell’anno giudiziario Legnini ha affrontato il tema “caldo” della riforma della geografia di tribunali e corti d’appello, su cui è al lavoro dal primo settembre una commissione ministeriale incaricata di predisporre un progetto entro la fine di dicembre. La cosa ha allarmato più di qualcuno preoccupato che la Corte d’appello di Potenza possa fare la fine del Tribunale di Melfi, trascinando con sé una serie di uffici collegati con la conseguente smobilitazione anche di forze dell’ordine.

Legnini ha spiegato di parlare a titolo personale, perché «la scelta finale spetta al legislatore, e al Governo in termini di proposta», anche se il “suo” Csm, dovrà esprimere un parere «molto qualificato» su qualsiasi disegno di legge in materia.

«Quando è stata approvata l’ultima riscrittura delle circoscrizioni – ha raccontato – vivevamo una situazione eccezionale, e faremmo bene a garantire stabilità a certe riforme. Specie se comportano esperimenti originali come quello che si è visto qui a Lagonegro. Oggi – ha aggiunto – quell’emergenza finanziaria non c’è, e dalla ulteriore riforma non può venire un contributo ai bilanci. Resta, invece, la questione dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione degli uffici giudiziari. Allora va detto che le inefficienze spesso si annidano negli uffici di dimensione eccessivamente grande, come Bari e Palermo, non certo quello di Potenza».

Il vicepresidente del Csm ha evidenziato la necessità di tener presente oltre alle cifre di abitanti e cause pendenti anche «l’estensione di un territorio». Poi ha parlato di un «credito» storico delle regioni meridionali, sostenendo che il Sud non può pagare ancora, tantomeno a livello di sistema giudiziario, perché si tratta di un «asset di attrattività» ed è proprio dove «c’è bisogno di più giustizia e giustizia migliore».

Legnini si è detto «dispiaciuto» per non essere stato presente a Matera, giovedì sera, all’incontro sulle «buone pratiche giudiziarie». Ma ha sgombrato il campo dalle «questioni di opportunità» sollevate dai 5 Stelle, spiegando che l’assenza è stata dovuta a «ragioni istituzionali ordinarie e null’altro».

Con Legnini sono intervenuti a Potenza altri 2 membri del Consiglio superiore della magistratura: Massimo Forciniti e Valerio Fracessi.

Mentre il governatore Marcello Pittella (Pd) ha evidenziato che la Corte d’appello di Potenza «non può essere considerata appendice ma essenzialità» per la Basilicata. Quindi la sua difesa «non è una mera recriminazione», perché «molto dipende da noi, dalla nostra responsabilità e dalla capacità di cooperazione interregionale». Anche usando «il silenzio in maniera più virtuosa, invece di lasciarsi andare a cadute di stile». 

Pittella ha aggiunto che la Basilicata oggi è la vetrina del Paese «dopo l’Expo, con Matera 2019», e non «con 500 mila abitanti residenti, ma con un milione di cittadini temporanei che in 3 anni diventeranno 3 milioni».

A margine è intervenuto anche di deputato Cosimo Latronico (Cor), per cui la revisione della geografia giudiziaria non può non tener conto di «una orografia ed una estensione» come quella della Basilicata, «se non vogliamo indebolire le condizioni di vita delle persone e delle comunità».

Mentre il deputato di Sinistra italiana Vincenzo Folino (che freddezza tra lui e Pittella, ndr) ha affidato a Twitter le sue conclusioni: «La Basilicata vivrà! Giustizia e Legalità fondamentali per la nostra comunità!»

l.amato@luedi.it

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