3 minuti per la lettura
POTENZA – Esiste un «caso Volkswagen» nel braccio operativo di Eni per l’esplorazione petrolifera in lungo e in largo per il mondo intero e forse, a breve, anche nei fondali di fronte alla costa del metapontino? La risposta, negativa, purtroppo è da prendere così, sulla parola: una questione di «fiducia».
A denunciarlo è il Movimento 5 stelle che ieri sul blog di Beppe Grillo ha rilanciato gli interrogativi del senatore lucano Vito Petrocelli al Ceo – quello che un tempo si chiamava amministratore delegato – di Saipem spa, Stefano Cao.
La settimana scorsa Cao è stato sentito nelle commissioni riunite Attività produttive di Camera e Senato, e non ha potuto sottrarsi alle domande di Petrocelli.
I 5 Stelle non fanno sconti alla flotta della società controllata da Eni, «composta da 61 navi con un’età media intorno ai 30 anni, molte delle quali battenti bandiera di tre paradisi fiscali e legislativi: Bahamas (17 navi), Madera (6) e Panama (2)».
Ma la questione principale ruota attorno alle certificazioni di sicurezza e affidabilità delle imbarcazioni: «rilasciate dai Registri navali», al costo di «milioni di euro», che in realtà «valgono cento volte tanto perché decidono il destino e l’attività di una nave e quindi, di riflesso, il valore delle azioni della società e il suo futuro». In pratica chi le controlla sono società private al libro paga della stessa Saipem.
A far emergere il possibile corto circuito sarebbero stati due ex quadri aziendali di Saipem, «Giulio Melegari (responsabile del settore subacqueo) e Gianni Franzoni (coordinatore delle certificazioni navali)». Per questo «sono stati mandati a casa dopo una lettera interna inviata all’ad ex Enel e forse ex Eni» in cui giustificavano il loro rifiuto di sottoscrivere doicumenti «a garanzia della sicurezza di alcune navi certificate».
E Stefano Cao? «Ha risposto che lui ha verificato, ha valutato, ha ragionato e ha stabilito che non c’è alcun problema. Non ha mostrato documenti, né calcoli, non ha citato chi ha fatto e come sono state fatte le verifiche sugli asset offshore e se il controllato controlla e paga il controllore. Tutto basato sulla fiducia cieca».
«Non ci dicono nulla – proseguono i 5 Stelle – , il ceo di Saipem e il presidente Colombo, dello spessore e del gradiente degli acciai dei loro scafi, se hanno fatto una verifica ingegneristica per spostare le gru della S7000 su altro scafo adattando l’esistente per farne un Lay Vessel. Non ci mostrano il certificato di Sps della S7000 e in che anno è stato rilasciato o se esistono dero ghe alle norme vigenti. Non ci dicono come mai personale tecnico lavora su una nave mercantile; non spiegano come Saipem sceglie di demolire 5 scafi, ma non quelli simili o gemelli o più vetusti».
«Tante cose non ha specificato il Ceo di Saipem, ma solo che ci dobbiamo fidare di lui». Conclude Petrocelli. «Ci dobbiamo fidare come ci siamo fidati degli amministratori di Cirio, Parmalat, Banco di Roma e Mps?
In attesa delle risposte del ceo di Saipem con documenti, nomi, fatti circostanziati e riscontri il M5S continuerà a fare domande, a verificare e a chiedere risposte».
l.amato@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA