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NELLA cittadina del poeta Rocco Scotellaro, siamo sulla grande piazza nella quale una volta si accedeva dalla “porta delle beccarie” e che era sede di botteghe dei “bardai” e dei “calzolari”,delle “ferrarie” e delle “forge”,delle taverne con stalle e “pagliere” e dei forni . Appena imboccata via Vittorio Veneto,ci accoglie festoso Lucky e ci invita a varcare il grande accesso del palazzo ducale,una volta “Palazzo del Principe”. Il volpino è avido di coccole e se non gliele fai subito ti abbaia stizzito fin quando non lo accontenti. Visitato il piccolo ma ricco museo, Enzo Franchino,responsabile per i Beni culturali di Tricarico,ci accompagna per ogni angolo e per ogni vista del grande palazzo,dal quale,da 700 metri di altitudine,guardiamo i tanti paesi circostanti fra cui Irsina (soffocata dalle pale eoliche che nel suo territorio sono vietate ma che sono installate nei comuni vicini) ed il monte Vulture distante 50 km. Sono le 11,fra un po’ nel cielo le cornacchie cederanno il passo ai falchi che attendono più calde correnti ascensionali. Angela Rivelli ci invita nel suo piccolo laboratorio di fianco al Palazzo, dove confeziona costumi per la mucca ed il toro,i personaggi del famoso carnevale di Tricarico,mostrandoci orgogliosa foto d’epoca. Ci avviamo verso il quartiere normanno, l’Arco di re Ladislao, la Cattedrale,il piazzale della Chiesa di San Francesco e su per le scale di Santa Chiara. Qui,nella bellissima chiesa, come in quella più spoglia di San Francesco e come nelle Cattedrale,Lucky approfitta di un attimo di nostra distrazione, si infila nella chiesa e comincia un frenetico show correndo intorno alle file dei banchi e nel corridoio centrale fra le stesse. San Francesco e Santa Chiara non lo avrebbero scacciato e così neppure noi lo abbiamo fatto. Ammirati gli splendidi affreschi della cappella di Santa Chiara,usciamo ed arriviamo alla torre cilindrica normanna,alta 27 metri,con mura spesse 5 metri ,compatta e ben conservata,alle spalle del complesso monastico di Santa Chiara. Foto di rito e poi al pub Leone: un buon primo,un buon secondo, tantissima gentilezza e prezzi più che modici. Ci affrettiamo per un pomeriggio intenso di visita,prima che il sole cali troppo sull’orizzonte,verso la torre saracena dalla forma particolare dalla quale si gode una splendida vista sulla valle, nella quale pascolano mucche il cui concerto di campanacci ci arriva melodioso. Poi il quartiere saraceno ed ancora quello della porta e torre della Rabata,che raggiungiamo in ripida discesa e senza fiato nella risalita. Alle 15 torniamo in piazza dove ci aspetta Enzo ,via per la strada che va al liceo scientifico,splendide foto panoramiche e poi  di corsa verso gli orti saraceni,passando per il forno dove acquistiamo il buonissimo pane di Tricarico. Il tempo stringe,Enzo è impegnato, il sole sta calando e non possiamo andare alla famosa quercia di 600 anni,ma gli antichi terrazzamenti degli orti, e le vecchie vie di accesso con i ponti,e i resti delle mura di cinta,quelli riusciamo ad ammirarli.Poi,una monumentale fontana ed il vicino Convento di Sant’Antonio con i suoi magnifici portici affrescati. Qui ci accoglie suor Grata,”capo di quella porticina lì” ( la portineria), dice scherzando. Le suore sono della Congregazione femminile ( fondata da Mons.della Nocche nel 1922) “Discepole di Gesù Eucaristico”.Dal fondo di una delle stanze a piano terra,un’ospite della casa di riposo del convento mi chiama con insistenza…”giovanotto”,mi fa. Mi avvicino,mi siedo su una seggiolina davanti a lei, le prendo le mani fra le mie e Laura Maria Albano,nata il 2 “furbaro” del 1933 a Grassano mi racconta la storia della sua vita. E non vorrebbe lasciare più le mie mani.

 * Presidente sezione Vulture Alto Bradano di Italia Nostra

   

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