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POTENZA – La premessa: «Non vogliamo che l’università lucana sia lasciata sola, ma il finanziamento senza logica, che non produce risultati e serve solo a reiterare il ciclo dell’assistenza deve essere interrotto».
La conferenza stampa convocata ieri a Potenza dal gruppo regionale di Fratelli d’Italia è stata un modo, ha spiegato il consigliere regionale Gianni Rosa, di affrontare la questione attraverso qualche dato oggettivo».
La collaborazione tra le due istituzioni deve essere produttiva, far crescere l’ateneo, l’intero territorio regionale e anche la città capoluogo. Quello che invece oggi l’accordo quadro tra via Verrastro e via Nazario Sauro produce – ha spiegato il consigliere – sono «parecchie chiacchiere».
L’accordo vale 10 milioni di euro all’anno, «ma con quali frutti?»
I dati su cui costruire un’analisi seria – ha raccontato – li hanno trovati incrociando fonti diverse perché in commissione Bilancio non è stata certo impresa facile. «Soltanto a ottobre del 2015 è arrivata una relazione del 2013 in cui si cominciano a fornire alcuni dati che risultano essere abbastanza standard. A fronte di un importante contributo finanziario – ha concluso il consigliere Rosa – c’era l’impegno da parte dell’Università di crescere e diventare strategica nel contesto nazionale. Ma i dieci milioni annui sono serviti sostanzialmente per pagare gli stipendi ai professori. Altro che salto di qualità».
Questo il contesto tracciato dai dirigenti del partito: il contributo regionale usato soprattutto per coprire la spesa di personale, corsi di laurea poco efficaci e moderni, iscritti in calo, un’internazionalizzazione “poggiata” sull’Erasmus («Ma non è una cos anormale?»), controlli assenti da parte della Regione sulla spesa.
Ed è un peccato visto il ruolo che l’Unibas potrebbe giocare nel capoluogo, anche a partire dalle strutture che possiede in città come le serre vuote a Santa Croce o il capannone abbandonato dove c’era l’Alta formazione.
«L’attuale amministrazione comunale, guidata da Dario De Luca, sta proponendo alcune azioni dirette a sviluppare una relazione stretta con l’ateneo», ha ricordato il capogruppo di FdI Alessandro Galella. «I primi passi per costruire una “città universitaria” sono stati proposti».
Ma non può bastare. «I numeri delle graduatorie ufficiali – ha aggiunto Canio Sinisi, dirigente del partito – ci dicono che l’ateneo lucano non eccelle, e non rispetto alle università di storia antica o maggiore grandezza. Il confronto non regge neanche con un ateneo simile per dimensioni ed età come quello del Molise, che vanta, per fare un esempio, il doppio dei progetti internazionali». Nella provincia di Potenza ci sono 4.592 iscritti, ma ci sono anche 500 ragazzi che studiano a Milano: «La proporzione è indicativa. A questo punto – è la provocazione di Sinisi – viene da suggerire di destinare quei dieci milioni annui ai ragazzi: si formino fuori nei migliori atenei e poi magari tornino qui per far crescere la regione».
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