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DEPRIVATI di una vita dignitosa e delle opportunità per sviluppare i propri talenti, anche a causa della crescente illegalità di cui sono vittime dirette e indirette.
È la condizione sperimentata da centinaia di migliaia di minori in Italia, documenta il 6° Atlante dell’Infanzia (a rischio) “Bambini senza. Origini e coordinate delle povertà minorili”, di Save the Children, l’organizzazione internazionale indipendente dedicata dal 1919 a salvare i bambini e difenderne i diritti.
In 200 pagine di analisi e dati geolocalizzati in 62 mappe, l’Atlante curato da Giulio Cederna rientra nella campagna “Illuminiamo il Futuro”, avviata da Save the Children con l’obiettivo di debellare la povertà educativa in Italia entro il 2030.Come racconta la mappa dei “bambini senza”, nel nostro paese circa 1 bambino su 20 non può contare su due paia di scarpe l’anno (di cui almeno uno utilizzabile in ogni stagione) e non riceve un pasto proteico al giorno.
Quasi 1 su 10 vive in famiglie che non possono permettersi di invitare a casa i suoi amici, festeggiare il suo compleanno, comprargli abiti nuovi, libri non scolastici, mandarlo in gita con la sua classe.
1 su 6 non ha la possibilità di frequentare corsi extrascolastici (musica, sport, ecc), quasi 1 su 3 di trascorrere almeno una settimana di vacanza lontano da casa. Solo 3 bambini su 10, che frequentano la scuola primaria, hanno il tempo pieno a scuola e nel 40% degli istituti scolastici principali non c’è il servizio mensa.
Migliaia di minori pagano un prezzo altissimo all’illegalità e corruzione che pervade i territori in cui vivono: almeno 85 i bambini e adolescenti incolpevoli uccisi dalle mafie dal 1896 ad oggi – come racconta la prima mappa realizzata in base ai dati forniti dall’associazione Libera – e molti di più coloro che hanno assistito all’uccisione di familiari, ritrovatisi orfani o adescati e arruolati giovanissimi nelle file della criminalità organizzata.
546.000 gli under 18. “minori senza Consigli” – il 5,4% della popolazione 0-17 anni – nati e cresciuti in uno dei 153 comuni sciolti per mafia negli ultimi 17 anni (non solo Locride e Sud ma anche Centro e Nord Italia).Una deprivazione di possibilità, stimoli e opportunità che si riflette anche nelle scarse performance scolastiche: 1 alunno di quindici anni su 4 non raggiunge il livello minimo di competenze in matematica e 1 su 5 in lettura. Sono poi oltre 500mila i giovani (15-29 anni) che, negli anni, hanno deciso di trasferirsi al Nord per trovare lavoro e condizioni di vita migliori. Per la gran parte laureati.
E tra le numerose ferite che affliggono l’infanzia in Italia, l’Atlante documenta il clima di violenza nel quale crescono troppi bambini, che segna il loro rapporto con la città e il quartiere, la relazione con i coetanei (per i fenomeni di bullismo e di discriminazione), la vita in casa: si stimano in circa 400mila i minori vittime di violenza assistita dentro le pareti domestiche.
Non possiamo infine non ricordare la condizione dei minori stranieri che arrivano in Italia da soli (nell’ultimo anno più di 11mila) che, dopo un viaggio spesso drammatico, anche in Europa sono a rischio di cadere in circuiti criminali di sfruttamento, se non si attiva una adeguata rete di protezione.
E poi ci sono i “Bambini senza Stato”: nell’ampia sezione sulle povertà minorili e le “briciole” della spesa sociale per l’infanzia, Stc segnala che l’incidenza della povertà assoluta nelle famiglie con almeno un minore è triplicata tra il 2005 e il 2014, passando dal 2,8% all’8,5%, per un totale di oltre 1 milione di bambini colpiti. Nel Mezzogiorno la povertà assoluta è più estesa – pari al 9,3% contro l’8,3% di famiglie povere assolute al Nord – e riguarda soprattutto famiglie italiane a differenza della povertà al Nord, in crescita nell’ultimo anno, alla quale contribuisce in gran parte il fenomeno migratorio.
A fronte di ciò, in presenza di forti difficoltà economiche, colpisce l’esiguità delle risorse stanziate per l’infanzia: la spesa sociale nell’area famiglia e minori è molto più bassa della media europea, con 313 euro pro-capite, a fronte di 506 euro in media in Europa e dei 952 euro pro-capite della Germania.
Se poi si considera l’investimento nei servizi erogati dai Comuni, emergono allarmanti differenze: si va dai 242 euro pro-capite di spesa per l’area famiglia e minori in Trentino ai 20 euro pro-capite della Calabria, a fronte di una media nazionale di 113 euro. A livello provinciale, colpiscono le disparità tra i 393 euro pro-capite di Trieste e i 350 di Bologna e gli 8 euro a testa di Vibo Valentia, i 18 di Crotone, i 20 di Cosenza e Avellino.
La fotografia del sistema scuola presenta molte criticità, a partire dalla penuria del tempo pieno, garantito, in media, solo nel 31,6% delle classi della scuola primaria (ma in Molise, Sicilia, Campania, Abruzzo e Puglia si scende sotto il 20%), e nel 20% di quelle della scuola secondaria di primo grado, dove peraltro in molti casi le attività pomeridiane sono a pagamento. “A macchia di leopardo” anche la presenza del servizio di mensa scolastica, un bene raro soprattutto negli istituti principali delle regioni del Mezzogiorno – Sicilia (49%), Campania (51%) e Puglia (53%).
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