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MATERA – «Chi vuole incenerire oltre 60 mila tonnellate di Css gioca al guadagno, non pensa solamente al risparmio e tutto questo, alle spalle e mettendo a rischio la salute dei cittadini», è questa la massima sintesi dei giorni di informazione con un banchetto in piazza Vittorio Veneto degli attivisti contro l’inceneritore a Matera.

«Non parlo, non vedo, non sento…e forse non respiro» si chiama l’iniziativa che ha portato in piazza alcuni cittadini pronti e desiderosi di informare gli altri sugli ingenti rischi dell’aumento di combustioni all’interno del camino della Italcementi, distante solamente 3 chilometri dal centro abitato.

«La minaccia che oltre a petcoke, fluff e pneumatici, vengano bruciati nel cementificio o inceneritore 60.000 tonnellate all’anno, cioè 60 milioni di chili, di immondizia triturata (Css) è sempre più reale. Un volume di fumi derivati dall’incenerimento dei rifiuti che così aumenterebbe di ben 5 volte. Ben cinque volte più diossina, più metalli pesanti, più particolato, più microinquinanti, più CO2, più ossidi di azoto, più cattivi odori, più aria irrespirabile.

L’unica certezza sarà che l’aria che respireranno i cittadini ed i bambini materani non sarà più pulita. A fronte di questa ulteriore pesantissima minaccia ambientale, registriamo l’assoluto silenzio e l’imbarazzante indifferenza di chi dovrebbe amministrare e tutelare la salute dei materani, a cominciare dal sindaco De Ruggieri, passando per l’intera giunta, per finire ai consiglieri comunali, con una sola eccezione. Come se loro, i loro cari, i loro figli, i loro nipotini non respirassero la stessa aria o fossero immuni alle gravissime patologie correlate ormai con certezza alla vicinanza ad impianti che inceneriscono rifiuti».
Eppure, da altre parti qualcuno si sta muovendo. Vicini e lontani cittadini protestano e si fanno ascoltare, come a Santeramo, ma anche a Bergamo. «Un silenzio che stride ancora più di fronte al chiaro diniego espresso qualche settimana fa dal comune di Santeramo che tra l’altro è ben più lontano dalle ciminiere del cementificio – continuano gli attivisti -. Evidentemente, e fortunatamente per loro, la salute dei santermani per i loro amministratori vale molto di più di quella dei materani. E’ ovvio che è inutile aspettarsi, e quindi chiedere, un gesto di responsabilità nei confronti dei materani proprio da chi fa business dall’incenerimento dei rifiuti e dal riutilizzo delle ceneri pesanti. Perciò il Comitato No Inceneritore chiede agli amministratori materani che si esprimano con chiarezza sulla questione Italcementi, che prendano subito una posizione inequivocabile di fronte alla cittadinanza: costringere i cittadini materani a respirare i fumi di 60 milioni di chili di immondizia inceneriti nei forni del cementificio procurando ingenti utili economici all’azienda o tutelare la salute dei propri cittadini?»

Questa è la domanda posta dl Comitato, che spiega ancora: «Per smaltire 1 chilogrammo di plastica bisogna pagare 20 centesimi di euro. Bruciarne e smaltirne oltre 60 milioni di chili farebbe guadagnare tantissimo all’azienda, sarà questo il vero interesse?». Intanto, i dati sulle malattie derivanti dall’incenerimento di Css e non solo, iniziano a divenire evidenti. Mentre, in più, si producono clinker (miscela per cemento) inserendo nei mattoni il cromo 6, che è radioattivo e non ha garanzie di resistere oltre vent’anni al sicuro.«Potenzialmente un nuovo amianto, che tra trent’anni ci chiederanno di rimuovere», concludono gli attivisti che saranno in piazza anche nelle prossime due domeniche per ulteriori approfondimenti.

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