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PALAZZO SAN GERVASIO – Un’ analisi a più voci di un fenomeno sconosciuto o sottovalutato, in forte crescita e continua evoluzione, è stata fatta nel corso del convegno su “Bullismo e Cyberbullismo” organizzato dalla locale sezione dell’Associazione ” Prima Persona” nell’Auditorium dell’ Iiss “Camillo d’Errico.
Un incontro molto concreto e operativo. Ad indirizzare, infatti, i lavori del convegno una domanda: Che fare? La visione multidisciplinare dei problemi sul tappeto ha consentito di far emergere la complessità del fenomeno. Nel corso della serata sono state fornite informazioni, effettuate denunce, ma è stata indicata anche la strada da seguire e le iniziative da assumere.
«Alla base del bullismo – ha sottolineato Rossella Primola, psicologa Asp – c’è il disagio che l’adolescente vive nel rapporto con la società, che si manifesta con comportamenti aggressivi». A destare le maggiori preoccupazioni il cyberbullismo, un fenomeno che cambia in continuazione e proprio per questo è difficile da comprendere e da trattare: «Con internet è difficile distinguere quando siamo “on line” e quando siamo “off line!”», ha ammonito Morena Rapolla, componente CoReCom Basilicata.
Determinante il ruolo della famiglia nella diffusione del fenomeno. Di fronte alla crescita esponenziale del fenomeno, si registra lo scarso impegno dei genitori nell’affrontare i problemi: «Fino a 10 anni fa i genitori avevano vergogna quando si verificavano casi di bullismo. Oggi, mossi da un disimpegno morale, giustificano i figli», ha denunciato Anna Maria Piarulli, ispettore Polizia di Stato. Il bullismo è quindi «l’effetto di una macchina che non ha funzionato bene. La macchina sono gli adulti, che non riconoscono in tempo i comportamenti aggressivi. Il bullismo nasce dalla indifferenza. I genitori non riescono a guardare il malessere del figlio: probabilmente siamo troppo distratti dalla quotidianità».
In particolare è stato denunciato più volte il disimpegno di insegnanti e genitori che fingono di non vedere gli atti di bullismo. E soprattutto occorre lavorare nell’ottica della prevenzione, per evitare i danno sociale.
«Occorre partire dall’impatto distruttivo e dirompente che le azioni di cyberbullismo hanno sulle vittime – ha sostenuto Rapolla – e vittime di cyberbullismo non hanno gli strumenti giuridici per difendersi. Occorrono regole efficaci e snelle, che consentano di intervenire con immediatezza».
La strada maestra da percorre, quindi, è la prevenzione, soprattutto a scuola. «Da soli non possiamo farcela», ha però sottolineato Lilia Allamprese, preside Iiss “C. d’Errico”.
«Abbiamo promosso questa iniziativa – ha evidenziato Raffaella Piarulli, socio fondatore di Prima Persona – perchè la risoluzione di problematiche complesse non può essere lasciata all’improvvisazione». In qualità di consigliere provinciale con delega alla edilizia scolastica, la Piarulli ha anticipato che nei prossimi giorni partiranno i lavori di sistemazione della struttura scolastica dell Iiss “C.d’Errico”, che riguardano rifacimenti interni e perimetro esterno.
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