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Cara Lucia,
, così come è capitato ieri a Vincenzo Viti con l’infelice frase a margine del suo intervento sul PD.
Cosicché, non potendo ricambiargli amicizia e stima (ma solo perché è nell’evidenza che non ci conosciamo per nulla), col rispetto e la simpatia che sempre è bene riservare a chi dovrebbe saper essere saggio almeno per età, dalle pagine del tuo giornale voglio sorridere come mi suggerisce, ma sorridere di lui che, in chiosa di una personale e legittima riflessione, si è preso gusto di appiccicarci una conclusione inutile quanto inopportuna con cui, sostanzialmente, mi dà dell’ acida o dell’arrabbiata o qualcosa del genere.
Spero di tranquillizzarlo così: sorrido di lui come sempre sorrido alla vita, non riuscendo tuttavia ancora a ridere di gusto sull’incapacità di certi uomini di rapportarsi alle donne senza aver bisogno di rassicurarsi del proprio machismo con qualche battutina quasi mai consona all’oggetto del discutere.
Insomma, dott. Viti, ho letto anche io con interesse le sue riflessioni – pur non condividendole- non fosse altro perché mi hanno consentito di capire in quale punto della spirale si sono irrimediabilmente modificati i geni del PD e con quali autoassoluzioni si riesce a restare in un partito ormai ambidestro; e mi creda, ho sorriso davvero anche del suo invito rivolto a Folino a ringraziare “dell’accoramento con cui viene salutato il suo allontanamento dal Pd”; ho sorriso perché Folino, che per sua natura non può fare scelte da democristiano, ha buon acume per capire che la scrivente non brucia incensi e non pratica gli altari, ma solo prende atto e pertanto non va ringraziata.
Dopo tanto sorridere però, il suo scritto è riuscito a farmi cadere il cuore nelle calze. Che caduta di stile! Francamente, anche se non la conosco a sufficienza, una cosa così da lei proprio non me l’aspettavo, anche perché non è nuova, sa?
Troppe volte ho udito quel tono contro me stessa, contro la nostra “direttora”, contro le donne in genere che osano parlare con lo stesso piglio di cui il maschio si arroga l’esclusiva. Perché dire che una donna che si esprime senza mezzi termini è una donna arrabbiata, acida, incapace di godersi la vita (e quest’ultima è una perifrasi eufemistica che uso per raddolcire la piccineria di un certo lessico maschilista) è sempre un modo per delegittimarla e per intimidirla, è sempre un modo, insomma, per testimoniare quanto lontane siano dalla testa le rivoluzioni che riempiono la bocca dei più.
Ma io che della vita sono innamorata – ne sia pur certo – l’ho già scusata e quasi quasi prendo per buona anche la sua amicizia e simpatia; sul lasciarmi sedurre, però, non posso accontentarla; mi seduce solo il bello e il buono della vita e, accidenti, è proprio quello che manca al suo partito.
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