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DOPO le polemiche (per il quadro disastroso dipinto a luglio dalla Svimez, smentito in parte, dopo solo pochi mesi), ecco i numeri. Quelli che descrivono dettagliatamente lo stato di salute del tessuto economico e sociale della Basilicata, inseriti nel corposo rapporto elaborato dall’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno, presentato alla Camera di deputati. E che, analizzati voce per voce, confermano un’attenuazione solo minima della morsa della crisi che ormai da sette anni tiene in scacco l’Italia e in particolar modo il Sud.
L’assunto di base è comunque confermato: la lunga recessione ha acuito le profonde differenze tra Nord e Sud. E se il Paese, nel 2014, sembra mostrare una timida inversione di tendenza – L’Italia fa comunque meno bene del resto d’Europa – il Mezzogiorno si muove a rilento. La Basilicata non fa eccezione, se non per determinati indicatori, come quello relativo all’occupazione. Il che non basta comunque a parlare di una vera e propria ripresa. Soprattutto se si considera che negli ultimi sette anni il prodotto interno lordo lucano è crollato di 16 punti (peggio ha fatto solo il Molise).
Per il 2014, la decrescita rallenta, ma rimane ancora negativo il segno del Pil lucano pari a 1.259.661,7 euro, in calo dello 0,7 rispetto all’anno precedente. 0,5 punti in più meno rispetto alla media nazionale, che collocano la Basilicata in posizione intermedia rispetto alle altre regioni del Sud (la peggiore è l’Abruzzo). Per quanto riguarda il Pil pro capite (18.230), i lucani superano di circa due mila euro la media del Mezzogiorno, ma restano indietro di oltre 13.000 euro rispetto al Centro Nord. La Basilicata si conferma comunque una regione tra le più povere: lo sono il 25 per cento delle famiglie. E in generale i redditi si mantengono a livello basso: il 61,7 per cento dei lucani percepisce al massimo il 40 per cento del reddito medio delle regioni del centro nord; mentre il 34,8 ne percepisce solo il 20 per cento.
E’ in crescita, invece, l’occupazione di circa 2.600 unità, con una variazione percentuale positiva dell’1,5 rispetto all’anno precedente. Molto meglio rispetto al resto del Sud dove si registra ancora un meno 0,6 per cento, grazie soprattutto alla ripresa produttiva della Fiat Fca di Melfi, come testimonia il dato sull’export in crescita del 9 per cento, rispetto alla media delle regioni settentrionali che si ferma al 2,9.
Ma il tasso dell’occupazione totale si ferma ancora al 47,2 per cento con un sensibile scarto rispetto alla media nazionale, soprattutto se si guarda a quella femminile che rimane indietro di oltre 20 punti. La Svimez, però, precisa pure che nel primo trimestre del 2015 si registrano segnali positivi con posti di lavoro che crescono al Sud più che al Nord. La disoccupazione si attesta al 14, 7 per cento (5 punti in più rispetto alla regioni settentrionali, ma, quasi nella stessa misura, meglio di quelle settentrionali) e anche in questo caso il dato più preoccupante è relativo a quella femminile.
La Svimez lancia l’allarme: sono soprattutto i giovani a pagare la crisi occupazionale. E il dato lucano conferma questa tendenza con un tasso di disoccupazione degli under 24 che arriva al 46,7 per cento. mentre i cosiddetti Neet under 34, cioè coloro che non hanno un piego né studiano è pari al 44,8 per cento. Nel 2014, comunque, complessivamente il numero dei disoccupati è calato di quasi 2.000 unità.
Sono quasi 3.400 i residenti in Basilicata ma che hanno un impiego al Nord, di questi il 33 per cento hanno conseguito la laurea.
Ultimo aggiornamento, tutt’altro che positivo, quello che conferma l’ormai consolidata tendenza allo spopolamento: il tasso di mortalità rimane ancora più alto di quello di natalità, mentre le persone che vanno via sono superiori rispetto a quelle che arrivano.
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