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I LUCANI? “Bravi genti”. E se lo dice un lucano eccellente come Francis Ford Coppola c’è da credergli.
Il suo racconto della Basilicata, ieri, al teatro dal Verme di Milano, nell’ambito di una delle iniziative Fuori Expo di Regione, Apt e Lucana film commission, è stato il migliore spot di sempre della terra di nonno Agostino e papà Carmine Coppola.
L’incontro con il regista, sei volte premio Oscar, seguitissimo anche in diretta streaming su meethemediaguru.org e su twitter, ha regalato oltre un’ora di emozioni vere. «Quando vedi la Basilicata vedi campi, vigneti, bellissimi paesaggi. Vedi la terra come doveva essere!». La dichiarazione d’amore più bella di mister Coppola alla sua Basilicata, mentre alle sue spalle scorrono le immagini più belle della regione, da “BernaldaBella” degli antenati a Matera capitale europea della Cultura 2019.
Francis è totalmente padrone della scena. In prima fila a seguirlo incantato, come tutto il pubblico del teatro milanese, dopo un breve intervento di saluto dal palco, il governatore della Basilicata Marcello Pittella. E’ uno spettacolo sentir parlare il regista del padrino di gnummuriell, capuzzel, lampascioni con una naturalezza disarmante. La parte più avvincente del suo racconto è sicuramente quella della saga dei Coppola, iniziata a fine ‘800 nella bottega di Ciccio Panio, dove nonno Agostino ha appreso l’arte di costruire macchine straordinarie, compresa la prima macchina per il cinema con l’audio. «Da allora con Sofia e Gianrcarla siamo arrivata alla quinta generazione nel business del cinema»- dice con orgoglio. E dalla intricatissima dinasty dei Coppola spunta anche un antenato che ha partecipato alla spedizione dei Mille e una parentela con il direttore d’orchestra Riccardo Muti. «Mia mamma era di Napoli, con il maestro siamo cugini di secondo grado», svela.
Irresistibile il racconto della prima visita a Bernalda. «Era il 1962, c’era il matrimonio di un parente- ricorda- ed è stato il mio primo vero incontro con l’ospitalità: hanno preteso che dormissi nel loro letto per stare più comodo». Un flusso di ricordi e immagini che fanno dire a Coppola: «Nel profondo del mio cuore io mi sento italiano».
«Sono sicuro – aggiunge- che fra due anni tutti i miei amici mi chiederanno di riservargli un posto a Palazzo Margherita (la dimora storica diventata la casa lucana del regista ndr)».
Poi mister Coppola inizia a rispondere alle domande del pubblico. Così numeroso che l’incontro va ben oltre l’orario concordato. Ma il maestro è tutt’altro che infastidito, anzi. Risponde addirittura a una ragazza che gli chiede come mai abbia i calzini spaiati, uno giallo e l’altro rosso, con un laconico “perchè no?». Più volte ripete, scherzando: «Se non arriva la polizia a cacciarci, andiamo avanti». Si parla anche di cinema: «La Dolce vita e Otto e mezzo di Fellini sono due bibbie del cinema- dice il regista-Rossellini è il padre di tutti i filmakers italiani. Come lui nessuno ha condiviso con altri il cinema».
Un film in Basilicata? Il maestro non si sbilancia: «Il cinema è come un mazzo di rose che sboccia in luoghi sempre diversi», la risposta. Poi un consiglio ai giovani: «Stop sempre lamentari- dice- I miei antenati sono andati in America e hanno lavorato duro: ora tocca a voi». Da applausi l’uscita di scena: «Non fatemi firmare autografi. Piuttosto, cantiamo assieme?» E se ne va accennando a “Roma non fa la stupida stasera…”.
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