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MATERA – Trasformare un’alleanza elettorale, un’arca di Noè com’è stata più volte definita, in una coalizione è roba da università della politica, e nel consiglio comunale di Matera c’è tutto tranne che la politica. Il sindaco Raffaello De Ruggieri è costretto ad affrontare il primo scossone dopo nemmeno cinque mesi di mandato e forse c’è pure da meravigliarsi del fatto che non sia avvenuto prima. Finora si tratta di una semplice richiesta di confronto ma il malessere di una parte dei consiglieri della maggioranza è evidente ed è anche datato.
La formazione della giunta comunale è il primo passo e forse quello più decisivo nella vita di un’Amministrazione. Il governo cittadino può consentire di essere in perfetta sintonia con la maggioranza che lo sostiene, e nel contempo con la città, oppure aprire la prima crepa in un edificio ancora tutto da costruire.
De Ruggieri aveva due possibilità: chiedere alla sua maggioranza la pazienza di sostenere un governo del sindaco, con un mandato limitato alla prima fase della consigliatura, oppure cercare un accordo di maggioranza con le forze che lo avevano sostenuto in campagna elettorale. Ha deciso di non seguire né l’una né l’altra. Così facendo, ha fatto venir meno un impianto di regole che avrebbero dovuto costituire la base dell’alleanza che, in assenza politica, poteva basarsi solo su un programma e su norme certe e accettate da tutti. Il vulnus origina da lì, da una giunta e da uno staff (giusto o sbagliato che sia) che hanno scontentato una parte dei sostenitori del sindaco e deluso le aspettative di tanti.
L’accusa che fanno a De Ruggieri i consiglieri “critici” è di aver privilegiato il rapporto con una parte della sua maggioranza (quella basata sull’asse Tosto-Santochirico-Tortorelli), trascurandone un’altra, minoritaria, ma pur sempre decisiva nel gioco di delicati pesi e contrappesi su cui si basa un’amministrazione comunale. L’assenza di partiti o di forze politiche organizzate nell’assemblea cittadina complica il quadro perché rende difficile la ricerca di equilibri stabili. Così, la sensazione è che il problema sollevato dai quattro consiglieri “critici” sia destinato a perdurare senza trovare una soluzione. Tenendo conto del fatto che nessuno avrà il coraggio di assumersi la responsabilità di far cadere un’Amministrazione a tre anni dal traguardo del 2019, è chiaro che l’unica strada praticabile per uscire dall’impasse potrebbe essere quella di formalizzare un patto per Matera capitale che potrebbe portare alla ricomposizione del Pd e del centrosinistra ufficiale con De Ruggieri sindaco. La vicinanza, in questa fase, del primo cittadino e il suo quasi totale allineamento politico con il presidente della Regione Marcello Pittella, fa supporre che l’ipotesi potrebbe prendere corpo. Questo disegno, che pure alla vigilia del voto in molti credevano praticabile a medio termine, potrebbe realizzarsi prima, specie se si affievolisse la radicalizzazione dello scontro in atto nel Pd tra la componente adduciana e quella pittelliana.
Resta il fatto che senza un patto per il 2019, con l’attuale maggioranza o con una sua versione allargata al “Pd responsabile”, difficilmente questa Amministrazione comunale potrà reggere gli urti dei futuri passaggi di governo. Manca al momento una visione comune e il dissenso, specie se non dovessero arrivare i risultati sperati sul fronte delle richieste che la città ha posto sul tavolo del presidente del Consiglio Matteo Renzi per affrontare nel miglior modo possibile la sfida di Matera capitale, potrebbe diventare endemico e difficile da debellare.
Patto per la città con tutti quelli che ci stanno, oppure voto: forse entro Natale si capirà quale sarà il futuro dell’Amministrazione De Ruggieri.

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