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POTENZA – Tre quarti d’ora per percorrere appena 4 chilometri, quelli che dal bivio dei laghi di Monticchio portano al Museo di storia naturale del Vulture, e disagi per i tantissimi visitatori che ieri hanno deciso di recarsi nell’ex abbazia di San Michele: a fine giornata, con le porte chiuse un’ora e mezza dopo l’orario solito, le presenze saranno 553, record assoluto e numero di tutto rispetto. Oltre alla giornata del Fai, una serie di concomitanze ha causato l’“ingorgo” denunciato da Piera De Marca, funzionario responsabile della struttura provinciale: «Peccato per la bella giornata di sole, si poteva fare di più e meglio». De Marca lamenta l’assenza di presìdi e di regolamentazione del traffico: «L’anno scorso c’erano più pattuglie, quest’anno niente: ho telefonato invano a Prefettura e forze dell’ordine. Non è bello lasciare il lago abbandonato a se stesso. E, soprattutto, al turista in casi come questo non viene garantita la sicurezza. Siamo stati lasciati soli, mi aspettavo almeno qualche mezzo della polizia locale di Atella, Melfi o Rionero». La sagra della varola ha fatto confluire da Melfi un centinaio di pullman (provenienti dalla Puglia) al lago, oltre ai turisti che hanno deciso di deviare dagli stand e magari sperimentare sul campo la ricerca delle castagne: numeri importanti cui vanno aggiunti i gruppi da una cinquantina del Fai, altrettanti dal Politecnico di Bari e altri 50 ancora in sella alle loro motociclette. Tutti diretti, invece, e non senza intoppi e in molti casi a piedi, al museo. Segnalate presenze dalle province di Foggia e Lecce, e poi dalla Campania, da Roma, Pescara e Piacenza. 
Ecco che i tremila del lago – questo un calcolo sommario di Piera De Marca – hanno reso difficile l’accesso ai visitatori del Museo, in una delle due località scelte nel Potentino per la FaiMarathon andata in scena ieri in ben 37 location di tutta la regione. Se da un lato non può che far piacere registrare una risposta di massa all’invito del Fondo Ambiente Italia, dall’altro bisogna lamentare la pecca organizzativa al lago. «Le baracche giù al lago – denuncia De Marca – ci fanno ripiombare agli anni 60». Come dire che sarebbe il caso di adeguare l’area a parametri di accoglienza più consoni. E sicuri.
Oltre ad Atella (Duomo e Masserie Saraceno le due scelte da affiancare al Museo), la maratona del Fai è passata da Pignola, e in particolare dalla Chiesa madre, da Palazzo Gaeta e dai Portali. In tantissimi, però, ieri hanno deciso di riversarsi nel museo ospitato nell’Abbazia dedicata al culto di San Michele che domina i laghi di Monticchio, all’interno dell’antica caldera del Monte Vulture, un vulcano dormiente da oltre 130.000 anni. Nel Museo si racconta a ritroso la storia del vulcano, arrivando ai terremoti e alle esplosioni che contribuirono a costituire il primordiale cono vulcanico, circa 750.000 anni fa. Le atmosfere “movimentate” di ieri, insomma, per certi versi erano in linea con quel caos primordiale raccontato nei saloni espositivi. Ma per fortuna tutto, a cancelli chiusi, è andato per il meglio.
«Essere stati scelti dal Fai non può che riempirci di orgoglio – commenta Piera De Marca -. E siccome siamo molto attenti alla divulgazione nelle scuole, abbiamo chiesto agli studenti del classico di Atella venuti qui oggi di darci una mano non solo durante le giornate del Fai ma per tutto l’anno». Magari prima o poi li vedremo con la paletta da vigile e la pettorina a dirigere il traffico, giù al bivio.

e.furia@luedi.it

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