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Cominciamo dando qualche numero: il Comilva sostiene che la campagna che si sta facendo in questo giorni è puro terrorismo sui genitori, perchè non ci sarebbe alcuna ricomparsa di malattie pensate debellate come la polio o la pertosse. Ci sono dati ufficiali in merito?
«Fortunatamente in Italia le coperture vaccinali (CV) nei confronti di polio, difterite, tetano, epatite B si sono sempre mantenute al di sopra del 95%, che rappresenta la “soglia critica” per il controllo della circolazione di questi virus/batteri. Le CV nei confronti di pertosse ed infezioni da emofilo influenzae b (Hib) hanno raggiunto e superato la soglia critica da quando questi vaccini vengono somministrati congiuntamente agli altri attraverso l’impiego di prodotti polivalenti. Ciò, di conseguenza, ha impedito la ri-emergenza di dette infezioni. Fanno eccezione il morbillo, la parotite e la rosolia, malattie che continuano a circolare nel nostro Paese proprio perché la copertura vaccinale nei loro confronti non riesce a superare il 90%. Nel 2014 in Italia la copertura vaccinale nei confronti del morbillo è stata inferiore all’87% e sono stati registrati circa 1.700 casi, per il 30% dei quali è stato necessario il ricovero in ospedale e per 15% una visita al pronto soccorso. Il fatto che nel 2014 le CV abbiano registrato un calo significativo, scendendo al di sotto del 95%, è ragione di preoccupazione, proprio per quanto accaduto in altri Paesi. Si pensi alla ri-emergenza della polio nel corso del 2014 in alcuni Paesi dell’Africa dove la malattia era stata eliminata anche da decenni. Si ricordi l’epidemia di morbillo che ha colpito alcuni Stati degli USA a seguito della caduta della CV. Non dobbiamo aspettare che queste infezioni provochino nuovi casi di malattia, diano invalidità permanenti, siano responsabili di decessi, prima di intervenire. Non dobbiamo dimenticare che è recentemente morto di pertosse un lattante di appena un mese, quindi ancora troppo piccolo per essere vaccinato, e poco tempo fa, a causa di una grave ma letale complicanza del morbillo, un bambino che non era stato vaccinato dai genitori».
Una domanda relativa all’esavalente. Le vaccinazioni obbligatorie in Italia sono 4: perchè allora sottoporre il bambino ad altre due vaccinazioni non obbligatorie?
«In Italia sono obbligatorie per legge le vaccinazioni antidifterica, antitetanica, antipoliomielitica ed antiepatite virale B. Le altre vaccinazioni, contro pertosse e infezioni da haemophilus influenzae b (Hib) – ma anche contro morbillo, parotite, rosolia -sono fortemente raccomandate, cioè sono ugualmente utili ed importanti quanto quelle obbligatorie, ma non sono state imposte per legge in quanto introdotte in un secondo momento, quando è stato intrapreso un percorso culturale per un nuovo approccio alle vaccinazioni, che pone in primo piano, quale diritto di ciascun bambino, quello di essere protetto dalle malattie prevenibili mediante vaccino. Il vaccino esavalente rende possibile, con una sola iniezione, somministrare contemporaneamente più antigeni, evitando, così, di dover sottoporre il bambino a più iniezioni nel corso della stessa seduta, o di dover fissare ulteriori appuntamenti con il servizio vaccinale, con il rischio di ritardi nella schedula vaccinale, se non di mancata adesione al suo completamento».
Molti genitori sostengono di non avere da pediatri e da sanitari delle Asl le necessarie informazioni. Nessuno li informa sui rischi e sulle complicanze. Non sarebbeopportuno formare del personale che dia adeguate ed esaustive risposte ai genitori che nutrono dei dubbi?
«Il Ministero ha sempre inserito la formazione e l’aggiornamento continuo del personale impegnato nelle attività vaccinali, inclusi i pediatri di libera scelta ed i medici di medicina generale, tra azioni prioritarie per il raggiungimento/mantenimento degli obiettivi di copertura vaccinale indicate nei documenti programmatici nazionali. Ma non dobbiamo dimenticare lo scenario in cui ci muoviamo, che è quello disegnato dalla riforma costituzionale del 2001, per cui, a fronte di indicazioni e obiettivi definiti a livello nazionale, la competenza sulle modalità per conseguirli è delle Regioni e della Pubblica amministrazione».
Ritiene che la scelta di non vaccinare possa avere delle conseguenze importanti sulla salute pubblica?
«Se tanti genitori decidono di non vaccinare i loro bambini nel corso degli anni, non solo le CV registrate ogni anno rischiano di scendere al di sotto della soglia critica, ma negli anni si creeranno nella popolazione vere e proprie sacche di soggetti suscettibili. Ne consegue che in caso di ri-emergenza di una malattia, si potranno verificare epidemie più estese – perché ci saranno più soggetti non protetti – e più difficili da controllare. E poi c’è la protezione degli individui che pur essendo stati vaccinati non sviluppano una adeguata risposta immunitaria (non responder)».
Ecco, allora le giro una domanda fatta dalla responsabile del Comilva Puglia: se i genitori che hanno fatto vaccinare i loro figli ritengono in tutta coscienza che quella scelta sia valida e quel vaccino protegga il figlio dalle malattie, perchè temere poi un eventuale contagio?
«Non dobbiamo dimenticarci che nessun vaccino ha un’efficacia pari al 100%. Ciò vuol dire che ci sono sempre soggetti che, per ragioni costituzionali, pur vaccinati non sono in grado di sviluppare una adeguata risposta immunitaria (non responder). Inoltre, alcuni vaccini, così come le rispettive malattie naturali, non inducono una protezione immunitaria permanente; pertanto, se non si effettuano gli opportuni richiami, indicati nel calendario nazionale».
Ci dà dei dati precisi relativamente ai cosiddetti “casi avversi”, ovvero i casi che dimostrano una correlazione precisa da tra vaccino e complicanza?
«È necessario, prima, fare un chiarimento. Ci sono delle situazioni che la scienza ha dimostrato possono essere la conseguenza della somministrazione di un determinato vaccino, ma ogni caso deve essere valutato ed approfondito individualmente in maniera scientifica. Il fatto che un evento si verifichi dopo la somministrazione del vaccino, non implica che vi sia una correlazione causale. L’esistenza di una relazione temporale tra evento e danno, infatti, è un presupposto necessario ma non sufficiente a spiegare un rapporto di causalità. Altre condizioni devono essere prese in considerazione (quali la plausibilità biologica, la specificità, la consistenza, la forza dell’associazione) con un approccio rigoroso e scientifico. Dopo questa premessa, posso solo fare qualche esempio: la probabilità di complicanze associate alla vaccinazione contro il morbillo è di gran lunga inferiore o inesistente rispetto a quelle derivanti dalla malattia naturale (vedi tabella)».
E’ dimostrata la correlazione tra autismo e vaccino? Sentenze emesse da alcuni Tribunali italiani sembrerebbero andare in questa direzione…
«Lei ha ragione, la presenza di una possibile associazione causale tra vaccinazione (in particolare con il vaccino contro morbillo-parotite-rosolia o MPR) e autismo è stata estensivamente studiata. Questa ipotesi è stata sollevata negli anni ’90 da uno studio inglese, che sosteneva che il vaccino trivalente MPR potesse provocare un’infiammazione della parete intestinale, responsabile del passaggio in circolo di peptidi encefalo-tossici. Essa ha avuto una vasta risonanza, ma nessuno degli oltre 20 studi condotti negli ultimi 13 anni ha confermato che possa esserci una relazione causale tra vaccino MPR e autismo. Inoltre, gli stessi autori dello studio inglese hanno successivamente ritirato le loro conclusioni e dichiarato che i dati presentati erano insufficienti per stabilire una eventuale relazione causale e nel 2010 la nota rivista medica che aveva pubblicato lo studio nel 1998 lo ha formalmente ritirato. Oltretutto è stato recentemente riportato che, oltre ai difetti epidemiologici, numerosi fatti circa la storia anamnestica dei pazienti fossero stati alterati dall’autore principale per supportare la sua ipotesi e che l’intero studio fosse distorto da interessi economici. Questo medico è stato radiato dall’Ordine dei Medici per il suo comportamento».
Se una persona, in tutta coscienza, decide di non far vaccinare il figlio, va incontro a qualche conseguenza legale?
«Al momento, oltre ad una sanzione amministrativa, è prevista la segnalazione da parte della ASL al tribunale per i minori, che potrebbe decidere di far vaccinare il bambino anche contro la volontà dei genitori. Ma queste misure non sono quasi più applicate, in quanto l’approccio che si preferisce è quello di far comprendere che la vaccinazione è un diritto piuttosto che un obbligo».
Ultima domanda: secondo lei perché nel corso degli ultimi anni si è passati dalle vaccinazioni di massa a questa importante presa di posizione contro?
«Le vaccinazioni sono “vittime” del loro successo, per aver controllato o addirittura eliminato malattie infettive che hanno causato perdita di salute, invalidità e decessi, in quanto si perde nella popolazione, e in parte anche nella classe medica, il ricordo delle malattie stesse e si enfatizzano solo i presunti eventi avversi a vaccinazione. Bisogna far comprendere che le vaccinazioni sono tra gli interventi di prevenzione con il miglior rapporto costo/efficacia e, allo stesso tempo, hanno un bassissimo rapporto rischio/beneficio. E l’efficacia e il beneficio sono tanto più grandi quanto più si raggiungono e mantengono coperture vaccinali adeguate, necessarie non solo a proteggere direttamente i soggetti vaccinati, ma anche a proteggere indirettamente coloro che non rispondono in modo adeguato alle vaccinazioni, o non possono ricevere vaccini a causa di reali controindicazioni di tipo medico».
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