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POTENZA – Renzi, il Pd e i parlamentari lucani di centrosinistra. Sono loro il bersaglio comune delle invettive il giorno dopo la notizia del via libera del ministero dell’Ambiente a due istanze di ricerca di idrocarburi della Shell nel mar Ionio.
A guidare la fronda degli arrabbiati un pittelliano di ferro – ma col cuore a destra – come Luigi Bradascio, che in segno di protesta ha annunciato di rinunciare alla presidenza della IV Commissione.
«E’ accaduto quello che avevo pensato non potesse accadere mai». Ha dichiarato il medico materano. «Malgrado la Regione Basilicata ed il presidente Pittella abbiano mostrato da subito un atteggiamento dialogante, rispettoso dei ruoli e delle competenze istituzionali, malgrado siano stati onorati contratti firmati in un passato remoto da un’altra classe dirigente, malgrado Policoro e poi Termoli, malgrado la volontà espressa dai consigli delle regioni meridionali che mai come in questa occasione hanno dimostrato unità d’intenti e di visione politica, malgrado il ruolo guida assunto dalla classe dirigente lucana nella progettazione dei referendum anti trivelle».
In questo contesto Bradascio definisce «insignificanti» i 28 milioni di euro di finanziamenti inseriti nel disegno di legge di stabilità a Matera 2019. Nient’altro che briciole che dimostrerebbero «che non si ha nessuna voglia reale di puntare su questa grande occasione di sviluppo». Ma soltanto sulle ricchezze del sottosuolo lucano.
Dopo di lui si sono fatti sentire anche Giannino Romaniello (Gm) e Gianni Leggieri (M5s), che hanno usato parole infuocate contro i presunti responsabili della situazione, destinata a evolversi rapidamente con le autorizzazioni definitive alle esplorazioni sui fondali marini all’orizzonte del metapontino.
Romaniello denuncia l’arroganza di un governo che nonostante la richiesta ri referendum sulle nuove leggi “sblocca trivelle”, avanzata da 10 regioni: «va avanti per la sua strada di governo al servizio delle compagnie petrolifere. Questo non è un governo del fare, ma del lasciar fare ai poteri forti. Un Governo forte con i deboli e debole con i forti nella migliore tradizione della cultura antidemocratica della destra italiana ed europea».
Ma se Bradascio sembra salvare Pittella, e Romaniello i “compagni” del Pd lucano, Leggieri se la prende proprio con questo.
Il consigliere parla a nome dei 5 stelle, «consapevoli di non poter contare in alcun modo sui parlamentari lucani del Pd e sul Pd regionale, schiacciato drasticamente sulle posizioni del suo padrone romano», lanciando un appello «alle associazioni e ai cittadini». A favore dei referdum ma anche di nuove forme di «contrasto dentro le sedi istituzionali e fuori, al fine di tenere alta l’attenzione del popolo lucano su quanto sta accadendo».
«Mi chiedo ancora una volta dove sono i parlamentari del centrosinistra. A difendere le loro poltrone? Non certamente a difendere la volontà del loro popolo». Tuona il sindaco di Policoro Rocco Leone, che teme un giorno di svegliarsi scorgendo una piattaforma petrolifera a largo del suo mare. Per questo negli scorsi mesi ha protestato anche avviando un clamoroso sciopero della fame.
«Mi chiedo che fine ha fatto la democrazia – conclude il primo cittadino – poiché chi ci governa non prende per niente in considerazione la volontà di ben 11 regioni italiane che dicono no alle trivelle, ma continua a nella sua scelta scellerata permettendo alle società energetiche di continuare a chiedere nuove istanze di ricerca».
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