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MATERA – Tante storie dal mondo agricolo italiano, tanti drammi vissuti sulla pelle di chi da sempre lavora per nutrire il mondo, ma oggi vive una delle stagioni più drammatiche.
E’ la missione di cinque persone, che a bordo di un camper partito da Matera lo scorso 25 settembre, con a capo Gianni Fabbris di Altragricoltura, stanno animando la “Marcia per il Riscatto”.
«Siamo la marcia per il riscatto delle comunità rurali. -spiega Fabbris- Fino al 31 ottobre, data in cui è prevista la manifestazione conclusiva a Roma, rimarremo sul camper per documentare qual è lo stato delle regioni rurali italiane. Ci manca il Nord. Finora abbiamo girato il Sud. Tanto Sud. E il primo dato che è balzata subito ai nostri occhi, è la perdita di valore di ciò che viene prodotto nelle campagne.
In Puglia, ad esempio, a S.Giorgo jonico (Ta), le braccianti che ogni giorno prendono il pulmino e che fanno centinaia di chilometri per raggiungere i campi, sono ancora legate al doppio filo del caporalato e dello sfruttamento. Condizione, questa, connaturata al sottocosto con cui commercianti e grande distribuzione pagano frutta e ortaggi ai produttori. O tieni i costi di manodopera bassi, oppure sei fuori dal mercato. Sei superato dal prodotto ucraino (solo per fare un esempio)».
Il caporalato non nasce quindi dal nulla, ma da un sistema marcio alla radice. «In Calabria -prosegue Fabbris- passando per Rosarno, abbiamo incrociato realtà ancor più fuori controllo. Sfruttamento nelle campagne e ‘ndranghetisti, che invece sfruttano i contributi dell’Unione europea, senza però seminare alcunché. Un malaffare da milioni di euro. Scendendo giù per la Sicilia, se è possibile, il quadro diventa ancora più grigio. Siamo stati a Vittoria (Rg), dove un tempo c’era il mercato ortofrutticolo più ricco del Sud. Centinaia di autotreni smerciavano pomodori pachino in giro per l’Italia. Oggi solo briciole. E quel pachino non si capisce dove va a finire. In parte –ci dicono- raggiunge altri mercati del centro Italia per mischiarsi con “prodotto marocchino” prima di finire sugli scaffali con il marchio made in Italy.
Nel frattempo l’80 %, dei vecchi produttori, solo a Vittoria, si trova con le aziende all’asta. Ecco dove portano i debiti contratti con le banche in questi anni. Ciò che hai creato per una vita intera, ti viene soffiato con un’asta fallimentare. Ad un prezzo di un decimo del valore originario. Tutto ciò genera disperazione. L’abbiamo documentata. Disperazione e sensi di colpa per non essere riusciti a conservare le proprietà. In realtà, però, è il sistema a risultare malato. Un tempo la banca ti prestava i soldi. Oggi di te non ne vuole più sapere. In questo contesto di lento declino, sono le piattaforme commerciali a fare la parte del leone. A scapito di agricoltori e braccianti; sempre più anello debole della catena. Chiudiamo però con una nota positiva. La storia viene da Riace (Rc), dove il sindaco, Mimmo Lucano, è riuscito a fare dell’integrazione culturale, una virtù. Nel borgo rurale abbandonato – da intere generazioni fuggite verso Torino e l’Argentina – oggi vivono centinaia di famiglie straniere».
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