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POTENZA – «Uno scherzo». Quella frase, «Sono Denise, mamma», in risposta all’appello lanciato su Facebook dalla madre della bimba scomparsa nel 2004, non sarebbe nient’altro che un gioco crudele. Ma i carabinieri vanno avanti lo stesso, e nei giorni scorsi hanno già prelevato un campione di Dna alla ragazzina di Tito, che l’avrebbe postato, per effettuare un confronto genetico.
A dichiararlo al Quotidiano della Basilicata è la mamma della giovane al centro del caso rimbalzato dalla Sicilia in Basilicata, dopo la segnalazione di “Chi l’ha visto?” e una telefonata arrivata alla redazione della Rai di Potenza.
Raggiunta a casa, in un vicolo del centro storico del paese del potentino, la donna accetta di spiegare la sua versione dei fatti, a patto di non riprenderla né di fare fotografie. Trentenne, madre single, ha dato alla bimba il suo nome, ed è partita da Belgrado 14 anni fa. Parla con un italiano a tratti stentato, ma riesce a farsi capire bene. A vederla assomiglia in maniera evidente alla foto sul profilo Facebook della ragazzina che ad agosto ha fatto sussultare Piera Maggio, la madre di Denise Pipitone.
Questa situazione nasce anche per la somiglianza tra la ragazzina del profilo e Denise
«Sì ma io vi posso mostrare anche le foto di mia figlia quando era piccola… (mostra delle foto di una bambina in fasce e poi alcuni scatti più avanti nel tempo, ndr) C’è una somiglianza adesso che è grande, ma da piccola no. A me dispiace per la mamma di Denise…»
Non ha pensato di contattarla per spiegarle cosa è successo?
«Sì ma lei non ha voluto e ha ragione, pure io se ero come lei non dicevo niente…»
Da agosto, quando è comparso quel messaggio su Facebook, nessuno vi aveva contattato?
«Non sapevo niente. L’ho saputo 3, 4 giorni fa, quando è cominciato tutto, dopo la puntata di Chi l’ha visto? Mi ha chiamato il preside che mi ha detto di andare a scuola. Poi come sono uscita è arrivato il maresciallo dei carabinieri. Mi ha chiesto di andare in caserma con la bambina e allora ho saputo tutto quello che ha fatto mia figlia».
Non le aveva detto della telefonata con la giornalista di “Chi l’ha visto?”
«Lei mi ha accennato qualcosa. Ma io le ho detto di cancellare e bloccare tutto, perché io ho paura per le mie bambine perché uno non sa mai chi è che si fa avanti come giornalista. Succedono tante cose brutte».
Il suo cognome è già finito nelle carte dell’inchiesta sulla scomparsa di Denise perché a un certo punto la cercarono in un campo Rom dove c’era una persona che si chiamava così. Ha parenti che stanno in Sicilia? E’ mai stata in un campo Rom?
«No, io non sono mai stata in Sicilia e nemmeno in un campo Rom. Io ho paura di loro. Io sono serba, serba. Di Belgrado. La piccola aveva 9 mesi quando è entrata in Italia. Siamo arrivati nel 2004, proprio quando è scomparsa Denise, e siamo stati prima a Crotone e poi qua. Lei ha undici anni. Io non ho nessuno qui in Italia. I miei sono tutti in Germania».
Ma a sua figlia l’ha ammesso di aver scritto questo messaggio?
«Io non dico che mia figlia non ha sbagliato. Mia figlia ha fatto uno scherzo terribile. Lei mi ha detto: “Mamma ho fatto uno scherzo”. Non riesco nemmeno io a capire perché. Prima ha detto che non è stata lei, poi ha detto che è stata lei. Comunque dal suo profilo è uscita questa cosa. Ora i carabinieri hanno fatto già il test del Dna e aspettiamo i risultati per far finire questa storia».
Cosa vorrebbe dire a Piera Maggio, la madre di Denise Pipitone?
«Mi dispiace perché questa storia la seguo dall’inizio e mi posso immaginare come si sente una madre quando gli arriva questo cavolo di messaggio. Mi inginocchierei davanti a lei per chiederle scusa (si commuove, ndr) Non saprei nemmeno quale scuse chiedere a lei, alla mamma che è distrutta perché non sa che fine ha fatto la bambina. E anche al papà».
Quindi nemmeno un’amica può averle preso il telefonino?
«No, io non posso dire che sono stati altri se non è vero. Lei me lo ha detto, dopo che mi ha visto piangere e l’ho fatta ragionare un po’. Le ho detto che non deve mai più fare una cosa del genere perché ci sono tanti bambini scomparsi. Ormai il cellulare ce l’ho io e lei non lo tocca più. Gliene prenderò un altro buono solo per telefonare. Anche i carabinieri le hanno chiesto “Perché lo hai fatto? Che cosa hai fatto?” E lei ha detto a loro la stessa cosa che ha detto a me. Mia figlia ha rovinato anche la sua vita: ora non esce più, la prendono tutti in giro. Io sono anche disponibile per venire incontro a quella mamma, dato che assomiglia a sua figlia, a lasciarla due o tre giorni con lei. Per passare un po’ di tempo con la bimba, se la fa sollevare un po’…»

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