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POTENZA – Se ne è parlato per anni. Gli artigiani potentini, tra i pochi a non poterne usufruire, la chiedevano a gran voce. Ma, nonostante sia stata inserita in quasi tutti i programmi elettorali, alla fine quell’area artigianale mai si è tradotta in realtà.
Se ne torna a parlare ora, in una fase di crisi economica che pare senza fine. In un momento in cui gli artigiani che riescono a mantenersi in vita avrebbero davvero bisogno di un aiuto concreto. E a parlarne sono tre capogruppo comunali, Gianpiero Iudicello (Partito democratico), Gianluca Meccariello (Insieme si cambia) e Sergio Potenza (Popolari Uniti).
Con una nota congiunta, i tre capogruppo propongono «un’area artigianale che sia oltre che il centro in cui localizzare gli insediamenti di attività artigianali e produttive anche il luogo in cui sperimentare e praticare innovazione o formazione qualificata e legata al tessuto produttivo. Un incubatore dove oltre che produzione e vendita si producano idee e si formino professionalità. Sono anni che se ne parla, sono state anche individuate alcune possibili zone da destinare a tale scopo, ma non si è fatto nessun concreto passo in avanti».
Secondo i consiglieri, quindi, «il rilancio della base produttiva della città (terziaria, industriale, artigianale), trascurato in molte delle analisi e delle proposte sulla città di Potenza deve essere tema centrale di discussione in quanto strumento principale di riduzione della disoccupazione in particolare di quella giovanile. I dati Istat ed Eurostat ci dicono che il fenomeno ha una sua rilevante gravità nella nostra città».
Secondo i tre consiglieri ora ci sarebbero degli strumenti in più per realizzare l’obiettivo.
«Da poco abbiamo uno strumento in più: la legge regionale sull’artigianato che fa seguito alla legge quadro nazionale, che demandava alle regioni le funzioni in materia di artigianato per quello che riguarda credito e degli incentivi. Una legge che può essere insieme ai fondi previsti nel Fse un utile strumento (che va adeguatamente sostenuto e dotato di risorse) di finanziamento».
In questo contesto torna centrale il centro storico: i cosiddetti sottani, oggi disabitati e deserti, «con apposita deroga da attuarsi mediante variante urbanistica per la destinazione di uso e le altezze minime, possono diventare luogo privilegiato di insediamento di attività di artigianato artistico contribuendo a far rivivere il centro».
E ancora: «il settore dell’edilizia è in uno stato di fermo totale. In tale direzione si deve lavorare nell’immediato alla cantierizzazione delle opere già finanziate e previste nei Pisus e alla realizzazione del piano città, progetto con il quale il comune di Potenza si è aggiudicato una bando nazionale. Non si capisce perché questo importante progetto che oltre a contribuire in maniera rilevante al superamento della atavica questione di “Bucaletto”, vedrebbe in tempi brevi investimenti complessivi per circa 70 milioni di euro, sia fermo al palo. Bisogna pianificare e creare un sistema di opportunità e incentivazioni. Sia nel Fesr che nel Fse ci sono canali e opportunità di finanziamento in tal senso. E’ fondamentale che tutte le azioni vedano il più vasto coinvolgimento dei professionisti della città».
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