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POTENZA – Piena disponibilità da parte della Ewe Srl, committente per la realizzazione del parco eolico in contrada Bizzarro, a San Nicola Di Melfi, a trovare una soluzione al problema dei mancati pagamenti da parte di Cedelt Spa, appaltatrice dei lavori, alle numerose aziende lucane e non che in questi mesi sono state impegnate nella costruzione del parco.
E’ quanto emerso all’incontro convocato ieri dalle sigle sindacali di categoria Cgil, Cisl e Uil con il Prefetto di Potenza Antonio D’Acunto, alla presenza del rappresentante legale del titolare del parco eolico e del sindaco di Melfi Livio Valvano. Da un mese i lavoratori protestano davanti al cantiere in quanto da marzo non percepiscono lo stipendio. Il sit in di protesta continuerà almeno fino a venerdì, data indicata approssimativamente per la consegna da parte della Ewe ai sindacati di tutta una documentazione necessaria alla valutazione delle azioni da intraprendere per sbloccare la situazione.
Si tratta di un appalto molto importante, pari a circa 100 milioni di euro tra il parco eolico di contrada Bizzarro, l’ultimo in ordine di tempo, e altri due parchi eolici della stessa zona, i cui committenti sono Breathe energia e Alfa wind, con in totale 43 pale di 2 e 3 mega.
Un appalto che si allarga a macchi d’olio se si include anche la sottostazione del parco eolico di Genzano, sempre opera della campana Cedelt. In tutto sarebbero coinvolte 200 unità lavorative e almeno una quindicina di aziende presenti sul territorio. Considerando anche l’indotto, tra fornitori e quant’altro, il danno economico riguarda una fetta molto cospicua del settore.
Il “buco” con cui devono fare i conti le imprese creditrici nei confronti di Cedelt, secondo un calcolo delle stesse, sarebbe di almeno 10 milioni di euro, di cui 6 per quelle lucane. La Ewe, però, ha dichiarato ieri al tavolo di essere in debito nei confronti di Cedelt di soli 1 milione e 300 mila euro. Non trova dunque alcuna spiegazione agli occhi dei lavoratori e delle ditte in questione il concordato preventivo del 23 luglio presentato da Cesdet al Tribunale di Avellino, con cui in sostanza l’impresa dichiara una crisi finanziaria in base alla quale chiede un accordo con i creditori per il risanamento. Anche perché, come fanno notare le imprese, fino a due mesi prima del concordato il Cesdet aveva proseguito i lavori senza far pensare minimamente a una qualsiasi difficoltà economica. Tuttavia è proprio in virtù del concordato preventivo che subentrano le difficoltà nella positiva risoluzione della vertenza. Il rischio, secondo i creditori, non è quello di lasciare l’ennesima cattedrale nel deserto con un’opera incompiuta dal momento che i lavori sono fortunatamente quasi giunti al termine, quanto piuttosto una grande perdita in bilancio difficile da colmare in futuro, con ripercussioni forti sulle piccole realtà imprenditoriali coinvolte e la manovalanza impiegata.

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