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MONSIGNOR Ligorio ha una difficile eredità. E’ inutile girarci intorno. Il nome di Monsignor Superbo, gioco forza, è legato e lo sarà a quello della vicenda Claps. Una storia che ha “segnato” non solo l’arcivescovo, ma l’intera diocesi.
Eppure Superbo nei primi anni da pastore, aveva voluto dare un metodo sperimentato nei suoi anni precedenti all’arrivo a Potenza. Prima a Sessa Aurunca, zona difficile che ancora oggi ha a che fare con la criminalità. Poi il ritorno in Puglia e poi l’arrivo a Potenza. Durante è stato assistente dell’Azione cattolica italiana. Dialogo con i parroci (anche se la dialettica e la critica non sono mancati in questi anni con alcuni sacerdoti), dialogo con le istituzioni anche se in diverse occasioni ha fatto la voce grossa, prediligendo i poveri e i deboli, in perfetto spirito francescano. In molti non lo sanno. Sovente paga di persona le bollette a chi chiedeva aiuto bussando alla curia. Non è improbabile poi trovarlo mentre fa la spesa. In questi anni non è mai cambiato. Poi è arrivato il caso Claps. L’ombra sulla Chiesa potentina, le accuse della famiglia, quelle dei mass-media (Chi l’ha visto? su tutti). E l’uomo e il vescovo (ma anche parte della comunità diocesana), invidiato da buona parte d’Italia (monsignor Superbo ha molto credito al di fuori della regione) è rimasto impigliato nelle sabbie mobili del caso. Eppure se si guarda con attenzione a quanto è successo, Superbo ne esce pulito. E non perché è un prelato. Gli inquirenti, infatti, non gli hanno risparmiato nulla come è giusto che sia. E’ stato indagato, intercettato a telefono, pedinato dalla polizia per cercare di trovare un nesso tra lui e il ritrovamento della povera Elisa Claps. Ma nulla. La prima indagine, ha visto le donne delle pulizie e non lui, rinviate a giudizio. La seconda, scaturita da una denuncia della famiglia Claps, così come riportava il settimanale Panorama nell’agosto del 2012, è finita con una richiesta di archiviazione da parte del pm di Salerno. Nulla, dunque. Ieri mattina dopo una comunicazione del pomeriggio di domenica, ha voluto incontrare i parroci e i diaconi. Dopo alcuni avvisi che riguardavano l’anno della misericordia, a mezzogiorno in punto, in contemporanea con Matera (almeno questi erano gli accordi) ha dato la notizia della sua rinuncia e della nomina di monsignor Ligorio. Nel suo breve messaggio non ha usato paroloni, ma solo la semplicità che lo ha sempre contraddistinto. «Stamattina – ha detto ai sacerdoti – ho celebrato una messa di ringraziamento per gli anni che ho passato in diocesi. Colgo l’occasione per ringraziarvi e vi chiedo scusa se alcune volte non ci siamo intesi». L’incontro si è concluso con una preghiera. Monsignor Superbo resta amministratore diocesano almeno fino all’entrata di Ligorio. Conserva cioè tutte le prerogative di un vescovo ordinario. A Potenza e alla diocesi è molto legato. Non è escluso che voglia rimanere per un po’ di tempo nella terrà che lo ha ospitato per 14 anni. Intanto parole di riconoscenza verso monsignor Superbo sono state espresse dal laicato cattolico della diocesi. In una nota, il delegato Gianfranco Grano: «esprime profonda gratitudine al vescovo Agostino Superbo, che, negli anni del suo ministero a servizio della Chiesa di Potenza, Muro Lucano e Marsiconuovo, il quale ha sostenuto il laicato cattolico nel suo impegno di vivere in una piena dimensione di comunione all’interno della comunità cristiana e ha aperto canali di leale comunicazione con la società civile, insegnando a intessere ovunque legami di feconda collaborazione». «Alla gratitudine per il nostro “don Agostino”, – conclude – si aggiunge la trepidante attesa del nuovo Pastore, al quale il Laicato assicura fin da ora leale cooperazione e fedeltà pastorale».
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