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POTENZA – La Clinica Luccioni resta «un patrimonio per la città e per l’intera regione» ecco perché «siamo pronti a investire e a delocalizzare».
E’ quanto afferma il titolare della Clinica privata Luccioni Walter Di Marzo, in una conferenza stampa a seguito della notizia della sentenza del Consiglio di Stato che ha ritenuto legittima la scelta delle amministrazioni locali di negare il rinnovo delle autorizzazioni all’esercizio delle attività a causa di carenze strutturali non sanate, ribaltando la sentenza del Tar Basilicata che, il 28 febbraio del 2013, aveva invece condannato Regione Basilicata e Asp.
Di Marzo è ben consapevole dei limiti della struttura, a partire dalla mancanza di parcheggio in via Mazzini, dove è ubicata, ed è pronto ad affrontarli purché dalla Regione Basilicata arrivino indicazioni sulle funzioni da svolgere.
«Così com’è oggi la clinica, con le funzioni che ha – dice Di Marzo – non potrebbe andare da nessuna parte. Quando è nata, 60 anni fa, molte delle funzioni che vengono svolte adesso erano ridotte. Visto che in questa regione il privato non esiste, si vuole fare un piccolo passo e investire in tal senso? Io ho tutte le intenzioni di mettermi in linea con le normative attuali nazionali ma anche europee, ma non posso fare degli adeguamenti ora e trovarmi magari tra tre anni con un’altra sentenza del Tar che mi obbliga a fare ulteriori adeguamenti».
La Regione Basilicata, su questo, è già stata sollecitata più volte, con una lettera nel 2014 e un’altra un paio di mesi fa, prima dell’estate. «Mi auguro che questa sentenza – continua Di Marzo – possa essere un’ulteriore sollecitazione».
Intanto la clinica non solo lavora, ma anche a pieno ritmo. Nell’arco di tre anni secondo i dati forniti dalla stessa struttura sanitaria, il personale sarebbe triplicato così come anche l’utenza, raddoppiata e costituita prevalentemente da lucani ma con una forte crescita di quella proveniente da regioni limitrofe quali Puglia, Campania e Calabria, contribuendo ad incrementare quella mobilità attiva (migrazione sanitaria di pazienti extraregionali in Basilicata) che in termini economici farebbe bene alla città e alla regione.
Al di là dei numeri, ci sarebbero fatti tangibili come la nascita di bed and breakfast in zona.
«L’apertura ad altre regioni – spiega Di Marzo – è stata dovuta a una necessità perché con le prestazioni che la clinica offre occorrono delle manutenzioni costanti che rendono questa struttura impegnativa da un punto di vista economico, specialmente se consideriamo i tetti massimi di budget stabiliti dalla Regione Basilicata. Noi vorremmo più di chiunque altro soddisfare principalmente l’utente lucano, ma dobbiamo capire prima di tutto quali funzioni dobbiamo assolvere».
L’istituto clinico Luccioni è in grado di ospitare pazienti in regime di ricovero per patologie non urgenti riguardanti i reparti di chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, ginecologia, urologia e diagnostica.
Ha due sale operatorie e un piccolo ambulatorio di chirurgia minore gratuito: un neo sospetto, una piccola ferita, un’unghia incarnita.
«In qualche modo vorremmo essere sinergici rispetto alla domanda che viene dal territorio, limitando quella migrazione sanitaria che lo contraddistingue e continuando ad essere un’opzione sia per la città che per il sistema sanitario regionale».
Al vaglio della clinica, infine, ci sarebbero delle opzioni di localizzazione, sempre nel capoluogo nel quale senza alcuna ombra di dubbio la clinica vuole restare.

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