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POTENZA – E’ stato assolto «perché il fatto non costituisce reato» l’ex comandante della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri di Potenza, accusato di omessa denuncia dopo la scoperta di una pistola misteriosa nascosta nella saletta “bunker” al pian terreno del Palazzo di giustizia.
Così ha deciso la Corte d’appello di Potenza presieduta da Vincenzo Autera, a latere Pasquale Materi e Rosa D’Amelio. In primo grado il tenente colonnello Antonio Massaro era stato condannato a 4 mesi di reclusione anche se coi benefici della sospensione della pena e della non menzione sul casellario giudiziario.
Il giallo sulla pistola con la matricola illegibile, scoperta a novembre del 2010 negli uffici dei carabinieri all’ingresso dell’ “astronave” di via Nazario Sauro, era venuto alla ribalta qualche mese dopo. A causa di un esposto anonimo indirizzato anche alle redazioni delle principali testate giornalistiche locali.
Il lavoro degli investigatori per risalire alla sua provenienza e a chi ne avesse la materiale disponibilità è stato certosino. Ma il caso ha finito per attrarre anche l’interesse della stampa di fuori regione, quando si è sparsa la notizia – poi smentita – che l’arma potesse essere l’introvabile calibro 22 long rifle del mostro di Firenze.
Lo stesso Massaro aveva avviato una serie di verifiche prima di comunicare l’accaduto alla Procura della Repubblica. Anche per capire se potesse trattarsi del reperto di qualche indagine passata per quegli uffici. Solo che proprio questo “ritardo” nell’informare i magistrati della scoperta gli sarebbe costato l’incriminazione per omessa denuncia.
Dagli accertamenti è venuto a galla che due Beretta identiche, calibro 22 short, e con un numero di matricola molto simile (per quanto leggibile) erano state vendute a Roma e a Capaccio rispettivamente nel 1961 e nel 1965.
Inoltre in laboratorio erano tornate alla luce 4 delle 5 cifre (#3322) del numero di matricola, che qualcuno aveva provveduto a limare rendendolo irriconoscibile. In più si era riusciti a stabilire «l’andamento curvilineo» della metà inferiore della prima cifra, quasi del tutto cancellata (la prima da sinistra dopo la lettera “C”), restringendo il campo a «un 3, un 5, un 6, un 8 un 9 o uno 0».
A questo punto è venuta in soccorso la Beretta che nell’anno di produzione indicato dalla punzonatura sul fusto, e con le ultime quattro cifre della matricola già individuate in quanto chiaramente leggibili, ha comunicato di aver prodotto solo due armi: una col 3 come prima cifra della matricola e un’altra col 5.
Che fine avevano fatto? Smarrite entrambe, secondo i dati acquisiti da un approfondimento ulteriore del comando provinciale dell’Arma.
La prima – venduta a Roma nel 1961 – assieme al suo proprietario: un argentino irreperibile da tempo. La seconda – venduta ad Agropoli nel 1965 – soltanto due anni più tardi, quando a causa di una forma acuta di «alienazione mentale» è stato revocato il porto d’armi al suo proprietario, e la moglie l’ha consegnata alla stazione dei carabinieri di Capaccio. Solo che dal loro archivio è venuto fuori un documento del 1969, per l’esattezza una lettera di trasmissione, che attesta il deposito della pistola di Agropoli da parte dei militari che all’epoca erano in servizio alla Direzione di artiglieria di Napoli. Ma di verbali dell’avvenuta consegna o annotazioni di ricevuta nemmeno l’ombra. Tantomeno nei depositi dell’ex direzione di artiglieria.
«In mancanza del verbale di versamento dell’arma – spiega una nota di febbraio del 2012 a firma del capitato Milone – quell’ente non è in grado di fornire le informazioni richieste, ovvero se l’arma sia stata effettivamente versata stante anche l’epoca del presunto versamento risalente a oltre 40 anni addietro».
Quindi le tracce di quella pistola finiscono lì.
Se sia davvero quella la 22 scoperta nella saletta “bunker” dell’aliquota di polizia giudiziaria dei carabinieri di Potenza, chi l’abbia portata negli uffici, e perché, resta comunque un mistero irrisolto.
Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni.
Attualmente Massaro comanda la sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri di Lecce.
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