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UN TALK show coinvolgente e ricco di spunti etici e morali quello che ha ha concluso la tappa materana del progetto “Razzisti? Brutta razza”.
L’evento, ideato e voluto dalla Commissione Figc per l’integrazione coordinata dall’ex atleta Fiona May, campionessa indimenticata nel mondo dell’atletica leggera italiana, ha coinvolto anche questa mattina tantissimi giovani e giovanissimi della scuole primarie e secondarie del materano, portando un messaggi di accettazione, condivisione e accoglienza, dando un calcio a quello che è il brutto esempio che spesso viene dal mondo del calcio, quello del razzismo appunto. «Nessuno nasce razzista, purtroppo si impara ad esserlo crescendo», questa in sintesi l’analisi condivisa tra gli ospiti accolti con entusiasmo da oltre 400 ragazzi, intervenuti grazie alla collaborazione dell’ufficio scolastico regionale, tra i quali anche una numerosa delegazione dei richiedenti asilo delle Comunità Minori Stranieri di San Chirico Raparo e Sant’Arcangelo di Potenza.
All’appuntamento con il talk show ideato e condoto dal giornalista Antonello Piroso, erano presenti grandi personaggi dello sport italiano e anche materano, da Gianni Rivera a Carolina Morace, passando per il campione del mondo 1982, materano, Franco Selvaggi; o alla materana d’adozione Anna Maria Marasi, vincitrici di scudetti, coppe campioni, coppe Italia e anche altre competizioni internazionali con la maglia della mitica Pvf. Ognuno di loro ha portato un pò della propria esperienza sul palco dell’auditorium del Consevatorio “Gervasio” di Matera. «Ai ragazzi non viene mai chiesto cosa pensano della vita e come reagiscono ai fenomeni di discriminazione – ha sottolineato la May – dobbiamo ascoltarli e parlare loro con un linguaggio chiaro e diretto per spiegargli che la società è come una squadra, composta da calciatori con diverse caratteristiche, con ruoli differenti, che giocano uniti per raggiungere uno scopo comune».
Un messaggio che, ancor più chiaro e diretto, è stato lanciato da Gianni Rivera, indimenticato campione, ed oggi presidente del Settore Tecnico della Figc. «La sensibilizzazione verso questo tema è trasversale, dobbiamo agire per educare i tifosi. L’atleta accetta all’origine di condividere giustamente un percorso di integrazione, a maggior ragione nel calcio che è uno sport di squadra. Il messaggio è chiaro: esiste solo la razza umana, non ce ne sono altre in concorrenza». E per Carolina Morace, la prima allenatrice donna in uno sport quasi prettamente maschile: «La Figc con questo progetto ha dimostrato una grande sensibilità – ha affermato Carolina Morace, premiata in questa occasione con la Hall of Fame del calcio italiano, proprio da Rivera – purtroppo contro l’ignoranza dei singoli i percorsi sono necessariamente lunghi. Appare sempre più chiaro che i fenomeni di razzismo negli stadi danno un immagine pessima dell’Italia all’estero».
Un concetto ribadito anche dalla Marasi e da Selvaggi. La manifestazione, dopo lo spettacolo “rumoroso” di Antonio Caiazza si è concluso con un lunghissimo applauso.

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