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MIGLIONICO – Angiolino Contini, partigiano in Emilia. Nel 70° anniversario della fine della II Guerra Mondiale (2 settembre 1945), la storia del partigiano miglionichese Angiolino Contini è stata rivissuta e raccontata per essere d’esempio alle nuove generazioni, di quanto la lotta partigiana formò le coscienze degli uomini dell’epoca, che lottarono duramente in ogni anfratto ed in ogni modo per assaporare la libertà.
A Guastalla (Re), cuore della Resistenza nazifascista, dove numerose furono le case di latitanza utilizzate dai partigiani per riunirsi, accogliere e salvare vite umane, qualche settimana fa si è voluto rendere omaggio, ponendo una lapide su una di queste, per ricordare il partigiano Irmo Pazzi. Organizzato dall’Anpi e dal Comune emiliano a casa Pazzi, situata nella frazione San Rocco di Guastalla, sono stati invitati gli ex partigiani e loro parenti. Quegli uomini che formarono le prime squadre partigiane e diedero alla Resistenza figure di primo piano come Attilio Gombia, organizzatore della lotta partigiana nel Triveneto o James Malaguti, comandante della 77^ Brigata Sap (Squadre di Azione Patriottica), erano a Guastalla per ricordare.
Anche Pasquale Contini, figlio del defunto Angiolino, dopo essere stato rintracciato e contattato da parenti della famiglia Pazzi, una delle famiglie più numerose della Resistenza di Guastalla, ha voluto essere presente alla manifestazione.
E dalla viva voce del partigiano, Giovanni Pazzi, ha potuto ascoltare l’importante testimonianza: «Io ed Angiolino Contini, originario di Miglionico, facevamo parte della 77° Brigata Sap di San Rocco e stavamo lavorando con la vanga in un vigneto. Nel mentre, in bicicletta arrivava il barbiere di San Bernardino, Oscar Consolini, il quale asseriva di far parte di altra Brigata partigiana della vicina S. Bernardino di Novellara, ma che voleva aggregarsi alla nostra. E proprio mentre si discuteva, un aereo in fiamme apparve nel cielo e creando una lunga scia di fumo nero, si andò a schiantare nelle campagne di San Bernardino mentre il pilota si lanciò con il paracadute. Io abbandonai la vanga ed iniziai a correre verso il pilota per salvarlo dalla Brigata nera e dai tedeschi, quelli che l’avevano abbattuto con la contraerea e che, nel giro di 15-20 minuti, lo avrebbero raggiunto per ucciderlo. Angiolino Contini, con la vanga in mano, e Oscar Consolini con la sua bicicletta, restarono indietro ma mi seguirono e raggiungemmo il pilota caduto a circa 1 km da noi. Il pilota era spaventato non sapendo né chi fossimo e né se poteva fidarsi di noi. Lo aiutammo a liberarsi di tuta e paracadute, rivestendolo con parte del nostro abbigliamento per camuffarlo, mentre Oscar Consolini si occupò di nascondere divisa e paracadute sotto un ponte, dove vi restò poi tutta la notte, visto che nel frattempo erano giunti in motocicletta due fascisti da Novellara che cercavano il pilota dell’aereo abbattuto. Angiolino mi fece da staffetta, camminando davanti a me di 150 metri per segnalarmi eventuali pericoli e portammo il pilota brasiliano, Theobaldo Antony Kopp in salvo nella casa di latitanza della famiglia Donelli dove si nascondeva anche il capitano dei partigiani, Malaguti detto Smit». Un racconto che ha commosso non poco il figlio di Angiolino, che ha percorso oltre 1.500 km per andare a ritirare personalmente l’attestato di benemerenza che l’Anp ed il Comune di Guastalla hanno voluto dedicare a suo padre. Un racconto che aveva ascoltato dal padre decine di volte, ma al quale non ci aveva dato, negli anni della gioventù, gran peso. Ora a distanza di 70 anni e con la documentazione storica, raccolta dal figlio di Giovanni Pazzi, Massimo, che lo ha portato a conoscere ogni dettaglio di quel periodo, il suo sentire è cambiato: «Ringrazio di cuore l’amico Massimo Pazzi, esordisce Contini, che si è prodigato sia nella ricerca storica che nel risalire a noi, discendenti di quell’Angiolino di cui il padre gli aveva sempre parlato. E’ grazie a lui che oggi sono ancor più orgoglioso di mio padre».

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