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MATERA – “Un sistema che pensi ai treni, alle tecnologie, ai servizi integrati e se necessario poi alle infrastrutture”. Con queste parole l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Mario Elia spiega di fatto le strategie dell’azienda nelle scelte in atto anche per il Sud Italia nel faccia a faccia di ieri mattina nell’ambito della Biennale della Memoria a Casa Cava, con le interviste di Giuseppe Di Tommaso direttore della Gazzetta del Mezzogiorno.
E quanto a Matera ed alla Basilicata Elia spiega: “Il progetto che riguarda il collegamento della Matera – Ferrandina è l’unica di carattere ferroviario tra le 800 incompiute nell’elenco stilato dal Ministero dei trasporti, in ultimo credo che la mancanza di un accordo tra Puglia e Basilicata abbia bloccato quel progetto, oggi per completarlo ci vorrebbero circa 200 milioni di euro.
Noi stiamo lavorando per riuscire a velocizzare la rete che già c’è e con un pendolino ad esempio sarà possibile raggiungere Potenza da Roma in meno di tre ore, da lì attraverso un utilizzo integrato dei mezzi si potrà arrivare anche a Matera.
Noi comunque rimaniamo aperti alle ipotesi, ci sono queste che stiamo valutando e che permettono rapidamente soluzioni e ci sono quelle che richiedono un intervento infrastrutturale che ha costi, tempi, progettazione”.
Elia si guarda bene dal dire no alla Matera – Ferrandina ma di certo senza un input chiaro dalla parte politica nazionale o regionale e senza le risorse economiche, la strada percorsa sarà quella già illustrata.
“Perchè non potenziare la rete fino a Ferrandina o Metaponto?
In modo da arrivare da Ferrandina a Roma magari in tre ore e mezzo? Si tratta di avere servizi integrati che consentano di ottenere al meglio un risultato, prendere un bus da Potenza ed arrivare in un’ora a Matera con Potenza raggiungibile in meno di tre ore da Roma mi pare un passo avanti. Poi se ci saranno altre necessità le valuteremo”.
Per il resto lo stesso Elia ha confermato una serie di interventi per migliorare la rete esistente portando la velocità ai 200 chilometri “sono tante le opzioni che abbiamo in questo senso e che ci farebbero ridurre i costi senza dover intervenire cambiando i binari e le infrastrutture, cosa che richiederebbe un investimento ben più alto.
Noi siamo un’azienda che cerca di lavorare ed andare avanti con le risorse e le possibilità che il mercato offre senza gravare ulteriormente sul Ministero dei trasporti malgrado abbia un accordo possibile da applicare per situazioni non particolarmente favorevoli.
Il lavoro che stiamo facendo» ha continuato Eluia, «punta ad andare ad esempio da Napoli a Reggio Calabria in tre ore e mezza, punta a procedere sulla linea veloce di collegamento tra Napoli e Bari, punta a migliorare il collegamento sulla dorsale adriatica da Milano a Bari».
Quanto alla questione del Freccia rossa che si ferma a Bari e non giunge fino a Lecce, caso che è diventato oggetto di un confronto in commissione parlamentare e che ha visto saltare un incontro, proprio pochi giorni fa tra Emiliano e lo stesso Elia, l’amministratore di Ferrovie dello Stato spiega: «è stata una questione di coerenza istituzionale, non c’è stato alcun forfait con Emiliano.
Poi entra nel dettaglio, noi non abbiamo ridotto nulla, abbiamo aggiunto, avendone la possibilità un Freccia Rossa che è inizalmente previsto copra solo i capoluoghi di Regione, oggi per arrivare a Lecce servirebbe un nuovo e diverso modello organizzativo oltre ai costi che cambierebbero.
Ma non è questo il problema principale, io penso che la questione principale sia la scelta di un diverso tipo di collegamento e di organizzazione che richiede un confronto complessivo con il Governo e le Regioni in un tavolo come lo stesso sottosegretario De Vincenti aveva in qualche modo anticipato».
Altro intervento in programma e che a breve sarà completato è poi quello che riguarda la Potenza-Foggia, lungo un’altra importante direttrice di collegamento: «si sta lavorando anche lì, c’è una progettazione, c’è l’avvio di un lavoro di elettrificazione in corso.
Sarà importante anche nell’ottica di interventi migliorativi lungo la dorsale adriatica».
Sull’alta velocità ancora Elia ha spiegato: «oggi per procedere all’alta velocità occorrerebbe rivedere la distanza dei binari di almeno cinquanta centimetri e non è poco visto che su alcuni tratti ci muoviamo nel rispetto al millimetro delle necessità.
Qui si tratterebbe di un intervento importante e comunque molto dispendioso.
Poi bisognerebbe anche definire le stazioni in cui il treno dovrebbe fermare che dovrebbero rispondere alle maggiori necessità.
Altrimenti un’alta velocità non avrebbe senso. E’ un processo articolato. Io per ora ribadisco che noi procediamo in una maniera ben chiara: i treni, la tecnolgoia e i servizi integrati. Sono le priorità. Poi se c’è la necessità di un intervento infrastrutturale faremo anche quello».
p.quarto@luedi.it
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