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MATERA – La futura capitale europea della cultura, ha ancora bisogno di un collegamento ferroviario, perchè il target medio del turista viaggia ancora su treno.
E’ questo, in sintesi, il pensiero dell’artitetto Lorenzo Rota (nella foto), noto urbanista e pianificatore, intervenuto ieri al “Ci riguarda” come coordinatore del tavolo tecnico su “Mezzogiorno e gap infrastrutturale”, parlando sì di Matera, ma inserita in un discorso regionale.
«Con la novità di Matera 2019, nel senso dell’utenza che la città porta alla Basilicata -ha spiegato al Quotidiano- è necessario approfittare di questa occasione per investire sulle infrastrutture dell’intera regione, facendo il salto di qualità. Il treno è ancora una priorità, tanto più oggi perchè abbiamo un aumento dell’utenza; c’è il mercato, mi dice un motivo per cui dovremmo regalarlo ai cugini pugliesi? Il turista medio, quello che vediamo a Matera tutti i giorni, viaggia in treno, che è il mezzo di comunicazione più normale e semplice, ci mette in rete con tutta Italia. Il quadro infrastrutturale nazionale, oggi deve tener conto dell’accessibilità a Matera, e deve fare in modo che sia equilibrata, ovvero che si possa arrivare in città sia dal Tirreno, che dall’Adriatico. Con l’opportunità che, se vengo dall’Adriatico passo anche da Potenza, quindi viene coinvolto tutto il territorio».
Poi c’è il tema caldo delle strade: «Qui il discorso da fare è quello del “Ten-T” europeo, ovvero la connessione Trans european network trasport, secondo la direttriche che parte dal Helsinki-Stoccolma-Berlino, fino alla dorsale tirrenica, dove a Salerno ci sarebbe lo snodo già finanziato, per scendere fino a Malta. Bene -prosegue Rota- da Salerno deve partire il nostro corridoio, che attraversa la Basilicata fino all’Adriatico, e a Sud verso lo Jonio. L’alternativa è che la Basilicata si divida in due, metà con la Campania e metà con la Puglia. Allora, poichè il Pon nazionale mette in primo piano il collegamento dei territori con la rete Ten-T, perchè non ipotizzare un corridoio Salerno-Potenza-Ferrandina-Matera-Bari, un collegamento naturale alla rete europea, ramificandosi a sud verso lo Jonio. Tutto deve essere intermodale, ovvero strade a doppia carreggiata, non esistono più le strade C1 come la Matera-Ferrandina. Questa deve essere la spina dorsale ferrata della Basilicata, che consentirebbe tra l’altro di allacciare finalmente i rapporti con i cugini potentini».
Marta Ragozzino, da poco a capo del neonato Polo museale regionale della Basilicata, ha precisato di partecipare con un ruolo tecnico e non politico, rilanciando l’idea innovativa del museo che vive, sul modello recentemente inaugurato dall’amministrazione comunale di Policoro, sostenuto dal Pmrb. «Sono lieta di essere stata coinvolta in questa iniziativa -ha detto- il neonato Polo si occuperà della valorizzazione dei musei statali, noi ne abbiamo 12, a cui si dovranno aggiungere altri presidi culturali, creando una rete. Matera 2019 è un’opportunità di accellerazione, i musei da noi non sono una fonte di economia, perchè non abbiamo grandi numeri come i Musei vaticani o gli Uffizi; abbiamo una dimensione da Musei di comunità, luoghi di cultura in forte relazione con la comunità locale. Non un presidio arroccato, dunque, ma che vive attivamente nella comunità. L’esempio di Policoro è la novità in tal senso, il primo passo reale».
Di sanità e ospedali-territorio ha parlato il sottosegretario Vito De Filippo: «A livello nazionale, dal 2014 c’è il Patto per la salute con standard di efficienza ed appropriatezza delle prestazioni sanitarie. Sul tema recente dei tagli alle prestazioni ritenute inutili, c’è un tavolo aperto con i medici, che peraltro ci avevano segnalato sprechi. L’Italia è il Paese in cui si prescrive il più alto numero di risonanze magnetiche al mondo. Si tratta di risparmiare 100 milioni di euro su 15 miliardi di prestazioni specialistiche, una goccia nel mare».
Sul fronte regionale, «c’è grande attenzione alla ricerca, in Basilicata oggi non si spreca, grazie alla riconversione dei piccoli ospedali -ha concluso- occorre lavorare sulla sanità territoriali, con poli per le cure primarie gestiti da medici in forma associativa, la sanità territoriale».
Il professore universitario Michele Greco ha parlato dell’erosione costiera, come fenomeno che «influenza negativamente il turismo», confutando la tesi secondo cui sarebbero stati i porti jonici a scatenarla. Greco ha lavorato alla progettazione del sistema a massi installato con successo a Metaponto. «L’erosione costiera -ha detto- è frutto di una cattiva gestione degli equilibri idrogeologici della regione, parte da lontano, i porti hanno solo accellerato il fenomeno».
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