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POTENZA – Qualcosa che non si digerisce risulta indigesto a patto che prima lo si possa assaggiare: non è andata così per una delle opere che l’artista potentino Silvio Giordano aveva pensato di esporre alla mostra collettiva di Pavia dedicata agli abusi sui minori e intitolata proprio “Indigestum”. Dopo le polemiche per il linguaggio forte con cui il quadro intendeva denunciare la violenza sui bimbi – il Piccolo principe brutalizzato dalla volpe del romanzo-cult di Saint-Exupéry –, quell’opera è sparita. Gesto di censura dei detrattori o trovata di un lungimirante collezionista conscio di una delle regole auree del mercato (clamore uguale valore, vedi Cattelan)? Il noir sulla sparizione incuriosisce tanto quanto il dibattito che dalla vicenda è scaturito.
A Silvio, di passaggio nella sua Potenza – l’artista si divide tra il capoluogo lucano e Milano –, abbiamo chiesto di raccontarci come sono andati i fatti: «Mariangela Calisti, direttrice della galleria (“Supernova Gallery” a Palazzo Bottigella Gandini Art-Lab – ndr), mi ha invitato a proiettare il mio video molto indigesto dal titolo Cannibal Holocaust: un video del 2012 che purtroppo non sono mai riuscito a proiettare fino ad ora. Un lavoro sul cannibalismo animale, dove c’è un gatto che mangia un altro gatto e come sottofondo la musica di “Maramao perché sei morto”. Gli animalisti hanno inveito contro… pensando che avessi organizzato tutto per affamare i gatti e poi creare un grande fratello cannibale. In realtà ho solo documentato la realtà della natura».
Eppure, qualcosa ha fatto discutere ancora di più di quel video: nella stessa stanza Giordano espone due acquerelli. «Ho pensato: perché usare sempre tanta tecnologia? Basta un disegno per parlare della violenza sui minori: ed ho usato il piccolo principe. Una mostra internazionale nella civile Pavia finita con furto dell’immagine per indignazione…».
L’immagine incriminata è “Death of prince II”. La prima della serie è altrettanto cruenta e provocatoria (il personaggio più amato della letteratura per bambini, e non solo, è azzannato al collo dalla volpe e giace per terra cadavere): un messaggio forte – attenti a non fidarvi di chi vi si mostra amico, potrebbe essere il vostro carnefice – ma evidentemente non abbastanza da meritarsi la sottrazione durante la mostra, dove domenica scorsa sono state registrate circa 2mila presenze.
Oggi, Silvio Giordano si chiede: «Cosa fa un artista? Produce bellezza ed emozioni? Non più. Un artista ha la responsabilità scomoda di creare criticità. Ovvero fecondare lo spettatore di informazioni che possano renderlo colto. A cosa serve la blasonata parola cultura? A diventare un illuminato. Sono andato a toccare un simbolo quasi sacro come Il piccolo principe. Tutti sono forti dietro i social network a scrivere “Je suis Charlie” ma se gli tocchi il loro dio/principe impazziscono e ti sequestrano il lavoro. Quale è la differenza tra questa storia Italiana e una cellula di Al-Qaeda? Nessuna. Estremismo e perbenismo sono una bomba letale. Le persone hanno bisogno di regole perché stabiliscono un percorso e l’eventuale definizione di ciò che stiamo trattando. Se il bambino morto sulla spiaggia ha scosso l’Italia è perché ricordava un bambino occidentale, carino, maglietta rossa, pantaloncini blu, Burt Simpson in pratica. Se fosse stato di pelle nera, pensaci, nessuno si sarebbe indignato».
La vicenda invita a riflettere sui (presunti) limiti dell’arte come della satira. Cosa rimane? Amarezza. E una riflessione: «Siamo arrivati ad una commercializzazione delle emozioni. Il lato emotivo “autentico” dell’agire umano viene spesso represso e il dramma è che sui social devi essere sempre una “bella persona” e manifestare soltanto quelle emozioni adeguate alle circostanze in cui ti trovi. Questa castrazione porta ad atti estremi e banali come rubare un’opera. L’opera non è stata capita? Fa nulla, neanche io capisco perché parlate di Miss Italia… ma non vi sequestro la corona».
Nell’immediato, il furto ha profondamente ferito Giordano – naturalmente «non è una questione economica» – e rovinato la festa di presenze registrato dalla collettiva, con punte di visitatori proprio nella sala del giovane artista potentino. Quanto basta agli organizzatori per usare toni non proprio concilianti su Facebook: «Al ladro/a auguriamo che prima o poi, in varie occasioni della vita, gli venga riservato lo stesso trattamento subito dal principe e da noi che con grande impegno e sacrificio cerchiamo di portare cultura contemporanea a Pavia. Grazie». Contattati dalla Provincia Pavese, hanno spiegato che non è stata fatta alcuna denuncia per il furto: «Silvio Giordano ha giudicato più importante che la vicenda facesse parlare dell’opera.
La mostra non è stata compresa da tutti, forse, ma duemila persone solo domenica sono state un successo. Non tutti sono in grado di capire il senso dell’arte contemporanea, un’arte che provoca reazioni contrapposte. Il nostro obiettivo non è fare del trash ma fare discutere».
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