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MATERA – Un fiume di soldi, che forse messi in fila potrebbero coprire l’intero tragitto Matera-Ferrandina.

Altro che binari, si potrebbe realizzarli con la carta moneta. 350miliardi di vecchie lire già spesi e altri 100milioni di euro (o forse più) che dovrebbero servire a completare l’opera, incompleta da 30 anni. La storia è nota. Un’infrastruttura iniziata nel 1986, due consorzi falliti e un progetto fantasma (quello della tratta Matera-Bari), sparito nel nulla o forse dimenticato. A livello nazionale se ne continua a parlare, in Basilicata no.

La Ferrandina-Matera non interessa a nessuno, forse perché la si considera inutile, specie per chi pensa che il treno serva per chi parte più che per chi invece vuol arrivare in città. Non si discute dell’opportunità offerte dal potenziamento e dalla velocizzazione della linea Metaponto-Salerno recentemente annunciato a Matera anche dal Viceministro alle Infrastrutture Riccardo Nencini per collegare la città capitale della cultura 2019 con la rete ad alta velocità che si sviluppa sulla dorsale tirrenica delle Ferrovie dello Stato. Eppure un raccordo a quella rete che consentirebbe di raggiungere Roma in poco più di quattro ore, varrebbe quanto quello ad un aeroporto.

Così, la ferrovia di Matera resta una cenerentola prima di tutto nella testa dei lucani. La presenza in città, oggi, dell’amministratore delegato del gruppo Ferrovie dello Stato, Michele Elia, potrebbe essere l’occasione per comprendere quali siano gli intendimenti della società in proposito, anche nella previsione della realizzazione del nodo intermodale di Ferrandina che potrebbe diventare il riferimento logistico per le merci provenienti dal Porto di Taranto.

Tempo fa Elia, ad una trasmissione della tv nazionale che si occupò degli sprechi di denaro per opere pubbliche mai realizzate, parlò del fallimento del progetto dell’infrastruttura addebitandone la responsabilità principalmente alle Regioni Puglia e Basilicata colpevoli di aver fatto saltare il protocollo d’intesa per la realizzazione del prolungamento verso Altamura della tratta ferroviaria. Un progetto che prevedeva l’apposizione di una terza rotaia sul tracciato Fal e che fu osteggiato dalle stesse Fal, oltre che dalla Regione Puglia e dal Governo (allora di centrodestra).

Va ricordato però che le stesse Fs ritenevano quel progetto obsoleto e improduttivo. Nel 2006, sia pure in presenza di una gara bandita per il prolungamento della tratta verso la stazione di Venusio, quell’ipotesi venne definitivamente affossata di fronte all’impossibilità di garantire il proseguimento in direzione Bari della Ferrandina-Matera.

Oggi, di fronte alla paventata ipotesi di potenziamento della rete Fal, trasformare la stazione di Venusio in un nodo di interscambio tra Fal e Fs prevedendo la realizzazione, in quella sede, anche di un terminal bus per i mezzi turistici e di servizio che devono raggiungere la città, potrebbe essere una opportunità da cogliere al volo.

Non va dimenticato inoltre, a beneficio di quanti si interrogano sui costi del progetto, che Matera fu scippata delle risorse finanziarie necessarie per mettere in esercizio l’infrastruttura.

Al di là dell’assegno “cabriolet” firmato dal Ministro per le Infrastrutture del Governo Prodi, Alfonso Pecoraro Scanio, il completamento della Ferrandina-Matera era stato successivamente interamente finanziato. C’erano risorse di cassa (quindi reali) nella disponibilità di Rfi che doveva solo bandire la gara d’appalto per la realizzazione dei lavori, dopo che nel settembre 2006 i tecnici di Italferr (il braccio tecnico-operativo del gruppo Fs) avevano completato la progettazione esecutiva e l’avevano consegnata a Roma.

La verità è che non c’erano soldi per terminare altri cantieri aperti in tutta Italia e Rfi decise di utilizzare tutte le risorse disponibili (quindi anche i soldi della Ferrandina-Matera) per mandare avanti le opere cantierizzate e giudicate prioritarie che rischiavano di fermarsi per mancanza di liquidità. Quei soldi non sono mai stati restituiti, nel senso che nella ripartizione dei fondi stanziati dal Governo per le infrastrutture, la posta per la Ferrandina-Matera non è più stata ripristinata.

Esiste attualmente solo una previsione di spesa (risorse virtuali, dunque, e tutte da trovare) di circa 120milioni di euro per consentire tra l’altro l’adeguamento agli standard di efficienza attuali (elettrificazione e velocizzazione della tratta).

In altre parole, la storia è storia ma il futuro è ancora tutto da scrivere. L’opera può essere completata e resa funzionale alle esigenze di gestione delle Fs e del territorio perché non ci sono infrastrutture inutili specie per una città che tra qualche anno sarà al centro delle politiche europee.

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