4 minuti per la lettura
POTENZA – Nei supermercati ogni settimana cambiano le offerte ortofrutticole con il sempre più diffuso “tutto ad un euro” e nelle cassette delle lettere a casa i consumatori sono inondati da proposte di “grande risparmio” per prodotti spacciati quasi sempre per local-nazionali. Per la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori della Basilicata è tempo di riequilibrare i rapporti tra produttori e grande distribuzione facendo in modo che i dati positivi delle vendite al dettaglio siano trasferiti a monte della filiera agroalimentare. Negli ultimi tre mesi, infatti, è continuata la corsa delle vendite alimentari con una crescita che ha fatto segnare un +0,4% del valore. Ma è rispetto allo scorso anno che si registra un vero e proprio boom negli acquisti di cibi e bevande made in Italy, con un aumento del proprio valore pari al +2,3%. La variazione tendenziale positiva – continua la Cia – ha riguardato sia le vendite nella grande distribuzione, con incrementi significativi per supermercati (+2,3%) e soprattutto discount (+4,5%), sia le vendite all’interno dei negozi di piccole dimensioni dove, fatto del tutto nuovo, gli acquisti alimentari delle famiglie italiane sono cresciuti del 2,4% rispetto a giugno 2014.
«La ripresa, sia pure ancora lenta, dei consumi – sottolinea Luciano Sileo, direttore Cia Potenza – purtroppo non produce alcun beneficio sui produttori ortofrutticoli del Metapontino, del Vulture-Alto Bradano, delle aree in generale con produzioni di qualità che non possono reggere alla concorrenza sleale del “tutto ad un euro” anche perché in troppi supermercati la frutta e la verdura nei banchi di vendita non sono locali e tanto meno italiane. Per non parlare delle piccole produzioni agro-alimentari lucane che – spiega il direttore della Cia – è un segmento diffuso e importante che caratterizza e rafforza il settore primario anche in Basilicata; infatti sono sempre di più le aziende di ogni dimensione che decidono di chiudere la filiera al proprio interno e che rivendicano su tale materia un quadro di riferimento normativo puntuale, chiaro, agibile. Ma le colpe non possono essere imputate esclusivamente alla grande distruzione organizzata, anch’essa attraversata da mille problemi; per questo occorre individuare le cause e trovare delle soluzioni adeguate. La Cia dal 2011 ha presentato una proposta di legge, di iniziativa popolare, per regolare i rapporti tra agricoltura e Gdo (Grande distribuzione organizzata) con la possibilità di punti di vendita nelle grandi catene commerciali. L’obiettivo è di promuovere e commercializzare i prodotti locali che siano tracciabili e identificabili nel territorio rurale di produzione, aprendo nuovi spazi di mercato a produzioni alimentari e tipiche lucane anche di nicchia. Ed ecco il primo problema pratico da affrontare attraverso una proposta di legge regionale e linee-guida di regolamentazione specifica emanate dai Dipartimenti Regionali interessati (Agricoltura, Sanità, Attività Produttive)».
Secondo Sileo «le difficoltà e gli ostacoli per trasformare i prodotti in azienda sono tanti che in troppi casi scoraggiano piccoli agricoltori specie nelle aree di montagna a diventare produttori. Un esempio: anche un vasetto di marmellata biologica prima di essere venduto direttamente al consumatore deve superare un complicato iter burocratico. Per questa ragione la nostra prima parola d’ordine è semplificazione».
Per la Cia un primo passo significativo verso le sollecitazioni dei produttori è la proposta di legge Cifarelli-Romaniello, approdata nelle Commissioni competenti, per favorire la vendita diretta di piccoli quantitativi di prodotti agricoli tradizionali di qualità, sia pure limitata alla trasformazione delle carni: la macellazione di pochi capi di suini, bovini, ovini e caprini, allevati direttamente in azienda, deve essere normata per garantire la pratica sicura (benessere animale e tracciabilità innanzitutto) e permettere alle aziende, come è già avvenuto in altre regioni, la vendita diretta.
«Per garantire profitti sostenibili e incrementare la redditività degli imprenditori – sostiene il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino – è urgente mettere da parte gli interventi singoli e sporadici per passare a un progetto organico di azioni che coinvolga l’intero settore e tutte le filiere. Un piano che, attraverso la messa a sistema di strumenti nazionali ed europei, possa consentire agli agricoltori di programmare con più certezze e meno rischi il proprio futuro. A trarne beneficio sarebbe non solo l’agricoltura, ma l’intero Made in Italy e l’economia nazionale».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA