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POTENZA – Si è presentato in aula con un bastone, ma di magie non se ne viste e dopo una breve camera di consiglio il gup lo ha rinviato a giudizio assieme a 5 dei suoi presunti “adepti”. Mentre l’unico tra loro che aveva chiesto il rito abbreviato è stato condannato a 2 anni e 8 mesi.

Si è chiusa così ieri nel primo pomeriggio l’udienza preliminare per il mago “Sal”, Salvatore Maraglino, e la “setta degli orrori” di Matera, scoperta dagli agenti della Squadra mobile della città dei Sassi dopo la segnalazione di strani riti che avvenivano nel cimitero comunale.

Il 68enne originario di Massafra dovrà comparire davanti alla Corte d’assise di Potenza il prossimo 12 gennaio, con la moglie Maria Rito, 63 originaria di Stigliano, la “sacerdotessa” Immacolata Calabria, 45enne originaria di Stigliano, suo marito Eustachio Cotugno, 58enne ausiliare della sosta, l’avvocato 52enne Nicola Sante Di Marzio, e il 49enne Antonio Scolletta.

Sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere, truffa, estorsione, violenze sessuali, e induzione alla prostituzione. Reati per cui rischiano pene molto pesanti, a maggior ragione se si considera il verdetto pronunciato ieri per il 46enne Leonardo Pilieri, nonostante il ruolo di secondo piano in tutta la vicenda e lo sconto di un terzo per la scelta del rito.

Secondo gli investigatori «Sal» non sarebbe stato il classico «imbonitore» televisivo, o di quelli che mettono gli annunci sui giornali.

Maraglino avrebbe sempre continuato a esercitare un altro lavoro, mentre costruiva nell’ombra la sua «setta», coinvolgendo, in alcuni casi, anche persone che all’inizio erano state sue vittime, e col tempo si sono trasformate in discepoli e sacerdotesse del dio «Agates». Poi sarebbero stati loro a cercare le altre prede: sei quelle identificate dal 2007, ma probabilmente molte di più, dal momento che in tanti sentiti in questura potrebbero aver negato temendo di esporsi in una situazione a dir poco imbarazzante.
Stando sempre agli atti raccolti dagli investigatori il proselitismo della setta di «Agates» sarebbe avvenuto col passaparola e l’avvicinamento mirato di persone – meglio se donne – in situazione di difficoltà riconosciuta, o con dei veri e propri «stazionamenti» davanti alle Caritas o altre associazioni di sostegno. In molti dei casi riscontrati, infatti, si tratta di persone con problemi fisici o psichici (depressione o alcolismo, in particolare), gravi delusioni d’amore o gravi malattie in famiglia.

Per il suo magico interessamento il “guru” Maraglino avrebbe preteso in anticipo soldi (fino a 20 mila euro e gioielli per «salvare» un bambino gravemente malato, ndr) e sesso. Tanto sesso, come condimento di tutte le attività della setta, a volte anche strappato con violenza – dopo aver piegato la volontà della vittima con pressioni psicologiche e abuso di alcolici. Poi la vittima di turno sarebbe stata «offerta anche ad altre persone» – e minacciata che in caso di resistenza sarebbero stati diffusi ai suoi familiari foto e video compromettenti realizzati durante quelle cerimonie.

In una circostanza si parla addirittura di una liberatoria tipo – consenso informato – alle manipolazioni sessuali del maestro Sal scritta dietro un’istantanea senz’abiti.

Cosa che avrebbe impedito le denunce dirette, fin quando non sono entrati in scena i poliziotti della mobile di Matera, e un’agente in particolare, che si è spacciata come una donna bisognosa di assistenza spirituale.

A coordinare l’inchiesta è stato il pm Annagloria Piccininni, che ha raccolto il lavoro già iniziato dai colleghi della procura materana prima che emergessero i contorni di alcuni reati di competenza degli uffici distrettuali, per il coinvolgimento nelle orge anche di un bambino di 5 anni. Una delle vittime ha raccontato agli investigatori di essersi accorta della sua presenza durante uno di quei riti sessuali e di aver chiesto che fosse allontanato, per sentirsi rispondere che invece lo volevano lì a prendere confidenza con il tutto, a cui è molto probabile che un domani avrebbe partecipato attivamente.

Negli atti dell’indagine si parla anche di sperma utilizzato per preparare pozioni vendute a caro prezzo, e stupri a chi voleva uscire dal tunnel delle minacce, o non poteva più pagare il mago. In alcuni casi le donne, ridotte quindi in una vera schiavitù, sarebbero state usate» anche per pagare i debiti dei “sacerdoti” della setta, e «offerte» a gestori di ristoranti o a fornitori in auto o nelle campagne del Materano e della vicina Puglia.

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