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POTENZA – L’idea di finanziare con fondi privati la realizzazione del nuovo ospedale di Lagonegro, concedendo la sua gestione per 30 anni alla ditta che lo realizzerà, fa acqua da tutte le parti. Come la scelta del sito dove costruirlo. Risultato: si sono spesi già 2 milioni di soldi pubblici per la progettazione, e non ci sono ancora garanzie che l’opera prima o poi vedrà la luce.

E’ il quadro che emerge dalle verifiche avviate dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Potenza su delega della Corte dei conti.

Nei mesi scorsi gli investigatori contabili hanno già acquisito le delibere delle giunte regionali, che tra il 2003 e il 2005 hanno dato via libera al project financing del nuovo nosocomio. Assieme alla documentazione relativa alle cifre già erogate per la progettazione di un ospedale per acuti, che ad oggi doveva essere già aperto, ma resta ancora sulla carta, in attesa della validazione del progetto esecutivo.

Il sospetto è che alla fine non se ne farà nulla, nonostante l’impegno rinnovato anche dall’attuale presidente della giunta regionale, Marcello Pittella, che in campagna elettorale difeso l’operato dei suoi predecessori delle giunte guidate da Filippo Bubbico, e Vito De Filippo. Ma se così fosse vorrebbe dire che le somme già sborsate non sono servite a nulla. Di qui l’ipotesi di un danno erariale a sei zeri a carico dei vertici di via Anzio dell’epoca.

Le Fiamme gialle si sono concentrate su una serie di clausole del contratto di project financing aggiudicato all’Ati tra Conscoop, Olicar spa e Innocenzi Enrico, e poi ceduto alla Società Ospedale Lucania (Sol spa). Clausole “pesanti” che comprometterebbero l’economicità dell’intero progetto. Ma anche sulla “sorpresa geologica” emersa, in maniera davvero inspiegabile, soltanto in fase di progettazione definitiva. Quasi dieci anni dopo la delibera di «fattibilità» della giunta regionale, che indicava il sito dove realizzare il nuovo ospedale praticamente su una frana.

Per valutare se e come superare il problema è occorso altro tempo, assieme a consulenze e incarichi ai massimi specialisti della materia. Un “inciampo” che ha fatto lievitare non poco i costi di un investimento stimato inizialmente sui 70 milioni di euro, di cui quasi 50 erano a carico della Regione e la parte restante della Sol spa.

Di fatto con la previsione di nuove opere di «presidio e regimentazione acque», e una serie di interventi dovuti a evoluzioni nelle normative di riferimento per le costruzioni, la quota pubblica è salita già a 76milioni di euro: di cui solo 1milione e mezzo della Regione e la restante parte dello Stato. Mentre la Sol spa dovrebbe sempre avere in cambio per 26 anni la gestione di bar e strutture di ristorazione, del servizio mensa, di tutti i fabbricati e dei parcheggi manutenzione inclusa, dei locali commerciali, delle pulizie, della vigilanza e dello smaltimento dei rifiuti. Per un costo a carico della Regione di circa 4,8 milioni di euro all’anno.

Un affare? Le Fiamme gialle sembrano convinte del contrario, e qualche dubbio in effetti viene se si considera che, ad esempio, esiste già un contratto unico per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri delle aziende sanitarie lucane. Quantomeno per quelli speciali. 

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