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POTENZA – Se è capitato che una ragazza si sia strusciata su qualche cliente è stato solo per «gli spazi angusti» del locale. Quanto a quello che avveniva fuori loro non c’entrano, né hanno mai intascato un euro per quei rapporti sessuali consumati tra adulti che si erano incontrati tra le poltroncine del night.
Si sono difesi così ieri mattina davanti ai giudici di Lagonegro (per delega, ndr) e di Castrovillari Vincenzo Santoianni (57), e i due figli Egidio (33) e Giuseppe (25), in carcere da domenica mattina con l’accusa di sfruttamento della prostituzione.
I 3 imprenditori di Viggianello hanno risposto alle domande del gip sostenendo la loro completa estraneità agli episodi di meretricio descritti dai carabinieri della compagnia di Venosa, che per circa 3 mesi hanno monitorato quello che avveniva attorno all’“Insomnia sexy disco” di Laino Borgo, il locale gestito dai Santoianni.
«Ritengo che i miei assistiti abbiano chiarito le loro posizioni». Spiega l’avvocato Vincenzo Bonafine, che li difende assieme al collega Alessio Bonafine. «E’ emersa in maniera nitida l’assenza di elementi per sostenere la loro colpevolezza e di rischi di reiterazione del reato, per questo mi aspetto a breve un provvedimento di scarcerazione».
Di fronte al magistrato gli imprenditori hanno evidenziato che il locale si estende su una superficie di appena 90 metri quadri con una sala per la lap dance, un bar e 4 privè, dove si svolgono i balli “privati”. Niente di più che dei «camerini» chiusi con un separè, per cui si poteva sempre vedere quello che avveniva dentro.
«Può darsi che lì dentro, a causa degli spazi ristretti, qualche ragazza si sia avvicinanta ai clienti strusciandosi o sedendosi sulle sue gambe». Prosegue l’avvocato Bonafine. «Ma se fuori dal locale qualcuno ha avuto rapporti sessuali con le ragazze, come hanno dichiarato ai carabinieri, è avvenuto per fatti loro. Probabilmente si saranno accordati lì dentro incontrandosi e scambiandosi i numeri di telefono, ma i miei assistiti non ne sono mai stati consapevoli, né hanno mai intascato un euro per questo».
Di tutt’altro avviso gli investigatori per cui le giovani donne assunte come collaboratrici dell’Insomina sarebbero state indotte a «intrattenersi» nei locali appartati del privè «con i clienti più facoltosi».
«Quest’ultimi – ha spiegato il capitano Davide Palmigiani lunedì mattina a Potenza in conferenza stampa – dietro pagamento di cospicue somme di danaro, ottenevano dagli arrestati la possibilità di consumare con le “intrattenitrici” atti sessuali». Sul posto o «in alcune occasioni anche al di fuori della struttura, in auto o in alberghi della zona».
Il prezzo medio di una prestazione sarebbe stato di circa 150 euro da pagare direttamente alla cassa, dove si sarebbero alternati i fratelli Egidio e Giuseppe Santoianni. In particolare nell’ultimo periodo, dopo l’arresto del padre Vincenzo, che già un anno fa era finito in carcere con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, ed era ancora sottoposto all’obbligo di dimora a Viggianello.
Con loro risultano indagati a piede libero altri 4 collaboratori del locale, aperto dal 2013 e frequentato da numerosi uomini residenti nella zona o in transito per motivi di lavoro, vista la vicinanza con la Salerno-Reggio Calabria.
I militari hanno tenuto sotto controllo la situazione per 3 mesi con servizi di osservazione e attività tecniche varie. Poi hanno sentito alcuni dei clienti della «sexy disco», e nella notte tra sabato e domenica scorsa si sono fatti strada all’interno identificando sette giovani donne, tutte romene ad eccezione di una nigeriana.

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