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HA echi anche in Basilicata il recente annuncio da parte di Eni del ritrovamento del mega giacimento di gas naturale nel Mar Mediterraneo, e precisamente al largo delle coste egiziane. Per almeno due motivi: il primo, anche se con effetti molto difficili da valutare, attiene a quelle che possiamo definire le conseguenze, in termini di investimenti, sul territorio lucano. Alla risposta più che positiva di Piazza Affari che vede schizzare in alto l’andamento della compagnia del Cane a sei zampe e che, a cascata, trascina al rialzo anche gli altri titoli, fa da contraltare quel “danno economico” che Eni attribuisce al clima di «ostilità crescente» in regione e che ora spinge in piazza anche gli imprenditori dell’indotto della Val d’Agri nella manifestazione programmata per prossimo 9 settembre. Per dirla in parole semplici, il giacimento nel Mediterraneo che ci preannuncia come una delle più grandi scoperte a livello mondiale, su cui Eni sarebbe pronta a investire 7 miliardi di dollari, e che secondo una stima (al ribasso) potrebbe valere 850 miliardi di metri cubi di gas, tanto da garantire la piena autosufficienza energetica all’Egitto e un approvvigionamento (con le quantità non utilizzate al Cairo) anche per l’Italia, potrebbe spingere Eni a rivedere i propri investimenti in Basilicata, anche alla luce dei record negativi raggiunti dal prezzo del petrolio? La riflessione è d’obbligo visto che ormai da tempo serpeggia l’ipotesi di un dietro front delle grandi del petrolio che operano in Basilicata rispetto agli investimenti annunciati. E lo stesso Ad di Eni, Descalzi, commentando la notizia, a spiegare: si tratta di una scoperta «dalla redditività molto interessante».
Ed è sempre lo stesso amministratore delegato – dalle colonne di Repubblica – ad aggiungere che «un quantitativo rilevante, ma sempre di complemento, potrebbe arrivare direttamente in Italia, via nave, tramite l’impianto di liquefazione di Damietta. Ultimamente quel nostro impianto egiziano non era in esercizio per mancanza di gas: ma con questa scoperta, che porterà l’Eni a raddoppiare la produzione egiziana, potremmo in futuro riempire l’impianto di Damietta e imbarcare il gas al rigassificatore di Panigaglia, o altrove».
Ma la scoperta di quello che potrebbe diventare il più importante giacimento di gas a livello mondiale, guardata dalla Basilicata, pone anche un’altra questione: le attività di ricerca di Eni nel mar Mediterraneo sono cominciate l’anno scorso, facendo seguito all’accordo sottoscritto con il ministero del Petrolio egiziano e con la Egyptian Natural Gas Holding Company a gennaio 2014. «Le attività di produzione andranno avanti molto velocemente. E dalle prime reazioni del presidente egiziano, contattato anche dal Presidente del Consiglio Renzi, in uno scambio di reciproca soddisfazione, pare proprio che l’Egitto non avrà alcun dubbio sul cosa fare rispetto alle autorizzazioni delle estrazioni in mare.
«Una scoperta storica da parte di Eni, la più importante nelle acque territoriali egiziane», ha commentato il portavoce del ministero del Petrolio e delle Risorse Minerarie egiziano, Hamdi Abdel Aziz.
Insomma, un atteggiamento ben diverso rispetto a quanto sta accadendo a livello locale, con la forte opposizione delle Regioni a difese delle acque dell’Adriatico e dello Jonio. Certo, la posta in gioco è ben diversa, visto che il giacimento africano rappresenta un tesoro senza precedenti, che potrà garantire autosufficienza energetica all’Egitto. Ma volendo provare a fare qualche considerazione in più, come potrebbe il presidente Renzi da una parte esultare per la scoperta di Eni nel Meditterraneo e dall’altro accogliere le richieste dei presidenti delle Regioni che chiedono di tenere lontane le trivelle dal mare? I governatori del Sud – tra cui anche il lucano Pittella – sperano di ottenere il risultato di un dietro front appuntamento il 19 settembre a Bari, dove, in occasione della Fiera del Levante, si sonderà la disponibilità di un dietro front da parte del Presidente del Consiglio. Ma la recente scoperta di Eni sembra allontanare ancora di più l’obiettivo. 

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