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PALAZZO SAN GERVASIO – Una buona notizia è quella che arriva da Palazzo San Gervasio e resa nota dal coordinatore per le politiche per i migranti, Pietro Simonetti. La Coldiretti ha infatti annunciato di aver richiesto al Campo di accoglienza l’assunzione di 30 ospiti iscritti nelle liste di prenotazione del Centro per l’impiego di Lavello. Gli immigrati inizieranno a raccogliere il pomodoro a partire da domani.
«Si tratta di una buona notizia – commenta Simonetti – che dimostra che si può superare la intermediazione dei caporali utilizzando i canali pubblici ed i centri di accoglienza non abusivi. Infatti buona parte dei 622 lavoratori prenotati, e iscritti al 2 agosto al centro di lavello, risultano domiciliati in case, centri di prima accoglienza per richiedenti asilo, centri Sprar e nei campi di accoglienza di Venosa e Palazzo che già accolgono un centinaio di ospiti a due settimane dall’apertura ed a pochi giorni dall’inizio effettivo della campagna di raccolta del pomodoro.
Superare l’intermediazione del caporalato è possibile – continua Simonetti – se gli imprenditori, che l’anno scorso effettuarono 926 assunzioni regolari utilizzando oltre 900 prenotazione dei lavoratori assumano senza ricorrere alla rete dei caporali locali, specialmente quelli di Palazzo San Gervasio, che anche nel 2015 hanno finanziato la costruzione delle baracche a Boreano e Mattinelle nonché strutture in agro di la castellana, lupara ed altri luoghi dell’area interessati alla raccolta. Si tratta di una strada senza alternative per la ricostruzione della legalità e per la valorizzazione dei prodotti ortofrutticoli lucani. infatti monta sempre di più nel nostro Paese ed in Europa la tendenza dei consumatori e delle aziende commerciali a non acquistare prodotti provenienti dalla aree controllate dalla criminalità, anche nella versione dell’industria del caporalato». L’attuale attività di controllo dell’ispettorato del lavoro e delle forze dell’ordine – fa sapere il coordinatore – sono incentrate alla verifica dei rapporti di lavoro e alla individuazione dei vertici del caporalato locale che si serve della rete degli stranieri per gestire le attività ed e’ propedeutico ad ulteriori incisivi interventi nei centri abusivi. Il vertice governativo tenuto Roma si e’ dato quindici giorni di tempo per un provvedimento che include anche il sequestro dei beni dei caporali e delle imprese che utilizzano la rete illegale. «La Giunta regionale – conclude Simonetti – ha anticipato da tempo alcuni provvedimenti previsti come le liste di prenotazione e il bollino etico. E’ auspicale che gli impegni governativi relativi alla “Rete di lavoro agricolo di qualità” siano predisposti in tempo prima della fine delle campagne di raccolta».

CONTROLLI A TAPPETO NEL POTENTINO Sono in corso da alcuni giorni da parte dei Carabinieri del comando provinciale di Potenza, unitamente a quelli del locale nucleo ispettorato del lavoro ed a personale dell’Asp una serie di mirati servizi su quella sfera del mondo del lavoro precario o, comunque, contrattualizzato non a tempo indeterminato, con particolare riferimento al settore agricolo. I controlli hanno interessato l’intera provincia, dall’acheruntino al senisese, alla Val d’Agri, al lagonegrese ed al vulture melfese. In particolare, in quest’ultima area, le cui campagne sono quelle maggiormente interessate dal fenomeno, soprattutto durante la cosiddetta “stagione dei pomodori”, sono state effettuate verifiche per il rispetto delle normative in materia di lavoro ed immigrazione. Nel corso delle attività sono stati eseguiti 146 controlli e sono state deferite in stato di libertà alle competenti Autorità Giudiziarie 12 persone, di cui 7 per violazioni delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro e 2 per violazioni in materia di collocamento irregolare della manodopera. Sono stati rintracciati 3 cittadini non comunitari, deferiti all’autorità giudiziaria, sul cui conto sono state accertate irregolarità in materia di immigrazione. Numerose le violazioni amministrative rilevate per le quali sono state comminate le relative sanzioni, per un importo di 40.095 euro nei confronti dei titolari di aziende agricole».

CIA: NO A LAVORO NERO E CAPORALATO Intanto la Cia Basilicata, dopo averlo espresso nei giorni scorsi ai tavoli istituzionali a Matera e a Potenza, attraverso le parole chiare del vice presidente Nicola Serio, rinnova la netta posizione di rifiuto del lavoro nero e del caporalato. Si tratta – è scritto in una nota – di due dei principi cardine che guidano la nostra azione sindacale. E’ chiaro che le eccellenze del nostro Made in Italy, bandiera dell’Expo di Milano, devono essere legate non solo alla qualità indiscussa delle produzioni agricole italiane, ma anche alla qualità e alla dignità del lavoro e della vita degli agricoltori.
In questo senso, “la Rete del lavoro agricolo di qualità è uno strumento importante – spiega il presidente nazionale Dino Scanavino – soprattutto se l’iscrizione alla Rete prevederà, come noi chiediamo, il riconoscimento di adeguate forme di premialità”. Per il presidente della Cia, infatti, si tratta di “creare un sistema virtuoso cui possono aderire le imprese agricole che operano nel rispetto delle leggi e dei contratti collettivi di lavoro. Con un approccio finalmente teso a sviluppare non solo azioni punitive, ma anche azioni positive – aggiunge- innescando una buona contaminazione tra imprese virtuose, che vedono nell’adesione alla Rete l’inserimento in un contesto di trasparenza, di collaborazione con le amministrazioni preposte e di benefici, quali l’orientamento della vigilanza verso le imprese non iscritte alla Rete”. E’ evidente, però, che per funzionare “si devono introdurre meccanismi semplici e non ulteriori appesantimenti burocratici”.
Nello stesso tempo, la Cia lucana sottolinea che “la Rete non può, da sola, arginare l’odioso fenomeno del caporalato che va combattuto, in ogni caso, attraverso l’applicazione effettiva delle leggi già esistenti in termini di sanzioni, nonché attraverso la realizzazione, da tanto tempo richiesta da Cia, di un sistema ispettivo efficace, razionale e di qualità”.
La Cia evidenzia quanto “le parti sociali possano avere un ruolo in questo delicato campo”. Ciò è avvenuto “con i diversi avvisi comuni per il contrasto al lavoro irregolare che il settore agricolo ha prodotto nel tempo, con risultati concreti in termini legislativi” nonché, “attraverso il contratto collettivo nazionale di lavoro, cercando di fornire alle imprese agricole necessari strumenti di flessibilità”.

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