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AFORISMI/1 La povertà non è un problema ma è spogliarsi di miserie spirituali (Franco Arminio cita a memoria Goffredo Parise, qui un suo scritto sull’argomento per il Corriere della Sera).
AFORISMI/2 «Uno stupido è uno stupido, due stupidi sono due stupidi, diecimila stupidi sono una forza storica» (Vittorio Sgarbi ricorre invece a un Leo Longanesi del 1957 e carica il pubblico accorso a seguirlo).
ASSENZE Luigi Scelzi era di Aliano. Architetto, amico e collaboratore di Franco Arminio nella realizzazione del festival. È morto l’anno scorso stroncato da un infarto. Commovente la poesia inedita che un nostro lettore pisticcese, Giovanni Di Lena, ha voluto dedicargli avendo avuto, tra le altre cose, il piacere di conoscerlo da studente universitario.
BATTUTE «Attenti che passare dalla Casa alla Cassa della Paesologia è un attimo» (sentita a uno dei “parlamenti” sulla possibilità di una mappa web delle aree interne): finita la festa, si deve passare alla programmazione. E come noto, pecunia non olet.
CACHET Rimanendo in tema, «io sono venuto gratis» assicura Sgarbi prendendosi l’applauso più lungo. Forse era il minimo: un po’ più onerosa la permanenza per gli artisti che hanno animato i sei e più giorni di festival e ai quali è stato rimborsato solo il vitto. Uno dei refrain di questa terza edizione – e mezzo, se si considera l’edizione numero zero – è appunto l’esiguità del contributo regionale (55mila euro dalle royalties del petrolio più 10 dai Grandi eventi): il sindaco Luigi De Lorenzo e lo stesso Arminio hanno ripetuto che servirebbe una cifra almeno dieci volte tanto. E il paesologo, proprio davanti alla platea dell’anfiteatro gremito per il critico d’arte, ha minacciato: l’anno prossimo, se la Regione ci finanzia ancora coi residui niente festival.
COMIZI D’AMORE «Ma perché non ti prendi uno così?» (dialogo poco paesologico tra due belle cinquantenni rubato nella platea dell’auditorium durante l’intervento di Emmanuele Curti a un “parlamento” sulla “Lucania che verrà”). Nota stonata: in generale, incontri interessantissimi andati quasi deserti mentre per Sgarbi si deve cambiare location, con il pubblico già stipato in auditorium e poi costretto a sciamare nel vicino anfiteatro. Più di una voce critica sulla scelta di un personaggio mainstream per la chiusura del festival.
DECRESCITA Nella capitale dell’anti-sviluppismo, si segnala qualche ardito infisso in alluminio che stona con l’allure del borgo. Ma ciò che ha fatto più scalpore è stato il passaggio di una Porsche rossa del Club Lazio. Parcheggiata per qualche minuto su via Roma, vince la palma di oggetto fuori contesto 2015.
DEMONI «Siamo minacciati da un demone che non vuole che i paesi siano attraversati dai poeti. Chi porta buone notizie, nei paesi del Sud è un problema» (Arminio, serata conclusiva con Sgarbi).
DIALOGHI/1 «E come mai tu da Napoli vieni qui?». «Sono amico di Franco. Su facebook» (sentita una sera in piazza Garibaldi).
DIALOGHI/2 «Hanno trovato il petrolio a Corleto e a Pisticci!». «E che ce ne facciamo?!? Era buono se trovavano vino» (dal corto “Sbraineff” di Domenico Ciruzzi, proiettato in piazzetta Panevino il 26 con la solita ora abbondante di ritardo — forse giustificato e in ogni caso sicuramente ricompensato, come spesso accade qui).
DIALOGHI/3 «Dai, facciamo il pieno e andiamo ad Aliano!». «E poi come facciamo a polemizzare sui finanziamenti?» (dialogo immaginario sul tormentone dell’edizione 2015: i soldi ricevuti dalle royalties del petrolio tramite i fondi della Regione).
ELEMENTARE, FRANCO «Dal 1° settembre torno a fare il maestro elementare», ribadisce spesso Arminio, che quest’anno ha anche detto di volersi “sfilare” dalla politica — in risposta a chi lo accusa di volersi creare tra Aliano e Trevico una carriera nel Palazzo.
FISICA, RESISTENZA Altri due giorni di festival e avremmo perso Salvatore, mentre Giuseppe aveva più “riserve”. Battute a parte, encomiabili i ragazzi dell’accoglienza.
GIOVANI/1 Manifesto dell’orgoglio paesologico: «Perché per capire che un ragazzo di Aliano è bravo glielo devono dire a Canale 5?» (ancora Arminio). Traduzione: credete di più nel vostro talento anche se non andate ai talent.
GIOVANI/2 Chi dice che la popolazione locale non è abbastanza coinvolta dovrebbe contare le magliette rosse dello staff: t-shirt identitarie che invocano la necessità di “contadini, poeti, gente che sa fare il pane, cura gli alberi e riconosce il vento”. Sono una generazione alquanto lontana da quella sballona e discotecara evocata in una delle anti-assemblee in auditorium dal parlamentare berlusconiano Cosimo Latronico («Ci sono giovani che stanno fuori fino alle 6 ma non per vedere la luna»), qui come noto l’alba è una cosa «necessaria».
INNI La Ballata dei briganti è un inno dei festival di tutto il Sud, dal Salento alla Sicilia: «Tutte e paìse da’ Vasilicata / se so’ scetate e vonne luttà / Puja e Calabria mò s’è arrevutate / e ‘stu nemiche ‘o facimme tremmà». Un asse a tre che oggi combatte sul terreno delle trivellazioni nello Jonio.
LOBBY CALABRESE I ragazzi di Resistenza GastroFonica (Paola Scialis e Stefano Cuzzocrea più la dj piemontese Donna Camillo) in un inedito gemellaggio con Otello Profazio. Premio alla carriera (una forma di pecorino locale) per il cantastorie cui Levi regalò il disegno della copertina di “Qui si campa d’aria”. Lui si esibisce per due sere di seguito e parla con orgoglio di un suo libro con prefazione leviana, oltre a rivendicare il copyright della parola “pilu” ben prima di Antonio Albanese (nella ballata “Lu cunigliu”): “Cetto” è stato anche avvertito, ma ha nicchiato chiedendo scusa, «non lo sapevo». Avvistata (e apprezzata) anche la poetessa cosentina Anna Petrungaro.
MERCHANDISING Proprio il riga-gnocchi dei ragazzi di Resistenza GastroFonica e la t-shirt “W Rocco Scotellaro” di un giovane grafico di Lauria sono tra gli oggetti cult di questa edizione. Negli stand si muove una delle anime del festival, per gli incroci che fai oltre che per le cose – da mangiare o meno – che trovi. Una signora addetta alla porchetta mentre monta il gazebo sembra uscita dal “Cristo” leviano: «Quant’ n’amma fa pe ne mangiar’ na fetta de pane tùast’». In generale, le donne anziane sono tutte delle figure letterarie: vista una che un giorno ha chiamato così il sindaco: «Ué wagnò!!!». Evidentemente lo conosce da quando portava i calzoni corti.
MOSTRE Imbarazzo della scelta nelle installazioni che animano il borgo: su tutti si segnalano le parole in cartapesta di Elena Marsico (operatrice culturale torinese del progetto inclusivo Cartapazza rivolto alle disabilità: ora donerà due frasi di Arminio da esporre nella Casa della Paesologia) e la mostra fotografica “La solitudine di un paese” con gli scatti del giovanissimo Amedeo Petrocchi e i suggestivi testi di Sabrina Maio.
NOSTALGIA CANAGLIA «La sindrome di Aliano colpisce chi viene via dopo i giorni fitti e folli del Festival della Paesologia (o era la Luna e i Calanchi?). Chi non ha dimestichezza o abitudine con la storia di Franco Arminio, scrittore e poeta del Sud, e con la stranezza della paesologia, con l’Italia Interna, con la ‘Casa’ di Trevico, si è già perso. Ma questo è un cammino in cui è quasi saggio smarrirsi. Anche perché non abbiamo idea di dove stiamo andando. E’ come uno zapatismo del Sud: camminare domandando…» (Andrea Semplici, blogger).
ORSOLEO Il Museo scenografico “Convento Santa Maria di Orsoleo”, ex enclave francescana a Sant’Arcangelo – paese dirimpettaio di Aliano sulla sponda potentina dell’Agri – è un potenziale attrattore che purtroppo, anche in agosto e dunque anche nei giorni de La Luna e i Calanchi, apre solo nel weekend e di sera (di mattina solo per gruppi da 10 visitatori in su). Dicono che meriti un passaggio, ma forse è il caso di rivedere i turni: riproveremo l’anno prossimo. Fare rete è anche questo.
PALE Le Pale Eoliche era, come noto, il nome della band di “Basilicata coast to coast”. Lo scempio del paesaggio denunciato Sgarbi sul Giornale – e prima di lui da Paolo Rumiz di passaggio dalla Basilicata nel suo reportage sulle tracce dell’Appia Antica per Repubblica – è uno dei temi “collaterali” del festival. Da notare che, sull’argomento, Di Consoli la pensa in modo un po’ diverso.
PASTORALE Quando si tosavano le pecore ne veniva uccisa una e si metteva a bollire in una grande pentola di rame con odori, per ore e ore. Un profumo antico che si sentiva già dal pomeriggio nelle vie di Aliano anche durante il festival: alloro, aglio e cipolla, origano, pomodoro e peperoncino. Qualcosa di letterario quasi quanto la “Pastorale americana” di Philip Roth.
PREZZI Nessuno stand espone i prezzi, scelta sbagliata soprattutto perché sono bassissimi. Record: Aglianico sfuso a 0,50 cent a bicchiere, settentrionali increduli.
QUERELE Il politico «poco paesologo ma molto spaesato» che è una versione casta di Berlusconi, ministre e ministri senza sede e cervello, personaggi giudicati in base alle fattezze fisiche. Per evitare querele, è bene ricorrere agli eufemismi nel riscrivere gli appunti dell’intervento di Sgarbi.
REGOLE Fa discutere l’idea di una “Paesologic card”: chi non è mai andato nei calanchi zero punti. Regole tra il serio e il faceto per il 2016: si segnala anche la mozione Arminio sul divieto di smartphone durante le passeggiate.
SCOSCIATE Categorie femminili immortali: la milf-cougar in (mini-micro)gonna seduta in prima fila agli incontri pubblici di Sgarbi.
SELFIE La donna calanco dei cartapestai di Putignano batte per un’incollatura il busto di Levi nella classifica dei selfie più gettonati.
SPONZ «Il nostro obiettivo non è mica intercettare il popolo dei festival. E poi questa è una festa» (Arminio risponde a una domanda sulla concomitanza con il festival di Vinicio Capossela in Irpinia).
TARTUFO Non solo olio e vino. Le eccellenze del territorio si mostrano nei giorni del festival. Nei dibattiti si citano i ragazzi che hanno scommesso su produzioni a km 0 più o meno di nicchia (tartufo e miele su tutto).
UTOPIE La donna che trent’anni fa ha lasciato Zungoli (Av) per andare a Parigi e ora pensa di ritornare. Qualche anno fa non sarebbe potuto accadere, forse è merito (anche) di un nuovo protagonismo dei piccoli borghi.
VINO/1 «“Ma che cazz’ vuonn’ fa’ mo’ a Aliano?”… Gli scoraggiatori militanti sono come il vino andato a male, avvelenano i pozzi»: gli aforismi di Franco Arminio generano nel pubblico – soprattutto in quello femminile – un’approvazione estatica oltre che divertita, un po’ come accade durante le lezioni di Baricco.
VINO/2 Uno dei pochi nei di tutta la manifestazione? La capo-sala della mensa: inamovibile con chi chiedeva un secondo bicchiere di vino (e, soprattutto, implacabile con le sottoposte che una volta su mille cedevano…).
ZOO Il rischio di operazioni come La Luna e i Calanchi è trovarsi davanti a scene tipo viaggiatori del Grand Tour davanti ai “primitivi”: niente di tutto ciò, non c’è la sindrome da zoo né da acquario, gli autoctoni non sono in una riserva ma si mescolano ai turisti e agli avventori, anche quelli di una notte e due giorni, che si sentono parte di un tutto.
e.furia@luedi.it
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