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MARATEA – Concorso in abuso d’ufficio: è di questo che sono accusati undici ex consiglieri della precedente amministrazione comunale di Maratea, tra cui anche l’ex primo cittadino, Mario Di Trani e l’imprenditrice Rosa Amoroso. La Procura di Lagonegro ha notificato, qualche giorno fa, l’avviso di conclusione indagini preliminari relative alle procedure di completamento del progetto di Santa Caterina, quello per la realizzazione di 80 nuove villette da costruire sulla costa della “perla” del Tirreno, a ridosso dell’area già edificata del Pianeta Maratea.

Un progetto che arriva da lontano e precisamente dai primi anni ‘80, al centro di numerose polemiche e contestazioni. Non solo politiche, ma finite più volte nelle aule dei tribunali amministrativi. Diversi i ricorsi contro quello che è stato denunciato più volte come lo «scellerato» piano di cementificazione di 30.000 metri cubi di macchia mediterranea, presentati sia da cittadini privati che da associazioni ambientaliste come Italia Nostra.

Fino a questo momento, però, l’ex amministrazione comunale e le società lottizzanti, Simar e Sviluppo Maratea srl, hanno avuto ragione in tutte le sedi, sia al Tar, che in Consiglio di Stato.

Per la Procura di Lagonegro, però, qualcosa che non torna negli atti con l’amministrazione Di Trani ha dato il via libera al progetto c’è.

In particolare la lente degli inquirenti è finita sulla “delibera di ferragosto”, la numero 34 adottata dal Consiglio, a maggioranza, il 12 agosto 2010. Con cui il progetto veniva dichiarato di interesse pubblico e, soprattutto, con cui veniva approvato il nuovo schema di convenzione con le società lottizzanti.

Una sorta di ricontrattazione tra Comune e privati degli accordi frutto delle precedente convenzione dell’81.

Stando all’accusa, nuovi patti, quelli chiusi e approvati dal Consiglio comunale marateota nell’estate del 2010, con condizioni che avrebbero arrecato un svantaggio patrimoniale all’ente, avvantaggiando, economicamente, le società candidate alla realizzazione delle nuove villette, entrambe amministrate dall’imprenditrice del settore alberghiero, Rosa Amoroso. La convenzione sottoscritta nell’81 prevedeva la realizzazione, da parte dei lottizzanti, opere di urbanizzazione che dovevano successivamente essere trasferiti gratuitamente al Comune e, in sostituzione degli oneri di urbanizzazione secondaria, la costruzione di una sala per congressi della capienza di 250 persone ed un edificio all’aperto della capienza di 500 posti si area comunale.

La gestione di tali strutture sarebbe stata effettuata dalle società per 25 anni e successivamente trasferita al Comune. Accordi, però, che solo in parte sono stati attuati.

Il nuovo schema di convenzione nasceva proprio dalla necessità di regolamentare gli impegni non ancora adempiuti, anche per effetto della volontà dei privati di andare avanti nel progetto, con la realizzazione di 80 nuove villette del complesso turistici che domani l’area di Santa Caterina.

Con la nuova convenzione, l’amministrazione comunale di fatto rinunciava a entrare in possesso delle opere di urbanizzazione primarie e secondarie da parte delle due società, quantificando le compensazioni economiche in una somma ritenuta evidentemente non adeguata.

Inoltre, per compensare il mancato utilizzo delle attrezzature di interesse pubblico concordate quasi 30 anni prima, i nuovi accordi erano questi: le società avrebbero dovuto versare 60.000 euro per la mancata cessione di un anfiteatro con 500 posti a sedere e 70.000 per un campo di calcetto.

Il Comune rinunciava anche alla proprietà dello stradello comunale del Ceriolo. E anche a pretendere la realizzazione della strada alternativa alla Marinella, precedentemente ceduta alle società lottizzanti. Nuove condizione già da subito non avevano convinto l’opposizione, e in particolare il consigliere di minoranza Carmelo Ferrara che in pratica aveva accusato l’amministrazione di aver svenduto alle società lottizzanti.

E che evidentemente non hanno convinto neanche la Procura che ha fatto richiesta di rinvio a giudizio per gli 11 consiglieri che il 12 agosto nel 2010 firmavano la delibera: oltre al sindaco Di Trani, i consiglieri Biagio Schettino, Biagio Belvedere, Gerarda Glosa, Virgilio Lammoglia, Giovanni Limongi Rizzuti, Biagio Schettino, Diego Glosa, Marinella Iob, Rosa Brando e Antonio Magnabosco.

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