3 minuti per la lettura
POTENZA – Dal 2007 avrebbe intascato qualcosa in meno di 20mila euro all’anno senza far nulla. O meglio, falsificando oltre 200 firme di proprietari di terreni agricoli a Filiano e dintorni, per ottenere i contributi europei per la loro conduzione e gasolio a prezzi agevolato. Incluse persone morte tempo prima della stipula dei finti contratti di fitto, e il compianto procuratore capo Nicola Maria Pace. Almeno stando a quanto sostiene la moglie, che ha disconosciuto il suo caro autografo.
E’ indagato per truffa aggravata Salvatore Mecca, 62enne di Filiano residente in contrada Ciccio.
Nelle scorse settimane nei suoi confronti è stato disposto anche il sequestro preventivo di 75mila euro sul conto corrente dove per anni ha ricevuto le generosissime dazioni dell’Arbea. Ma l’inchiesta dei carabinieri della sezione di polizia giudiziaria di Potenza ha coinvolto anche figli, mogli, e la responsabile di un centro di assistenza agricola di Filiano. Per questo al rientro delle vacanze rischiano di finire a processo anche loro.
Tutto è partito dalla denuncia di uno di quei proprietari, che ha ammesso di aver «venduto di fatto» i suoi terreni, ma ha negato di aver mai sottoscritto alcun contratto di fitto. Da quella firma i militari sono risaliti alle altre, e hanno convocato in Tribunale decine di persone, che hanno tutte disconosciuto quegli atti.
Poi sono andati nei centri di assistenza agricola dove erano custodite le pratiche, in particolare in quello di Filiano, dove hanno riscontrato una serie di irregolarità. Talmente tante da pensare ad altro che a delle semplici sviste. Firme mancanti, documenti giustificativi irreperibili, e protocolli violati, come quello che prevede la registrazione sulla piattaforma informatica della vecchia Agenzia per le erogazioni in agricoltura (di recente “rientrata” nel dipartimento Agricoltura della Regione) delle particelle per cui si chiede il contributo e il titolo a monte, ad esempio un contratto di acquisto o di fitto.
Il responsabile avrebbe persino cercato di rimediare sul momento, di fronte ai militari che l’avevano raggiunto in ufficio per acquisire le carte. Ma ovviamente la cosa non è sfuggita.
Insomma più che un centro di assistenza, un centro di compiacenza, secondo gli investigatori, che per questo hanno messo nel mirino anche le operazioni effettuate in quella sede.
Risultato: solo nel 2009 i 10 ettari effettivamente coltivati da Salvatore Mecca sono diventati 135; e così, anche se in scala ridotta, nel 2010, nel 2011 e nel 2012. Fatti salvi i precedenti per effetto della prescrizione. Gonfiando in maniera proporzionale i contributi incassati dall’Unione europea, attraverso Arbea.
E Nicola Maria Pace? L’ex procuratore capo di Matera, Brescia e Trieste, nonché illustre cittadino di Filiano, compare tra i proprietari che avrebbero tra il 2004 e il 2005 avrebbero fittato i loro terreni ai Mecca anche per 15 «annate agrarie» consecutive. Assieme ad avvocati, imprenditori e persone più o meno note del piccolo paese nel bacino alto dell’Ofanto.
Scomparso ormai 3 anni fa, il pm che per primo indagò sui misteri del nucleare in Basilicata, non ha potuto confermare di aver sottoscritto alcun contratto con i due piccoli imprenditori. Ma i carabinieri si sono rivolti alla moglie che non ha avuto difficoltà a smascherare la firma falsa apposta a suo nome, negando l’esistenza di qualsivoglia rapporto economico con loro, e sporgendo subito querela per l’accaduto. Proprio come avrebbe fatto lui.
l.amato@luedi.it
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA