6 minuti per la lettura
POTENZA – Gli assessori che si sono avvicendati dal 2006 al 2013 nella giunta del capoluogo lucano sono 23. Meno 5 che non hanno mai partecipato alle decisioni sul contratto di trasporto pubblico locale restano in 18 i nomi segnalati dalla Guardia di Finanza alla Corte dei conti. Incluso l’ex assessore all’urbanistica Roberto Speranza (Pd), che oggi siede alla Camera dei deputati. Più l’ex sindaco piddino Vito Santarsiero, che oggi siede in Consiglio regionale, e due dirigenti comunali. Per un “buco” da 17milioni nelle casse dell’ente, che ora rischiano di dover coprire mettendo mano ai rispettivi portafogli.
L’INCHIESTA
C’è anche l’ex capogruppo dem a Montecitorio tra gli amministratori individuati dal Nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Potenza che hanno appena depositato alla procura contabile una lunga informativa sul capitolo più oneroso del grande libro degli sperperi del capoluogo lucano. Spese “pazze”, o almeno “fuori controllo”, secondo gli investigatori, che hanno deciso di provare a fare chiarezza sulle responsabilità di una crisi finanziaria, che rischia ancora di produrre effetti disastrosi per le famiglie e le imprese potentine. Specie dopo la dichiarazione di dissesto voluta dal “sindaco-senza-maggioranza” Dario De Luca, eletto a sorpresa l’anno scorso da una coalizione di centrodestra, ereditando un disavanzo di 24milioni di euro che gli è apparso subito impossibile da gestire.
IL CONTRATTO
Gli inquirenti della magistratura contabile sembrano convinti di aver individuato nel trasporto pubblico locale il vero “bubbone” dei bilanci comunali degli ultimi anni. Un contratto di servizio stipulato nel lontano 2006 col Cotrab (Consorzio trasporti aziende basilicata) ma ancora in vigore,e arrivato a costare 12milioni di euro all’anno, contro i 6 milioni scarsi con cui la scorsa settimana è stata aggiudicata la gara bandita dall’amministrazione in carica.
Secondo la Finanza le proroghe del contratto col Cotrab sarebbero state di per sé illegittime perché in violazione del principio della libera concorrenza. Per anni inoltre sarebbero stati del tutto assenti i «controlli sul complessivo servizio offerto». Come la «reale esecuzione delle corse», il «rispetto della puntualità», la «pulizia dei veicoli», gli «obblighi del personale dipendente». Senza considerare la manutenzione dei mezzi: «sia quella straordinaria (che veniva solo anticipata dal Cotrab, ma poi rimborsata, come da contratto, dal Comune “sulla fiducia”, ossia dietro mera presentazione di fattura), che quella ordinaria». Sempre se è mai stata realmente effettuata, visto che il Comune avrebbe sganciato comunque non appena il problema avesse raggiunto una certa entità. Con l’aggiunta di una «peculiare clausola clausola contrattuale che, sostanzialmente, sollevava il Cotrab dall’impegno a produrre ricavi». Perché il Comune avrebbe coperto lo stesso ricavi “virtuali” fino a 400mila euro, oltre a tutti i costi di funzionamento. Per cominciare a incassare la sua parte del ricavato dai biglietti venduti solo in caso avesse effettivamente superato quella soglia, che ovviamente non è mai stata raggiunta.
Perché si sa che a Potenza il trasporto pubblico non ha mai prodotto grandi numeri. Ma la vendita di biglietti ancora di meno.
LE SCALE MOBILI E LA SAT
Le Fiamme gialle hanno individuato un “buco” di quasi 1milione e 200mila euro provocato dall’estensione per oltre 3 anni della sperimentazione del servizio di trasporto “verticale” della città: un sistema di scale mobili «secondo solo a quello di Tokyo». Ha affermato qualcuno dei responsabili sentito nei mesi scorsi in caserma. Come se il bilancio della capitale del Giappone fosse comparabile con quello di una città di 60mila abitanti.
Altri 650mila euro sarebbero stati sperperati per ricompensare una società “in house” del Comune, la Sat srl, a cui è stata affidata «la redazione del piano d’esercizio per il trasporto pubblico urbano integrato» e «l’assistenza tecnica fornita all’assessorato e all’unità di direzione mobilità». Come se non rientrassero nei compiti degli uffici o tra gli oneri a carico del Cotrab.
LE DELIBERE COL FIOCCO
Ma la fetta più grossa della torta, o meglio della “ciambella”, sarebbe stata il trasporto su gomma. Grazie in particolare a un paio di delibere “col fiocco” – per dire “regalo” – che avrebbero aumentato il compenso riconosciuto dal Comune al Cotrab di 65mila euro al mese. Non una volta sotanto, bensì due. E poco dopo la delibera di sottoscrizione del contratto di servizio, nel 2006, e la sua proroga per altri 5 anni, nel 2009. Delle piccole “varianti”, tanto per capirsi, dovute a imprevisti emersi nel giro di poche settimane, che da sole tra il 2011 e il 2014 (gli anni precedenti sono già coperti da prescrizione, ndr) sarebbero costate 6milioni di euro.
Poi c’è la questione del «mancato ed immediato adeguamento delle percorrenze, così come ridefinite nel piano di esercizio del 2010, che prevedeva una riduzione di circa 600mila chilometri annui».
Dal 2011 i mezzi del Cotrab avrebbero dovuto coprire non più di un milione e mezzo di chilometri. Per quell’anno e il successivo, invece, hanno superato i 2milioni e 100mila, scesi a poco meno di 2milioni nel 2013, e schizzati fino a poco meno di 3 milioni nel 2014. Al costo di 2,84 euro per ogni chilometro percorso il conto è presto fatto: 8,7 milioni in più “regalati” dal Comune, sempre senza incassare nemmeno i soldi di un biglietto venduto.
IL RUOLO DELLE GIUNTE
E che facevano le giunte comunali in carica mentre accadeva tutto questo? A leggere le 8 delibere “contestate” approvate tra il 2006 e il 2013, che sono intervenute un po’ su tutto, dai programmi di esercizio alle tariffe, votavano senza porsi troppi problemi. Incluso il giovane leader della minoranza di sinistra del Pd, Roberto Speranza, dimessosi da capogruppo alla Camera in polemica per alcune scelte del premier Matteo Renzi. Tra i primi a benedire il “soccorso rosso” del Pd all’amministrazione De Luca, sulle scelte per salvare Potenza dallo spettro del commissariamento e di tagli drastici a tutti i servizi.
La sua firma compare su una di queste 8 delibere, che risale al periodo tra il 2009 e il 2010 quando era in carica come assessore all’Urbanistica della giunta Santarsiero, prima dell’elezione a segretario regionale del Pd e del “salto” sullo scenario nazionale. Come quelle di altri 17 ex assessori che dal 2006 al 2013 si sono avvicendati: Giuseppe Ginefra, Massimo Maria Molinari, Donato Coviello, Giuseppe Messina, Alessandro Singetta, Francesco Casella, Federico Pace, Roberto Mancino, Gaetano Sabbatella, Fiore Emiddio, Nicola Lovallo, Pietro Campagna, Donato Pace, Antonio Pesarini, Luciano De Rosa, Rocco Lepore e Pietro Bongiovanni.
Dovrebbero “salvarsi” soltanto in 5, che non risultano mai presenti al momento della loro approvazione: Filippo Gesualdi, Anna Fulgione, Giovanni Fiore, Clementina La Sala e Giuseppe Ferraro.
Poi ci sono i due dirigenti responsabili di bilancio e ufficio trasporti: Pompeo Laguardia e Mario Restaino.
PERCHE’?
Al rientro dalle vacanze c’è da aspettarsi che per molti di loro partano gli inviti a dedurre dalla procura della Corte dei conti. Poi potrebbero dover rispondere a seconda delle competenze e della maggiore o minore responsabilità per un presunto danno erariale che sfiora i 17 milioni di euro.
Intanto le carte sono state già inviate anche alla procura ordinaria per valutare eventuali profili di reato. Qualcuno ha fatto gli interessi del Cotrab più di quelli del Comune? E perché?
Non sono domande su cui è lecito voltarsi dall’alra parte.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA