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IL Consiglio regionale ha recentemente approvato due mozioni di segno molto diverso, anzi opposto. Una presentata dal consigliere Polese propone il rispetto dei diritti delle persone di ogni orientamento sessuale. L’altra esalta la famiglia naturale e parla di una teoria del “gender” che potrebbe essere causa della distruzione di quella che è la cellula prima della società: il rapporto tra l’uomo e la donna, e quello con i loro figli.

Mi sono chiesta se qualcuno abbia votato entrambe, visto che per approvare qualsiasi cosa ci vuole una maggioranza, o se qualcuno, per non avere noie, sia uscito al momento giusto dall’aula.

Sembra quasi che si tratti di argomenti che non sono presi troppo sul serio. Invece l’argomento è serio ed anche complesso. Intanto sembra che questo concetto del “gender” venga usato molto spesso a sproposito.

Genere (in italiano) è una parola che nasce con il femminismo degli anni Settanta e venne usata per superare gli stereotipi che inchiodavano i due sessi in ruoli distinti e obbligati.

Per farla breve fu l’impegno a chiarire che l’essere donna, o essere uomo, contiene in sé una differenza, ma che questa era stata storicamente usata per formare gerarchie di valori e per definire la realtà a misura del maschio. C’era bisogno, invece, di un mondo, di una società, a misura di entrambi i generi, differenti ma pari. La stessa famosissima frase di Simone De Beauvoir, “donne si diventa”, alludeva ad una personalità costruita ed artefatta in una società a primazia maschile.

Solo in qualche settore del pensiero anglosassone l’idea del gender ha assunto una forma estrema, di messa tra parentesi del corpo come se questo non esistesse.

Non è questo il caso, però, di chi parla dei diritti e del rispetto per ogni persona. Famiglia è accogliere ogni ragazzo o ragazza con la stessa apertura e disponibilità, qualunque sia la loro scelta sessuale.

La differenza sessuale, il fatto cioè che l’umanità è fatta di uomini e di donne, è stata valorizzata dalla libertà delle donne, ma non può essere usata come una clava a favore di un’astratta norma e contro le persone. Non si deve impedire, cioè, che a scuola si insegni alle bambine ed ai bambini la libertà e il rispetto di ogni persona qualunque siano le su scelte in relazione al proprio orientamento sessuale. Ci sono ancora ragazzi che preferiscono togliersi la vita perché esposti all’ingiuria dei coetanei, ci sono ragazze ancora non libere di scegliere il proprio destino.

Non ci serve l’ideologia per parlare di questi argomenti, ci serve attenzione, rispetto e dialogo. I consiglieri regionali, nonostante il grave deficit democratico rappresentato dalla mancanza di donne al loro interno, come ha fatto notare Cristiana Coviello, comunque ci rappresentano. Due mozioni, così intrinsecamente opposte entrambe approvate, danno alle cittadine ed ai cittadini di questa regione un esempio di approssimazione e di leggerezza che non avremmo voluto vedere.

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