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MATERA – Fare l’insegnante è già un impegno niente male. Far crescere bambini intelligenti, capaci, in grado di diventare giovani e adulti responsabili, non è una passeggiata di salute.
Non lo è nemmeno fare l’assessore al Comune di Matera nell’amministrazione che condurrà la città al suo traguardo più importante, quello di capitale europea della cultura nel 2019.
Marilena Antonicelli ne è convinta ma non si spaventa, anzi questo aspetto la motiva, le dà la stura per impegnarsi su tutti i fronti.
Le deleghe che le sono state assegnate, infatti, vanno dalle politiche sociali alle pari opportunità, dall’inclusione sociale all’integrazione e alle politiche per i diversamente abili.
Gli anni trascorsi nello Snals, il sindacato della scuola, devono averla forgiata e preparata al confronto e al dibattito. Fatto sta che, lei per prima, ammette ad esempio di doversi ancora abituare all’impatto mediatico, alle interviste.
Le politiche sociali sono una bella gatta da pelare, assessore. «E’ vero, ma questo è un motivo in più per impegnarmi. Quando mi è stato proposto questo ruolo e questa deleghe, mi sono sentita un po’ disorientata, ma siccome sono una persona determinata che ama lavorare per il bene degli altri e non solo come frase fatta, mi butto a capofitto in ciò a cui credo. L’impegno è difficile, ma potrò dare così il mio contributo».
Integrazione, anziani, infanzia, sono settori che richiedono un bell’impegno.
«Le politiche sociali sono sempre viste come l’attenzione concentrata verso i più deboli, ma credo si debba allargare un po’ l’azione, puntare sul benessere di tutti i cittadini. Credo che il welfare sia una bella scommessa».
Non teme che, come qualcuno ha segnalato, possano esserci sovrapposizione di competenze? Penso, ad esempio, alla delega per la tutela dei diritti umani affidata all’assessore Amenta.
«Stiamo già affrontando questi aspetti per quanto riguarda i temi legati all’infanzia. Massimiliano Amenta è un ragazzo molto giovane che si avvicina ora al mondo del lavoro. Il suo è un apporto importante, porta temi come quelli giovanili che sviluppano collaborazioni e intese. Non vedo nessun aspetto negativo, Amenta ha tanta voglia di fare come me, possiamo crescere insieme».
Passiamo a temi più venali. I servizi alla persona, le deleghe di cui si occuperà, richiedono coperture finanziarie mentre i trasferimenti sono sempre più risicati. Come siamo messi sotto il profilo finanziario?
«C’è bisogno di trovare un nuovo percorso che inserisca più interlocutori. I finanziamenti regionali sono stati ridotti e per questo il sistema del welfare debba muoversi in un percorso sinergico che passa attraverso l’associazionismo, il volontariato, la cooperazione sociale. Sono queste le forze che insieme all’amministrazione devono condividere determinate scelte. Da sola l’amministrazione pubblica non può farcela. Dobbiamo considerare anche tutto ciò che c’è intorno. La vera scommessa sta tutta qui».
Ci sono aspetti che secondo lei, richiedono interventi più urgenti rispetto ad altri?
«Ho ricevuto molte associazioni e molte famiglie e credo si debba intervenire per il potenziamento dei centri diurni per disabili e anziani. Bisogna attivare servizi che siano finalizzati al loro benessere. Mancano ad esempio alcune strutture residenziali. Molte famiglie mi hanno chiesto di intervenire per trovare soluzioni per disabili gravi che non hanno il supporto familiare. La soluzione non è solo il Brancaccio. Ci sono strutture come il centro Rocco Mazzarone che è poco sviluppata pur essendo molto grande, così come altri spazi che possono rappresentare un sollievo per la persona. Il servizio a domicilio dei farmaci o della spesa possono contribuire. Nè possiamo evitare di eliminare le barriere architettoniche. Qualche giorno fa ho partecipato a un incontro al Parco dei 4 Evangelisti (l’associazione Genitori h24 ha installato un’altalena per disabili, ndr.) e mi sono resa conto che non ci sono bagni per disabili. Vogliamo diventare capitale europea della cultura e non forniamo i servizi minimi a chi ha bisogno di servizi particolari. Il prossimo 3 agosto un gruppo di disabili verrà in città. Fra loro c’è un 15enne di Siracusa che raggiungerà, a tappe, l’Expo di Milano per dimostrare che lo sport è uguale per tutti. A Matera farà una piccola gara amatoriale, ma aveva trovato difficoltà negli alberghi cittadini per essere ospitato. Per fortuna Nunzio Olivieri ha messo a disposizione il suo albergo. Inoltre credo sia importante prevedere l’assistenza agli anziani e più in generale la creazione di luoghi nei quali potersi incontrare per sviluppare la condivisione».
Il tema dell’integrazione in questo momento in Italia è molto sentito. Gli sbarchi continui stanno provocando reazioni molto forti in un senso o nell’altro. La Basilicata e Matera non sono esenti, in città da tempo ci sono molte realtà tra cui Tolbà che affrontano questo aspetto. Come si rapporterà il Comune con questo fenomeno?
«Il dato di fatto è che da noi arrivano persone che non hanno nulla e il Comune deve farsi carico della loro assistenza, non solo di tipo passivo. Pensiamo, oltre allo sportello per l’ascolto, a forme di integrazione lavorative, così come per i disabili.
Tutti devono sentirsi parte attiva della nostra città».
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